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SPECIALE ACQUA
ACQUA > SPECIALE ACQUA > A SCUOLA DI ACQUA > LE INFRASTRUTTURE DELL'ACQUA

Indice dei contenuti
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A scuola di acqua

Le infratrutture dell'acqua

La grande differenza di situazioni climatiche, idrologiche e insediative nel territorio nazionale ha determinato lo sviluppo di sistemi idrici altrettanto diversificati.

L'Italia possiede una rete di distribuzione estremamente frammentata (circa 13.000 acquedotti indipendenti, ciascuno dei quali distribuisce, in media, 600.000 m3 l'anno). Si è avviato, negli ultimi anni, un processo evolutivo che presenta elementi significativi quali: la progressiva diffusione di sistemi di automazione e controllo, l'introduzione, potenziamento e ottimizzazione dei sistemi di controllo della qualità, una progressiva transizione verso schemi che integrano l'uso di fonti superficiali e sotterranee.

Oltre ai grandi schemi idrici del Sud, le infrastrutture idriche comprendono: reti acquedottistiche civili (dedicate in massima parte all'utenza domestica), reti fognarie pubbliche (nei 2/3 ricevono anche le acque piovane), acquedotti e sistemi di depurazione industriali, reti di irrigazione e bonifica (dedicate principalmente agli usi agricoli).

Occorre sottolineare che nel Mezzogiorno, la disponibilità idrica individuale è quasi quadruplicata dal 1950 ad oggi (da 80 a 280 litri per abitante), anche grazie ad una rete acquedottistica caratterizzata da grandi schemi di trasferimento, il più significativo dei quali è l'Acquedotto Pugliese, il più grande d'Europa e il secondo al mondo. Nelle Isole, Sicilia e Sardegna, le risorse utilizzate per uso irriguo o acquedottistico provengono quasi per intero dalle opere di invaso artificiale. Queste infatti rappresentano una strada obbligata soprattutto per la Sardegna, data la bassa permeabilità del terreno e quindi la limitata disponibilità di acque sotterranee: il territorio sardo, infatti, comprende numerose dighe e importanti opere di trasferimento destinate all'approvvigionamento idropotabile e all'irrigazione.

In Sardegna, Sicilia, Calabria e Basilicata si concentra circa il 40% della capacità di invaso artificiale italiana. Nel Mezzogiorno sono presenti 60 serbatoi, 1.800 schemi di derivazione, 30.000 km di condotte.
Infrastrutture idriche di grandi dimensioni sono dedicate agli usi idroelettrici: i 3/4 dei 2.000 impianti idroelettrici si trovano al Nord.

Un acquedotto

Il contenimento delle perdite
La rete di distribuzione presenta perdite in media del 27% con picchi superiori al 40%. I dati mostrano significative differenze per area geografica: nel Mezzogiorno si registra una dispersione media del 30,4% contro il 25,4% del Centro-Nord del Paese. Con l'ausilio di moderne tecniche di rilevamento si sta intervenendo per eseguire mappature computerizzate delle reti e localizzare le perdite al fine di ripristinare il corretto funzionamento delle condotte. L'obiettivo è quello di portarsi ad un livello minimo fisiologico pari al 10-15% del volume immesso in rete.

Reti irrigue
Il 75% del fabbisogno irriguo viene gestito dai Consorzi di Bonifica che distribuiscono la risorsa idrica con una rete di canalizzazioni che attraversa l'intero territorio pianeggiante del Paese. Non considerando le reti irrigue alimentate da opere di derivazione poste a valle di impianti idroelettrici, il settore irriguo controlla tutti i serbatoi di varie dimensioni.

Fognatura e depurazione

Circa l'80% del carico inquinante di origine urbana viene raccolto nel sistema fognario: il 62% viene avviato agli impianti di depurazione, il 18% viene rilasciato nei corpi idrici senza alcun trattamento.
La rete fognaria è per 2/3 di tipo misto e solo il restante 1/3 di tipo separato, per una lunghezza complessiva di 310.000 km.
Notevole il numero di reti fognarie (circa 13.000) e di impianti di trattamento (11.000).

Dissalazione e riuso delle acque reflue

Il ricorso alle fonti non convenzionali si propone laddove le disponibilità di risorse idriche siano localmente inadeguate per quantità e/o qualità.
La dissalazione è stata utilizzata in Italia nei casi in cui risultava economicamente più vantaggiosa rispetto all'approvvigionamento di tipo tradizionale. Gli impianti realizzati, in alcune aree del Sud e nelle piccole isole, sono una decina per una potenzialità di circa 160.000 m3/giorno.
L'utilizzo di acque reflue richiede trattamenti più spinti rispetto a quelli normalmente attuati negli impianti di depurazione e costituisce una risorsa rilevante da utilizzare per l'irrigazione. È necessario tuttavia regolamentarne l'uso attraverso norme tecniche, previste dalla Legge Galli e dal D.L.gs 152/99, che recepisce la Direttiva CEE n. 271/91.

 

 
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