2.
Analisi degli aspetti agronomici e forestali
2.4 Potenziali effetti di assorbimento di
CO2
La capacità di un ecosistema forestale
di assorbire CO2 dall'atmosfera
dipende dalle sue caratteristiche e particolarmente
dall'entità della biomassa unitaria
e, quindi, anche dal tipo di trattamento/governo
a cui esso è soggetto. Le utilizzazioni
forestali sottraggono all'ecosistema bosco
biomasse legnose, che possono rilasciare il
carbonio in esse contenuto in tempi medio
brevi (es. biomassa combustibile), ovvero
accumularlo in tempi medio-lunghi (es. manufatti
in legno). A questo riguardo, occorre valutare
anche la destinazione d'uso dei prodotti.
L'effetto di assorbimento e di fissazione
della CO2 atmosferica può
essere incrementato tramite un ampliamento
della superficie forestale permanente, oppure
mediante la costituzione di piantagioni di
arboricoltura da legno che possono avere carattere
temporaneo, o ancora tramite la evoluzione
spontanea della vegetazione in ex-coltivi
e pascoli abbandonati.
Un ecosistema forestale, comprensivo di vegetazione
(arborea e sottobosco) lettiera e suolo, contiene
un quantitativo di carbonio variabile. La
produzione primaria netta (PPN) di un ecosistema
fornisce la quantità di carbonio, al
netto della respirazione, da esso sottratta
annualmente all'ambiente e fissata sotto forma
di biomassa, misurata in ton/ha di sostanza
secca.
La relazione tra sostanza secca e contenuto
di carbonio è variabile, ma in genere
si usa assumere che:
1 g s.s. = 0,5
g C = 1,83 g CO2 atmosferica fissata
 |
Racccolta della biomassa lignocellulosica
|
 |
A
livello di singola pianta, il saldo netto
del bilancio del carbonio, che risulta dalla
differenza tra la fotosintesi lorda (assunzione
totale di CO2) e le emissioni per
respirazione, è influenzato dal rapporto
tra parte autotrofica (tessuti fotosinteticamente
attivi) ed eterotrofica (tessuti non fotosintetici).
Nelle piante forestali tale rapporto dipende
da caratteristiche strutturali e morfologiche
intrinseche ad ogni specie e nelle piantagioni
forestali è influenzato anche dalla
densità di impianto e dalla forma di
allevamento, con particolare riferimento al
rapporto tra massa fogliare e organi legnosi
epigei ed ipogei. Altri fattori che agiscono
sul rendimento fotosintetico, oltre la luce
e la superficie fogliare, sono la disponibilità
idrica e i nutrienti (soprattutto l'azoto).
In suoli poco dotati di elementi nutritivi,
le piante presentano un apparato radicale
relativamente più sviluppato e di conseguenza
una maggiore porzione della biomassa totale
viene allocata alle radici rispetto alla parte
epigea. In altri casi, possono essere le caratteristiche
fisiche del terreno, piuttosto che quelle
chimiche, a limitare l'accrescimento delle
piante, come ad esempio può avvenire
nei terreni argillosi compatti, frequenti
anche in alcune aree della regione mesopotamica.
A livello orientativo, tenuto conto dei dati
di accrescimento medio annuo della relativa
massa allo stato secco, e tenuto conto dei
dati disponibili, si può affermare,
con una certa approssimazione, che il quantitativo
di CO2 fissato ogni anno per ettaro
da una piantagione di pini equivale a 0,915
t.
Il dato complessivo relativo all'intera zona
sottoposta a forestazione potrà essere
determinato una volta acquisite le informazioni
sull'effettivo trattamento/governo a cui è
soggetto l'ecosistema forestale.
|