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SPECIALE ACQUA
ACQUA > SPECIALE ACQUA > LA POLITICA DELL'ACQUA >IL PARTNERNARIATO EURO-MEDITERRANEO
Indice dei contenuti
L'acqua da Johannesburg a Kyoto
La desertificazione
I numeri dell'acqua
Gli accordi per l'acqua
Acqua per la pace
A scuola di acqua
I links dell'acqua
La politica dell'acqua
 
Il quadro italiano
Decreto Acque-bis
L'acqua alla radice della guerra
Il fiume Arancione
Per la tutela acque
Elenco norme
La gestione dei servizi idrici
Il parternariato euro-mediterraneo
Le notizie dell'acqua
La scienza per l'acqua
Hanno detto dell'acqua
La cultura dell'acqua
Le dighe e l'acqua
  


La politica dell'acqua

Il Partenariato euro-mediterraneo



Con la Dichiarazione di Barcellona del 1995 si apre una nuova era nei rapporti tra l'Unione Europea e i Paesi mediterranei, grazie alla creazione di uno strumento di collaborazione operativa finanziato dal bilancio dell'Unione, il programma MEDA. Si tratta di un vasto e articolato piano di interventi bilaterali e regionali, indirizzato ad alcuni settori prioritari, tra cui le risorse idriche. Alle risorse comunitarie si aggiungono i prestiti della Banca Europea per gli Investimenti, che a loro volta permettono la graduale mobilitazione di investimenti privati.

La Conferenza di Marsiglia del 1996 stabilisce una serie di principi politici per la collaborazione nella gestione locale dell'acqua e lancia il primo intervento del Partenariato Euro-Mediterraneo: un Sistema di scambio di informazioni e di conoscenze sulla gestione delle risorse idriche (SEMIDE), basato sulla creazione e il collegamento di una rete di punti focali nazionali. Sono questi l'elemento di contatto tra i soggetti e le istituzioni nazionali e i soggetti e le istituzioni dei 27 Partners che sono in grado di rispondere alla necessità del miglioramento del know-how tecnologico e scientifico, passo indispensabile per il miglioramento della gestione dell'acqua.
A questa prima realizzazione, a cui l'Italia ha contribuito in modo significativo, tanto da ottenere la presidenza del Comitato direttivo, ha fatto seguito una più ampia iniziativa con la organizzazione di una Conferenza Ministeriale Euro-mediterranea, a Torino nell'ottobre 1999, che ha avuto l'obiettivo di lanciare un coerente programma di collaborazione in questo settore vitale.
Il significato della Conferenza di Torino è stato quello di definire gli indirizzi strategici per la realizzazione, nel fondamentale settore delle risorse idriche, di un Piano d'Azione mirato alle esigenze prioritarie dei Paesi mediterranei, in primo luogo il miglioramento della gestione e della disponibilità sostenibile dell'acqua al fine di permettere un equilibrato sviluppo sociale ed economico nella regione.

La distribuzione idrica in Africa del nord

La Cooperazione italiana
La cooperazione italiana è presente nel settore delle risorse idriche con investimenti che, solo come bilaterale, hanno superato i 1.500 milioni di dollari nel decennio 1986-1996. Investimenti che sono ripartiti principalmente nei sub-settori degli Acquedotti e Fognature (85%) e delle Risorse idriche per l'Agricoltura (15%).
Da tale impegno, significativamente consistente sia dal punto di vista degli importi sia della varietà di tipologie d'intervento e di copertura geografica, scaturisce un'esperienza che ha consentito alla cooperazione italiana di definire precise strategie settoriali (ciclo integrato dell'acqua, gestione sostenibile e tariffa) e priorità geografiche (Bacino del Mediterraneo e la Regione Medio Orientale interessata al processo di pace arabo-israeliano).
I progetti finanziati dalla cooperazione italiana nel settore delle risorse ed infrastrutture idriche interessano tutto il ciclo integrato dell'acqua, con una prevalenza delle infrastrutture sulla gestione.
La realizzazione dei progetti è stata affidata prevalentemente ad imprese e fornitori italiani (GICO in Algeria; Ansaldo, Condotte, Fochi, Nuovo Pignone, Tirrena Scavi, Tubi Ghisa in Egitto; b&b Ingg., EMIT in Libano; Carlo Lotti e A. in Marocco; Gres Sala in Palestina); in qualche caso invece l'affidamento è stato dato ad ONG (CISS in Palestina) o ad Agenzie ONU che ne hanno subappaltato localmente i lavori (PNUD e UNRWA in Palestina).

 
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