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Energie
di Pace > CherNObyl > Il nucleare in
Italia |
Speciale
"Energie
di Pace"
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CHERNOBYL |
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Il nucleare in Italia
Con il referendum abrogativo
dell'8 novembre 1987 fu sancito l'abbandono
da parte dell' Italia del ricorso al nucleare
come forma di approvvigionamento energetico
ed infatti di lì a poco le quattro
centrali nucleari in Italia furono chiuse.
Il 65,1% degli italiani hanno votato e questi
sono i risultati:
-
gli
italiani hanno detto NO (80,6 % ) alla
costruzione di centrali nucleari in
Italia
-
gli
italiani hanno detto NO (71,9 %) alla
partecipazione dell' Enel (Ente Nazionale
Energia Elettrica) a impianti nucleari
all'estero
-
gli
italiani hanno detto NO (79,7%) ai contributi
per incentivare le centrali nucleari
Purtroppo gli incidenti nucleari che si
sono succeduti negli ultimi tempi (anche
in paesi avanzati come gli Stati Uniti o
il Giappone) dimostrano che è necessaria
oggi più che mai una politica internazionale
per l'uscita definitiva dal nucleare.
L'Italia ha pronunciato un "no"
storico al nucleare ma a distanza di quasi
20 anni dal referendum sul nucleare resta
ancora da effettuare il totale smantellamento,
la rimozione e la decontaminazione (operazioni
definite di "decommissioning")
di strutture e componenti degli impianti
nucleari in Italia.
" Sia delle centrali nucleari ex-Enel:
Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza),
Latina, Garigliano (Caserta).
" Sia degli impianti del ciclo del
combustibile ex-Enea: EUREX di Saluggia
(Vercelli), FN-Fabbricazioni Nucleari di
Bosco Marengo (Alessandria), OPEC in Casaccia
(Roma), Plutonio in Casaccia (Roma), ITREC
in Trisaia - Rotondella (Matera).
Diversi sono i motivi per cui il problema
della sistemazione definitiva di tutto il
materiale radioattivo e degli alti costi
relativi al loro smaltimento è ancora
da risolvere.
Il nostro territorio è cosparso di
siti di raccolta e di stoccaggio di scorie
e veleni pericolosi, che costituiscono un
potenziale di inquinamento che non è
più possibile sottovalutare.
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In base ai dati ufficiali i rifiuti radioattivi
in Italia sono :
- circa 50.000 metri cubi di rifiuti radioattivi
di prima e seconda categoria
- circa 8.000 metri cubi di rifiuti radioattivi
di terza categoria
- 62 tonnellate di combustibile irraggiato,
cioè combustibile sottoposto alle
radiazioni e non ancora riprocessato, che
si trovano ancora oggi in Francia (Creys-Maleville)
- diversi "cask" (imballaggi)
di combustibile riprocessato che attualmente
sono in
Gran Bretagna (Sellafield)
- ospedali, acciaierie, impianti petrolchimici
e così via producono circa 500 mila
tonnellate di rifiuti radioattivi ogni anno.
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