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ACQUA > SPECIALE ACQUA > LE DIGHE E L'ACQUA

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Le dighe e l'acqua

IL PROBLEMA DELLE GRANDI DIGHE

I primi interventi dell’uomo destinati al controllo del corso dei fiumi risalgono ad epoche molto remote, infatti si utilizzavano tali azioni per portare l’acqua dove occorreva maggiormente e per accumularla al fine di renderla poi accessibile nei periodi di siccità. Da allora ad oggi gli interventi sono aumentati in numero, quantità e qualità creando così una situazione di allarme mondiale destinata ad assumere sempre maggior rilevanza, se non si interviene immediatamente.
Il 2003 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite “L’anno dell’acqua” questo a dimostrazione della grande importanza dei corsi d’acqua per lo sviluppo delle attività umane.
Green Cross parteciperà allo svolgimento del Terzo Summit Mondiale sull’acqua che si terrà a Kyoto dal 16 al 23 marzo 2003 e nel quale, tra gli altri, il problema delle grandi dighe sarà oggetto di discussione (Kyoto, 20-21 Marzo, Dams and Sustainable Development).

Cantiere di una diga nel secolo scorso
Cantiere di una diga nel secolo scorso

Ad oggi ciò che rende la questione delle dighe di grande rilevanza sono: le dimensioni degli interventi e le loro possibili conseguenze.
Riteniamo sia necessario dedicare al problema delle dighe uno spazio nello speciale sull’acqua proprio in previsione dei prossimi possibili interventi in argomento.

COMMISSIONE MONDIALE SULLE DIGHE

Di grande importanza sono i lavori svolti dalla World Commission on Dams, l’idea di una Commissione indipendente è nata dalle esigenze delle comunità locali danneggiate dalle grandi dighe ed è stata esposta nella dichiarazione a conclusione del loro primo incontro mondiale del marzo 1997 a Curitiba in Brasile, che vide la presenza di gruppi di ben venti Paesi.
La richiesta controbatteva ai risultati contraddittori e parziali della revisione di molti progetti finanziati dalla Banca mondiale negli anni passati che era stata effettuata dall’unità interna di valutazione della stessa Banca nel 1996.
Di fronte alle pressioni crescenti dell’opinione pubblica e al disastro provocato da molte grandi dighe che non avevano portato i benefici promessi, è stato organizzato un incontro informale in Svizzera tra Ong, governi ed imprese del settore per capire cosa fare. Durante tale incontro si raggiunse l’accordo che portò all’insediamento della Commissione mondiale sulle dighe nel 1998, composta da dieci commissari e un presidente.

La Commissione, come si legge nel rapporto finale presentato a Londra il 16 novembre 2000 “Dams and Development. A New Framework for Decision-Making” (PDF 6 Mb), ritiene di aver delineato un quadro generale di riferimento per le decisioni future su questo tipo di progetti infrastrutturali, che hanno giocato e continuano ad avere un ruolo chiave nel processo di sviluppo di molti Paesi poveri ed emergenti. Non è un caso che l’interesse per le grandi dighe da parte dei finanziatori internazionali a livello bilaterale e multilaterale è sempre molto vivo, nonostante la crisi complessiva che il settore delle dighe ha iniziato a vivere anche in conseguenza delle proteste popolari contro di esse negli anni Novanta, a causa dei devastanti effetti sociali e ambientali che comportano.

La Commissione ha rappresentato un’esperienza unica di democrazia in quanto ha visto la partecipazione di rappresentanti di governi, imprese, organizzazioni non governative e movimenti di base che si oppongono alle dighe, tutti attori che hanno giocato un ruolo chiave nella storia controversa delle grandi dighe negli ultimi decenni.

Secondo il rapporto della Commissione le dighe di oltre trenta metri di altezza:

  • Nel 1950 erano 5.268;
  • Vent'anni dopo, nel 1971 esse erano divenute 12.707;
  • Nel 1988 ammontavano a 18.200;
  • Nel 1997 se ne aggiungevano altre 774 in costruzione;
  • Possiamo quindi concludere che questi grandi manufatti siano oggi oltre 19.000, un numero enorme;
    Ad essi si aggiungono molti e molti sbarramenti meno alti: quelli di oltre 15 metri assommano all'impressionante totale di 45.000.

Una grande diga d'alta quota
Una grande diga d'alta quota

Oggi nel mondo ci sono più di 800mila dighe di tutte le dimensioni.
Complessivamente le dighe esistenti immagazzinano una quantità di acqua di circa 6.000 chilometri cubici, pari al 15% della riserva idrica rinnovabile della Terra.
Quasi la metà dei maggiori fiumi del Pianeta è stata in qualche modo alterata dalla costruzione di questi sbarramenti artificiali, 45 mila dei quali superano in altezza i 15 metri o hanno creato bacini con un volume superiore ai 3 milioni di metri cubici.
Ben 24 nazioni del Pianeta si affidano alle dighe per generare il 90% del loro fabbisogno di elettricità. Le dighe producono il 19% dell'energia di cui disponiamo e, dato che circa la metà di esse sono state costruite per l'irrigazione, il 16% della produzione alimentare globale dipende da queste costruzioni fluviali che rappresentano anche una barriera di difesa contro le alluvioni.

Tre principi
Tre sono i principi innovativi che il rapporto della WCD sancisce nelle sue raccomandazioni rivolte ai finanziatori, alle imprese e ai movimenti indipendenti.

  • Innanzitutto, gli aspetti economici e finanziari devono avere in futuro pari importanza di quelli sociali ed ambientali nella pianificazione e la valutazione delle grandi dighe.
  • Secondo viene riconosciuto il principio del cosiddetto “free, prior inform consent”, che rappresenta una sorta di potere di veto sulla realizzazione dei progetti che le popolazioni indigene locali potenzialmente colpite dai progetti possono esercitare nel processo decisionale.
  • Terzo, il rapporto sancisce il principio a ricevere risarcimenti per tutti coloro che avevano avuto in promessa compensazioni e nuovi insediamenti poi mai concessi una volta realizzata la diga.


a cura di Valerio Angelelli



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