I rischi e il Piano d'emergenza
Contrariamente
all'opinione più diffusa il rischio
nucleare in Italia non è scomparso
con la chiusura delle centrali nucleari
sul territorio nazionale.
L'incidente di Chernobyl ha infatti
messo in evidenza come, in condizioni di
diffusione atmosferica sfavorevole, incidenti
ad impianti nucleari lontani dal territorio
nazionale possano determinare contaminazioni
radioattive di acqua, aria e suolo anche
a lunghe distanze.
Le prefetture competenti hanno elaborato
appositi piani locali di emergenza, riguardo
la possibilità che si verifichi un
incidente in un impianto nucleare posto
in territorio estero, specialmente se l'impianto
è ubicato a meno di 200 km dal confine
nazionale.
Fonte protezione
civile italiana
Nella
cartina sono evidenziate tutte le centrali
al confine italiano che possono fonti di
un possibile inquinamento nucleare per l'Italia.
Sono ben 13 le centrali nucleari a distanza
minore di 200 km dal confine italiano
(6 in Francia, 4 in Svizzera, 2 in Germania
ed 1 in Slovenia).

Fonte protezione
civile italiana
Un incidente ad una delle centrali
menzionate rappresenta lo scenario di riferimento
del "Piano nazionale delle misure protettive
contro le emergenze radiologiche",
elaborato nel 1996 e attualmente in fase
di revisione, nel quale sono riportate le
azioni che le Autorità statali e
locali devono intraprendere al fine di limitare
gli effetti della diffusione di una eventuale
nube radioattiva proveniente dall'estero
L'Italia si è dotata a partire dagli
anni '80 di una rete nazionale automatica
di allarme (la rete REMRAD) e di una rete
nazionale complementare (la rete GAMMA),
entrambe gestite dall'Agenzia per la Protezione
dell'Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT)
, affiancate dalla rete del Corpo Nazionale
dei Vigili del Fuoco.