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Le
notizie dell'acqua
La bolletta dell'acqua
L' odierno benessere è di solito celebrato da cori di approvazione
per l'impresa privata e il libero mercato. Le lodi si trasformano, poi, in stridule
insistenze sul fatto che la privatizzazione di beni e servizi dovrebbe, ovunque,
liberare i cittadini dalle futili inefficienze del governo. Stupisce poco, perciò,
che il settore dell'acqua, i cui acquirenti in tutto il mondo sono molto spesso
serviti da una qualche forma di servizio pubblico, stiano ora destando la vivissima
attenzione dei nuovi alti prelati dell'ortodossia economica, che sostengono che
una più ampia privatizzazione del settore dell'acqua porterebbe un miglioramento
dei servizi e un abbassamento dei costi.
L'America, che usufruisce di
uno dei migliori servizi idrici al mondo, da tempo ha scelto la gestione e la
proprietà comunale di tali servizi. Circa il 90 per cento delle strutture
che trattano e distribuiscono l'acqua corrente è di proprietà pubblica
(come il 99 per cento delle aziende di trattamento dei liquami).
Gli
americani, però, sono persone pratiche: se, ampliando il ruolo del settore
privato nelle aziende di servizi idrici, le comunità possono davvero ottenere
servizi migliori a costi inferiori, la cosa dovrebbe far gola a molti. Due grandi
multinazionali francesi, Vivendi e Suez Lyonnaise des Eaux, si stanno preparando
(in Francia, la gestione privatizzata dell'acqua risale alle concessioni dell'imperatore
Napoleone III). Un'altra neo-concorrente è la britannica Thames Water,
che fu lanciata dal governo Thatcher.
Questi giganti europei hanno già
acquisito e assorbito molte delle loro potenziali rivali americane: la United
Water è stata acquistata dalla Lyonnaise; la US Filter ora fa parte della
Vivendi (sebbene messa in ombra dalle sue nuove sorellastre, Seagrams e Universal
Studios); la società che serve Elizabethtown, nel New Jersey, è
ora di proprietà della Thames Water. Le poche aziende americane rimaste
stanno lottando per restare in gioco, nella speranza di applicare lezioni e tecniche
imparate negli anni in qualità di investitori e proprietari di aziende
più piccole o in settori correlati, come la costruzione e la gestione di
centrali elettriche.
Che siano a gestione pubblica o privata, le aziende
di servizi idrici affrontano ovunque sfide scoraggianti. Città in rapida
espansione, come Las Vegas, stanno lottando per servire migliaia di nuove case
ogni anno: i costi sono elevatissimi, sempre ammesso che si riesca a trovare la
quantità di acqua necessaria. In tutta la nazione, le comunità di
più lunga data hanno rinviato o trascurato la manutenzione di tubature
e impianti che risalgono ai giorni felici della costruzione della rete, tra i
60 e i 100 anni fa. È necessario sostenere costi sconcertanti (che su scala
nazionale raggiungono l'ordine delle centinaia di miliardi di dollari) per rinnovare
e sostituire condutture idriche e valvole ostruite dai depositi e indebolite dall'elettrolisi,
dalla corrosione, dalle vibrazioni dovute al traffico, dall'avvicendarsi di gelo
e disgelo. Ci sono poi i nuovi mandati normativi, validi dal punto di vista ambientale
ma enormemente dispendiosi, per la costruzione di nuovi impianti di trattamento,
al costo di altre centinaia di miliardi di dollari.
Noi la paghiamo, ma chi la decide? |
Cresce
la domanda di servizi idrici più efficienti e cresce, per esempio in Canada
e in America, la voglia di privatizzare. Ma i risultati delle gestioni private
sono ormai reclamizzati da esperti di pubbliche relazioni; non hanno visibilità
né gli addetti ai lavori né le dovute analisi imparziali sugli effettivi
traguardi raggiunti. Contemporaneamente, crescono gli esempi di gestioni vincenti
da parti di aziende municipali | |
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Il problema, naturalmente, è che tutti si aspettano di ricevere un servizio
idrico migliore, ma senza pagare un prezzo alto per averlo. Il punto di partenza
del dibattito politico sembra essere che l'acqua è un dono gratuito della
natura; la pronta risposta è che la natura ha lasciato a qualcun altro
tutti i compiti indispensabili per portare abbondante acqua potabile fino ai nostri
rubinetti, come scavare i pozzi, costruire le dighe sul fiume, posare le tubature,
alimentare le pompe e aggiungere sostanze chimiche... ma questi argomenti non
ricevono molto ascolto. Il dialogo sembra particolarmente difficile quando la
trionfante retorica del capitalismo di mercato ridimensiona, a livello universale,
la competenza e l'efficienza delle attività del governo.
Gli
esperti del libero mercato sostengono che i prezzi dell'acqua devono essere e
saranno politicamente sostenibili. Le aziende private di servizi idrici sono ansiose
di gettarsi nella mischia, accettano progetti e sono certe che sia possibile trovare
il denaro che ripagherà i loro sforzi. Ma quando il settore privato avrà
rilevato l'azienda locale di servizi idrici, il cliente riceverà davvero
servizi migliori a prezzi inferiori? Dopotutto i clienti di tali aziende non saranno
mai gli acquirenti previsti dal modello classico di mercato, con l'opportunità
di acquistare i beni desiderati da una moltitudine illimitata di potenziali fornitori;
sotto il manto stradale ci sarà sempre una sola rete idrica.
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Abitazioni
sull'acqua inquinata nelle Filippine |
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L'esperienza,
a livello mondiale, fornisce aneddoti interessanti più che un'analisi approfondita
per giudicare i benefici apportati dalle soluzioni privatizzate. Dall'America
Latina, ad esempio, la Lyonnaise sta raccogliendo grandi elogi per la propria
gestione del sistema idrico di Buenos Aires, con una serie di interventi (come
la riparazione delle perdite, l'ampliamento dei servizi, la rimozione del personale
inefficiente e il miglioramento della riscossione redditi) finalizzati a fornire
servizi migliori a un maggior numero di persone a costi inferiori. Ma cosa dire
di Cochabamba, la terza città della Bolivia in ordine di grandezza, dove
il programma idrico privatizzato sembra essere stato strutturato con una tale
indifferenza per le esigenze locali e con rincari tanto esagerati, che le proteste
e i disordini dello scorso febbraio hanno virtualmente rovesciato il governo nazionale?
In Europa Berlino è soddisfatta delle condizioni alle quali ha affidato
per intero la gestione del proprio sistema idrico alla Vivendi; mentre in Gran
Bretagna i consistenti aumenti tariffari sono stati collegati alle ingenti gratifiche
per i dirigenti delle aziende private di servizi idrici, ed è estesa e
tangibile l'ostilità politica al nuovo regime idrico; in Francia, la relazione
tra le grandi aziende e i governi comunali è così intima che gli
scandali sono diventati fin troppo frequenti.
Negli Stati Uniti e in
Canada, al centro dell'attenzione ci sono oggi le operazioni di appalto, con le
quali le aziende private stanno subentrando al comune nel controllo delle attività
giornaliere e della gestione dei servizi idrici. Tre grandi città (Indianapolis,
Milwaukee e Atlanta) hanno optato per accordi di lungo periodo con la Lyonnaise
per la gestione della fornitura idrica o delle porzioni dei sistemi relative alle
acque di scarico. Le affermazioni degli osservatori sul fatto che le attività
di appalto saranno l'onda del futuro per il settore idrico in America sono musica
per le orecchie degli strateghi finanziari. Di fatto, tutte le pretese di risparmio,
incluse alcune chiare montature politiche sia da parte delle nuove amministrazioni
private sia dei garanti politici, sono considerate vangelo. Di servizi caotici
se ne sono avuti in abbondanza, ma se ne hanno poche notizie: lobbisti e aziende
di pubbliche relazioni hanno maggiore visibilità rispetto a tecnici e ingegneri
nel propagandare i risparmi che deriveranno al contribuente dalle operazioni di
appalto, anche dopo che i nuovi venuti avranno detratto i loro profitti previsti.
Tuttavia sono state effettuate poche analisi imparziali sugli effettivi costi
e risparmi derivanti da tali accordi.
I motivi che spingono i privatizzatori a desiderare tanto gli appalti sono chiari:
il capitale investito è minimo, ed è fornito dalla città.
Il numero di impiegati può essere ridotto (di solito a spese della città)
per creare profitti societari, a condizione che il servizio sia mantenuto almeno
ai livelli correnti; ci sarà occasione di negoziare con la città
aggiunte redditizie, ampliamenti contrattuali e acquisti di apparecchiature, materiali
e servizi. È possibile fare affidamento anche sugli ampliamenti contrattuali.
A quattro anni dal suo primo contratto con Indianapolis, la United Water ha negoziato
estensioni della validità del contratto, aumenti tariffari e ampliamento
del raggio d'azione senza dover passare per una gara d'appalto.
Il nocciolo
della questione è: qual è il vantaggio per gli utenti sul lungo
periodo? Forse lo sviluppo più interessante è il sorprendente vigore
con cui le aziende pubbliche di servizi idrici stanno ottenendo risultati, a seguito
dell'insistenza delle rispettive comunità e dello stimolo rappresentato
da aziende concorrenti del settore privato. Il controllo locale di un servizio
essenziale come quello della fornitura di acqua sembra essere un elemento prezioso
per molti. Per questo sindaci e giunte comunali hanno autorizzato i responsabili
della gestione dell'acqua a introdurre innovazioni e ammodernamenti e a trarne
una giusta retribuzione per offrire ai cittadini un servizio più efficiente.
I dipendenti, a volte riuniti in sindacati e a volte no, hanno fatto causa comune
con l'amministrazione per reinventare la propria attività e riconquistare
la fiducia dei propri vicini.
Mettendo in atto iniziative finalizzate
all'efficienza (come il perfezionamento di procedure di manutenzione, l'aggiornamento
tecnologico, le partnership tra forza lavoro e dirigenti), alcune città
hanno ottenuto aumenti dell'efficienza straordinari che nulla avevano da invidiare
al settore privato. La Metro Water Services di Nashville, ad esempio, è
riuscita a operare tagli sia del personale sia delle spese, malgrado l'ampliamento
della base clienti. Nel 1998, la città di San Diego ha attuato un accordo
di sei anni per "operazioni in appalto pubblico", al fine di ridurre
i costi di gestione delle acque di scarico del 18 per cento, promettendo un risparmio
aggiuntivo di 77 milioni di dollari; nei primi anni di attuazione del programma
i risparmi hanno superato gli obiettivi fissati. A Minneapolis/St. Paul, l'agenzia
metropolitana per le acque di scarico ha ridotto di un quarto il proprio organico.
Un'altra storia interessante riguarda Peoria e Pekin, nell'Illinois, due
città servite da decenni da un'azienda privata di fornitura dell'acqua
potabile: un comitato di studio composto da cittadini del posto ha stabilito che,
se la gestione e l'amministrazione dell'acqua rimarranno al settore privato, gli
aumenti delle tariffe nell'arco di dieci anni saranno dal 25 al 60 per cento superiori
rispetto ai rincari che si avrebbero nel caso il controllo passasse alle città.
Il comitato ha inoltre concluso che il passaggio alla proprietà pubblica
incoraggerebbe un migliore coordinamento tra i progetti stradali e quelli fognari,
e produrrebbe un maggiore effetto moltiplicatore sul resto dell'economia locale.
Quindi, la battaglia è iniziata. Man mano che la domanda di servizi
idrici più efficienti si allarga ad altre città, la controversia
potrebbe inasprirsi. Potrebbero aver luogo cambiamenti dovuti tanto allo stimolo
di una potenziale privatizzazione, quanto alla sua effettiva attuazione. Potrebbero
registrarsi nuovi successi nella fornitura di servizi idrici di qualità
all'America da parte dei governi municipali, successi che disorienterebbero coloro
che guardano con scetticismo alla capacità dell'amministrazione di innovare
e modernizzare i sistemi.
Tutte queste manovre per raggiungere un equilibrio
tra interessi pubblici e privati hanno creato un mondo di sfide, cambiamenti e
innovazioni nel settore idrico; ma, indipendentemente dalle soluzioni scelte e
dal grado di coinvolgimento del settore privato, si avvertirà sempre l'esigenza
di una supervisione e di una regolamentazione pubblica per molte questioni fondamentali
che riguardano l'acqua, come la necessità di stabilire criteri di qualità
dell'acqua al fine di proteggere la salute pubblica.
Naturalmente, ci
sarà sempre qualcosa di eterno e assolutamente stabile alla base della
gestione dell'acqua. A Segovia, in Spagna, è un acquedotto costruito venti
secoli fa dai romani a portare l'acqua alla città, a 18 chilometri di distanza
dal Río Frio; nel punto in cui attraversa la valle del Río Clamores,
i suoi pilastri, fatti di blocchi di granito posati senza malta, sono alti oltre
27 metri. Sei secoli fa la monarchia fece dei lavori di ripristino sul canale
e nel 1930 l'acquedotto venne rinforzato con calcestruzzo; ancora oggi l'acquedotto
fornisce acqua alla città di Segovia.
Da tutto questo possiamo trarre
una lezione: indipendentemente dal tipo di soluzione scelta (settore pubblico
o privato, o una sorta di combinazione tra i due), è opportuno assumere
un approccio lungimirante nella gestione delle infrastrutture idriche e nell'organizzazione
della fornitura d'acqua per il futuro. Il ricorso a soluzioni affrettate può
comportare costi molto elevati. Questo tipo di approccio può non essere
la via politicamente più opportuna, ma è senz'altro quella in grado
di garantire i servizi migliori ai prezzi inferiori per tutta la comunità.
Douglas B. MacDonald
Direttore esecutivo
del Massachusetts Water Resources Authority