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SPECIALE ACQUA
ACQUA > SPECIALE ACQUA > LA SCIENZA PER L'ACQUA > L'ACQUA CHE NON C'E
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La scienza per l'acqua


L'acqua che non c'è
di Giorgio Nebbia

 Il 22 2002 marzo si è celebrata la "giornata dell'acqua": una occasione per fare i conti con la scarsità di acqua nel mondo, una giornata in cui ci viene ricordato che mille milioni di persone nel mondo non hanno acqua sufficiente e sono costrette a bere acqua contaminata, portatrice di malattie e epidemie, in cui ci si accorge che la scarsità di acqua affligge anche i paesi industriali e quelli che sono attraversati da grandi fiumi. Un 22 marzo in cui ancora una volta il Mezzogiorno e la sua parte sud-orientale (Puglia, Basilicata, Molise) sono colpiti da siccità nelle campagne, nelle fabbriche, nelle case di milioni di persone. Un 22 marzo in cui ci si potrà ricordare che non è mai stato aggiornato il piano regolatore delle acque, un documento di quasi mezzo secolo fa che avrebbe dovuto indicare come migliorare l'approvvigionamento idrico in Italia.

Cancellate le parolacce come pianificazione o programmazione, che tanto sapevano di bolscevico, anche per l'acqua ci si dibatte in proposte improvvisate, a breve termine, disordinate, proprio quando la classe dirigente del Mezzogiorno avrebbe l'occasione per dimostrare la sua capacità di governare, cioè di fare scelte lungimiranti e coraggiose per il bene pubblico.

I conti si fanno presto: le risorse idriche superficiali sono scarse e anche quelle regioni, come la Campania, la Basilicata, il Molise che, in nome della solidarietà, potevano esportare - e hanno esportato - acqua in Puglia, hanno i loro problemi di scarsità. Da quando lo leggo, questo giornale ha descritto le perdite di acqua nelle grandi condotte di distribuzione, nelle reti locali, ha spiegato ai lettori che gli invasi che avrebbero dovuto fornire acqua per l'irrigazione sono poveri di acqua e insufficienti. Le risorse idriche sotterranee si sono impoverite e la loro salinità aumenta. Un po' di acqua, specialmente per l'irrigazione, è possibile recuperare, con tecniche note di depurazione, dalle acque usate. Da anni viene raccomandato ai cittadini di risparmiare acqua. Ma non basta.
Una soluzione: il dissalatore

Con un piano regolatore delle acque vecchio di quasi mezzo secolo, e mai aggiornato, e cancellate parolacce come pianificazione o programmazione, che tanto sapevano di bolscevico, anche per l'acqua ci si dibatte in proposte improvvisate, a breve termine, disordinate.
In attesa di trovare la strada per migliorare l'approvvigionamento idrico in Italia, si aggrava la siccità nelle campagne, nelle fabbriche, nelle case di milioni di persone nel Mezzogiorno e nella sua parte sud-orientale (Puglia, Basilicata, Molise)


Qualche anno fa fu proposto di importare acqua dall'Albania con una condotta sottomarina; qualche mese fa è stato proposto di importare acqua dall'Abruzzo con una condotta sottomarina parallela alla costa.

Stiamo uscendo da una stagione particolarmente povera di piogge, ma la situazione non tenderà a migliorare: anche se si avrà una serie di stagioni piovose, occorreranno anni per arricchire le falde sotterranee con nuova acqua dolce, per riempire gli invasi artificiali, per depurarne le acque. Ci vorranno anni per completare le canalizzazioni irrigue abbandonate, per fare un po' di manutenzione delle condotte e delle reti di distribuzione urbane.

A mio modesto parere la sete della Puglia può essere attenuata soltanto con nuove soluzioni, a cominciare dalla "fabbricazione" di acqua dolce dal mare con processi di dissalazione. Acqua dolce "nuova", non sottratta ad altre fonti o ad altre regioni.
Da quando se ne parla ho sempre sentito l'obiezione che l'acqua dissalata "costa troppo" rispetto a quella ottenuta da fonti tradizionali (invasi, condotte, pozzi). Nel corso di quarant'anni il costo delle acque ottenute da lontane sorgenti o invasi o dalle falde idriche sotterranee è andato aumentando anche perché le rispettive fonti si sono gradualmente impoverite.
Crisi idrica nel nord Italia

Nel corso degli stessi anni i progressi tecnici nel campo della dissalazione hanno portato a perfezionamenti che hanno fatto diminuire i costi di produzione dell'acqua dolce dal mare.
Oggi la tecnica offre impianti di distillazione che forniscono acqua priva di sali con l'impiego del calore. Può trattarsi di calore di scarto di altre attività, come centrali termoelettriche o impianti industriali, proprio quelle attività che si trovano in Puglia sulla riva del mare, come a Brindisi o Taranto, e il cui calore di scarto è stato finora buttato via a scaldare l'Adriatico e lo Jonio. Non solo: le fonti di calore che potrebbero alimentare i distillatori si trovano proprio sulle rive della penisola pugliese in cui l'acqua è più scarsa ed è più difficile e costosa da portare.
Altri impianti di dissalazione (a osmosi inversa) utilizzano dei sistemi a membrane alimentati dall'elettricità, anch'essa disponibile in Puglia.

L'acqua dissalata costa troppo? Se i dati in mio possesso sono corretti, la captazione delle sorgenti abruzzesi e il trasporto in Puglia di mezzo milione-un milione di metri cubi di acqua al giorno comporterebbero un investimento di 750 milioni di euro. E' il costo di produzione di una serie di distillatori della stessa capacità. Nel costo finale dell'acqua dissalata dovrebbero essere aggiunti i costi di gestione che peraltro esistono anche per le grandi condotte.

Senza contare che la fabbricazione di distillatori è molto più rapida della costruzione di grandi opere come condotte sottomarine e che gli impianti potrebbero essere fabbricati con tecniche e lavoro italiani nel Mezzogiorno da quell'industria metalmeccanica che è in crisi.
Infine, dare acqua dissalata al Salento significherebbe rendere disponibile alla Capitanata una parte dell'acqua che ora è richiesta dalla Puglia centrale e meridionale.

I lettori e i governanti curiosi potranno trovare, sulla dissalazione e sui suoi costi, notizie nei siti Internet www.ida.bm e www.usbr.gov/water/water.html
Proprio in questi giorni, dall'8 al 13 marzo a Bahrein, nel Golfo Persico, si tiene il congresso mondiale sulla dissalazione. Che sia il caso di dare un'occhiata a questa fonte di acqua finora ridicolizzata?

(Articolo pubblicato da La Gazzetta del Mezzogiorno, 30 marzo 2002)

di Giorgio Nebbia

 

 
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