ACQUA
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La scienza per l'acqua
Il patrimonio sotteraneo
Una evidente tendenza di aumento dello squilibrio tra la disponibilità
delle risorse idriche e il fabbisogno complessivo è presente anche in Italia,
seppure in forma più attenuata rispetto all'andamento mondiale. La precipitazione
media nel nostro Paese è circa di 1.000 millimetri all'anno, pari quindi
a un afflusso medio di 296 miliardi di metri cubi/anno, con zone che presentano
una piovosità molto elevata, con valori che possono superare anche i 2.500
millimetri/anno, e zone (prevalentemente alcune aree del Sud d'Italia) in cui
la precipitazione non raggiunge i 500 millimetri/anno. A questa difforme distribuzione
geografica si aggiunge una diversificata distribuzione delle piogge nell'arco
dell'anno, caratterizzata da forte stagionalità, fattore questo sfavorevole
per la maggior parte delle utilizzazioni poiché si riflette direttamente
sul ciclo idrologico e quindi sui deflussi superficiali.
Appena il 37
per cento, pari a 110 miliardi di metri cubi/anno, del ricordato quantitativo
di risorse sarebbe realmente disponibile; ma di tale volume la parte effettivamente
utilizzabile dipende in effetti dalla capacità di invaso dell'insieme dei
serbatoi esistenti in Italia. Senza alcun serbatoio, come accadeva fino a un secolo
fa, erano disponibili solamente 18 miliardi di metri cubi all'anno. Ai nostri
giorni, con un insieme di serbatoi che invasano complessivamente circa 8,5 miliardi
di metri cubi, è possibile utilizzare realmente circa 40 miliardi di metri
cubi all'anno (è stato calcolato che, per portare l'utilizzazione delle
risorse dagli attuali 40 miliardi a 55 miliardi, occorrerebbe quasi triplicare
la capacità di invaso esistente; per poter utilizzare teoricamente tutti
i 110 miliardi di metri cubi/anno, si dovrebbero decuplicare gli invasi fino a
oltre 80 miliardi di metri cubi di invaso). Aggiungendo il contributo delle risorse
idriche sotterranee, di difficile valutazione, ma stimabili in circa 12 miliardi
di metri cubi all'anno, si può affermare che la disponibilità idrica
totale dell'Italia, con i serbatoi di cui oggi si può disporre, è
di circa 52 miliardi di metri cubi all'anno.
Per quanto riguarda la stima
dei fabbisogni, a prescindere dall'oggettiva difficoltà di provvedere,
in forma unitaria, a raccogliere dati sistematici o saltuari sulle utilizzazioni
delle acque in Italia, oltre agli usi tradizionali (civili, agricoli e industriali),
si sono aggiunti ulteriori fabbisogni di tipo ambientale. Si è infatti
consolidato il concetto del minimo deflusso vitale, portata che deve essere garantita
per permettere la sopravvivenza della biocenosi acquatica e la fruibilità
del paesaggio.
I fabbisogni idrici per usi civili sono
stati stimati in 8 miliardi di metri cubi all'anno, intesi come volume totale
immesso nelle reti, quantità questa superiore a quella erogata alle utenze
finali, a ragione delle rilevanti dispersioni e perdite.
Risorse
idriche | Fabbisogni
idrici |
Precipitazioni |
296 | Usi civili |
8 (7)* |
Risorse
naturali | 155 | Usi
agricoli | 32 (26)* |
(teoricamente disponibili) |
| | Usi
industriali | 13 (20)* |
Risorse potenziali |
110 | | |
(realmente disponibili) | | |
Risorse utilizzabili |
40 | | |
(con capacità di invaso di 8,4
mil. di mc) | | |
Risorse sotterranee |
12 | | |
| | | |
Disponibilità totale |
52 | Fabbisogno
totale | 53 |
Confronto tra
risorse idriche e fabbisogni idrici (in miliardi di metri cubi/anno) in Italia
secondo la Conferenza nazionale delle acque (1971) e successivi aggiornamenti
del Ministero Agricoltura e foreste (1989) (*) Le quantità tra parentsi
si riferiscono alle proiezioni del 2000/2015 formulate dall'aggiornamento del
Cna Fonte: Rusconi A., 1995: Acqua. Conoscenze
su risorsa e utilizzo. Editoriale Verde Ambiente, Roma |
I
fabbisogni idrici dell'agricoltura assorbono circa quattro volte il volume
dei fabbisogni civili, raggiungendo circa 32 miliardi di metri cubi/anno, impiegati
per l'irrigazione di circa 4 milioni di ettari di terreni agricoli. Gli attuali
indirizzi della politica agricola sono oggetto di discussioni e dibattiti, anche
a livello europeo, al fine di un ripensamento sulla distribuzione delle considerevoli
risorse idriche fino a oggi destinate a tale utilizzo.
Tenendo conto
che i fabbisogni industriali ammontano a circa 13 miliardi di metri cubi/anno,
si può affermare che i fabbisogni idrici totali del nostro Paese ammontano
a circa 53 miliardi di metri cubi all'anno.
Facendo quindi un bilancio
tra risorse e fabbisogni, risulta subito evidente un'apparente coincidenza tra
risorse disponibili e fabbisogni idrici, che si può pensare in circa 50
miliardi di metri cubi all'anno. Ma si tratta di un valore medio, che non tiene
conto durante l'anno delle diversità stagionali di fabbisogno, né
tiene conto delle annate siccitose, né infine considera le diversità
di distribuzione delle risorse nello spazio, tra regione e regione, tra nord e
sud, tra zone pluviometriche a diversa piovosità. La difforme distribuzione
nel tempo e nello spazio della risorsa, spesso concentrata quando e dove non si
manifesta maggiore bisogno, ha portato a trasportare l'acqua nel tempo (mediante
la costruzione di serbatoi) e nello spazio (mediante la realizzazione di lunghe
condotte). Nonostante ciò, le crisi idriche ricorrenti sono sempre più
acute e sempre maggiore è la necessità di trasferire rilevanti volumi
idrici alla stagione estiva e nelle aree di maggiore fabbisogno in quei mesi.
 |
Una
grotta: spesso ingenti quantità d'acqua si trovano nel sottosuolo |
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Il
dibattito su questo argomento è molto acceso e coinvolge i più diversi
aspetti della questione. Dall'impatto ambientale dei serbatoi a una diversa ripartizione
dell'acqua, togliendone un po' all'agricoltura per darla agli altri usi prioritari,
dalla drastica riduzione delle perdite delle reti, al riciclaggio delle acque
reflue depurate. Ma, nella sostanza, se si vogliono nei periodi asciutti le acque
cadute nei mesi piovosi precedenti, occorrono opere di accumulo; altrimenti si
deve fare a meno di queste acque.
A tale proposito, un cenno particolare
merita la lotta contro la desertificazione. Anche l'Italia è interessata
dai processi premonitori di tale gravissimo fenomeno determinato dal concorso
di fattori climatici e antropici. Sono state individuate nel Sud dell'Italia aree
con indice di aridità (rapporto tra la piovosità e l'evapotraspirazione
potenziale) inferiore a 0,5 (arido-semiarido), mentre il resto del Paese ha un
indice compreso tra 0,5 e 0,6 (secco-sub-umido).
Infine, il problema
della gestione e della tutela delle acque dall'inquinamento ha assunto una particolare
importanza in questi ultimi decenni in Italia. Mentre un tempo questo aspetto
non faceva parte del settore della difesa del suolo, ai giorni nostri ne costituisce
uno degli aspetti più importanti. Infatti, le stime riportate circa le
disponibilità idriche si riferiscono a risorse idriche effettivamente utilizzabili
sotto il profilo della qualità, ma ovviamente, laddove i limiti di accettabilità
sono superati, ogni stima sulla reale disponibilità viene alterata e le
fasi di crisi diventano pericolosamente più acute.
Sulla base
dei dati del monitoraggio dei corpi idrici, è stato rilevato che oltre
il 70 per cento delle acque superficiali è interessato da fenomeni di inquinamento
sia da nitrati e ammoniaca sia microbiologico. Allo stesso modo, in molte acque
di falda usate per l'approvvigionamento idropotabile, sono rilevati valori prossimi
alle concentrazioni massime ammissibili di inquinanti di origine civile, agricola
e industriale.
Attualmente, anche l'Italia sta tentando di organizzare
una moderna riforma del sistema di regole miranti a tutelare le acque dall'inquinamento,
anche in linea con il recepimento di apposite direttive della Comunità
europea.
La nuova norma in materia, il decreto n. 152/99, oltre a recepire
le direttive, a avviato l'ammodernamento e l'armonizzazione dell'intera normativa
di settore. Alcune importanti innovazioni riguardano:
- il risanamento
dei corpi idrici basato sull'individuazione di specifici obiettivi di qualità
ambientale;
- la tutela integrata degli aspetti quantitativi e qualitativi
nell'ambito di ciascun bacino idrografico;
- l'impostazione di un adeguato
sistema di monitoraggio e di classificazione dei corpi idrici come base dell'attività
di pianificazione e risanamento.
Viene così previsto il piano
di tutela delle acque, che, dovendo comunque assicurare l'equilibrio del bilancio
idrico, costituisce a tutti gli effetti un piano stralcio di bacino.
Antonio Rusconi
Segretario generale
dell'Autorità di bacino dei fiumi
Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave,
Brenta-Bacchiglione