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SPECIALE ACQUA
ACQUA > SPECIALE ACQUA > LE DIGHE E L'ACQUA

Indice dei contenuti
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Le dighe e l'acqua

Perché si perché no

PERCHE' NO ALLE GRANDI DIGHE

Agli occhi dei più la costruzione di queste grandi infrastrutture idriche è vista come un segnale di progresso e di sviluppo, ma ad una analisi più attenta della questione si riscontrano problemi di diversa natura che ci portano ad assumere una posizione di contrasto nei confronti di tali "grandi opere".

Gravi conseguenze ambientali

  • A monte dello sbarramento si forma un invaso, e si trasforma, quindi, un ambiente di acque correnti (acque lotiche) in un ambiente di acque ferme (acque lentiche), con un tempo di ricambio idrico più lungo e con possibili ricadute sull'ecosistema. Infatti l'habitat naturale ed animale a monte di queste barriere viene completamente stravolto a causa dell'inondazione di grandi aree, causando così possibili cambiamenti microclimatici e stravolgendo in poco tempo un ecosistema creatosi nel corso di millenni.
  • A valle dello sbarramento, fino al punto in cui viene rilasciata l'acqua utilizzata dalla centrale, il corso d'acqua potrebbe andare in secca per alcuni periodi se non viene garantito un rilascio continuo affinché il fiume abbia, anche in quel tratto, una portata minima adeguata; la portata minima (da garantire per legge) che garantisce all'ecosistema fluviale il naturale svolgimento di tutti i processi biologici e fisici viene denominata "Deflusso minimo vitale".
  • La costruzione di una grande diga provoca, inoltre, un'alterazione della qualità delle acque modificando drasticamente l'ambiente ittico.
  • La grande dimensione di tali opere può produrre un grave dissesto idrologico (al riguardo torna alla mente la tragedia della diga del Vajon del 9 ottobre 1963).

Effetti sociali nei confronti delle popolazioni locali.

  • Di particolare gravità è la rilocazione della popolazione che vive nelle aree destinate ad essere inondate, più estesi sono gli invasi e più elevato è il numero di persone sradicate dal proprio territorio. Nella maggior parte dei casi, inoltre, queste persone non ricevono alcun tipo di indennizzo.
  • Successivamente alla costruzione delle grandi dighe, accade spesso che la popolazione rivierasca non abbia più la possibilità di usufruire dell'acqua liberamente, ma dovrà rivolgersi ai privati che gestiscono tali infrastrutture. Inoltre spesso avviene un progressivo aumento delle tariffe di utilizzo dell'acqua.

Oggetto di possibili conflitti internazionali

  • Ci sono numerosi casi di tensioni geopolitiche dovute alla transnazionalità dei fiumi. La costruzione di dighe è, infatti, uno degli strumenti maggiormente utilizzati dai Paesi a monte come vere e proprie armi di ricatto (si vedano il progetto GAP della Turchia ai danni di Siria ed Iraq, il perenne conflitto israelo-palestinese, le tensioni tra India e Bangladesh).

Conseguenze economiche

  • La realizzazione di tali grandi opere in Paesi arretrati richiede finanziamenti internazionali che ingrossano il debito estero di questi Paesi.


PERCHE' SI AL PICCOLO IDROELETTRICO


Gli impianti idroelettrici si suddividono in grandi impianti idroelettrici (o più semplicemente idroelettrici) ed in impianti idroelettrici minori (o piccolo-idroelettrici); la suddivisione avviene in base alla potenza installata nell'impianto e si può assumere come valore di soglia la potenza di 10 MW (in realtà in Italia si parla di idroelettrico minore fino al limite di 3 MW).

Questa suddivisione solitamente si riscontra anche nella diversa tipologia degli impianti: mentre i grandi impianti idroelettrici richiedono solitamente la sommersione di estese superfici, con notevole impatto ambientale e sociale, un piccolo impianto idroelettrico si integra quasi perfettamente nell'ecosistema locale (si sfrutta direttamente la corrente del fiume).

A differenza dei grandi impianti, gli impianti mini-idroelettrici in molti casi portano notevoli benefici al corso d'acqua, in particolare la regolazione e regimazione delle piene sui corpi idrici a regime torrentizio, specie in aree montane ove esista degrado e dissesto del suolo e, quindi, possono contribuire efficacemente alla difesa e salvaguardia del territorio

a cura di Valerio Angelelli

 
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