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MARINI (PRESIDENTE DEL SENATO): "CAMBIAMENTI CLIMATICI, MINACCIA INCOMBENTE"

“Il tema dell’ambiente deve divenire uno dei più urgenti e prioritari nell’agenda di tutti i Governi”: lo ha detto il Presidente del Senato Franco Marini, aprendo la tavola rotonda della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici, moderata dal direttore del TG1 Gianni Riotta, a cui hanno partecipato i ministri dell’Ambiente Pecoraro Scanio, dello Sviluppo Economico Bersani, della Ricerca Mussi, il capogruppo di An al Senato (ed ex ministro dell’Ambiente) Matteoli, i segretari sindacali Epifani, Angeletti, Bonanni e Polverini e la vicepresidentessa di Confindustria Marcegaglia. “Alcuni effetti dei cambiamenti climatici non sono soltanto una minaccia futura, ma già incombono”, ha affermato Marini ricordando con rammarico i vastissimi incendi dell’estate in Italia e Grecia. “Sono fenomeni di estrema gravità dovuti anche ai cambiamenti climatici o ai lunghi periodi di siccità che creano le condizioni ad interventi anche dolosi”. Un punto importante per Marini è “rompere l’atteggiamento di indifferenza e di costante rinvio in cui si piomba subito dopo le fasi di emergenza. E’ necessario – ha continuato – un’azione politica costante oltre che lungimirante. Nel quadro della globalizzazione, quello dei cambiamenti climatici è probabilmente il problema globale per eccellenza”. Dopo aver ricordato l’impegno assunto al Vertice G8 del giugno scorso in Germania da Russia e Stati Uniti, che in tal modo si sono impegnati a dimezzare entro il 2050 le proprie emissioni di gas ad effetto serra, Marini ha detto che l’Unione Europea deve esercitare una funzione di leadership politica internazionale nella lotta ai cambiamenti climatici, che vada oltre gli obiettivi del risparmio energetico e la diffusione delle fonti rinnovabili, verso un traguardo più grande. Uno sguardo a lungo raggio, quindi già dai prossimi incontri delle Nazioni Unite a Bali, in dicembre, dove saranno gettate le basi per un nuovo accordo ‘oltre Kyoto’. Tuttavia, nel medio e breve periodo servono iniziative da parte dei singoli Paesi sulla diversificazione delle fonti energetiche, risparmio di energia e tecnologie pulite, ha concluso il Presidente del Senato. (Fonte: sito della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007)


WATKINS (DIRETTORE DELL'HDR-UNDP): "I POVERI PAGANO GLI ERRORI DEI RICCHI"

“Sono i poveri del mondo a subire le peggiori conseguenze dei cambiamenti climatici, sopportando sulle loro spalle le nostre decisioni”. Lo ha detto Kevin Watkins, direttore dell’HDR (Human Development Reports)-UNDP, nel corso della sessione ‘Piani di adattamento: La dimensione internazionale ed europea’ della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici, alla FAO. Spesso si parla del problema dell’adattamento al clima in maniera astratta, ha insistito lo studioso, ma “in futuro i nostri figli e nipoti dovranno subire le conseguenze delle nostre azioni, rischiando di essere sottoposti a mutamenti ambientali che potrebbero risultare catastrofici”. Oltre a questo, si perdono di vista questioni all’apparenza minori, come l’aumento del livello del mare, che però hanno conseguenze ben diverse, ha aggiunto Watkins, se si verificano in California o in Malesia, dove provocano gravissimi danni. Il problema delle calamitá non si limita ai danni sul momento, perché perdere ad esempio due anni di istruzione “è una menomazione di cui si risente per anni, per non parlare dei danni fisici e della distruzione delle proprietà”: i danni quindi si protraggono per molti anni. Queste sono ‘cattiverie’, ha accusato Watkins, che i paesi ricchi fanno a quelli poveri, e il risultato è che ne soffrono proprio questi ultimi. “Bisogna tagliare le emissioni in maniera nettamente superiore a quella che i politici sono disposti ad accettare”, secondo il direttore dell’HDR. I governanti sembrano vivere “in due universi paralleli, ai convegni dicono che gli scienziati hanno ragione, ma poi continuano ad agire come hanno sempre fatto, senza cambiare la rotta negativa intrapresa dai loro paesi”. Una ‘rotta di collisione’ tra paesi ricchi e pianeta, i cui danni ricadranno proprio sui più poveri. Se non si affronta la disparità, ha detto Watkins, gli obiettivi di sviluppo del millennio avranno un grosso rallentamento dopo il 2015, e se non si prendono misure serie ci sarà inevitabilmente un’inversione di tendenza. Nei prossimi anni i paesi sviluppati, ha concluso lo studioso, devono decidere se proseguire con questo tipo di ‘apartheid’, lasciando che i ricchi siano protetti e i poveri no. Sembra “una cosa orribile, ma la stiamo facendo proprio ora, infatti negli Stati Uniti si spendono 1,3 miliardi di dollari solo per riparare i danni delle inondazioni, mentre in tutti i paesi in via di sviluppo sono disponibili solo 30 milioni di dollari in totale”. (Fonte: sito della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007)


BERTOLLINI (DIRETTORE DEL CENTRO EUROPEO AMBIENTE E SALUTE DELL'OMS): "RISCHIO NUOVE EPIDEMIE"

Il cambiamento climatico permette in Europa e nel nostro paese il diffondersi di malattie nuove o scomparse: la ormai famosa chikungunya o la malaria. Le nuove condizioni ambientali agevolano lo sviluppo dei vettori di queste malattie, dando luogo a “possibilità di epidemie locali”. Lo ha detto il direttore del Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Oms Roberto Bertollini, durante la Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici. “Un esempio di quanto sta accadendo – ha spiegato Bertolliniè fornito dal caso della zanzara tigre, diffusasi rapidamente in tutta Italia, oltre che in alcune zone di Spagna e Olanda. Qui, l’insetto ha trovato un ambiente accogliente, grazie ai cambiamenti climatici che in questa sede stiamo affrontando. Dopo i recenti e numerosi casi di puntura dell’insetto, le autorità sanitarie hanno promosso attività di informazione piuttosto massiccia. Si tratta dell’ennesima conferma di quanto ipotizzato in passato, e cioè che l’elevarsi delle temperature porta al conseguente incremento delle patologie, in quanto gli agenti patogeni trovano nel clima attuale le condizioni ottimali di sviluppo e diffusione”. L’esponente dell’Oms ha, poi, sottolineato la necessità di approntare un nuovo regolamento sanitario internazionale, che garantisca comunicazione e informazione su patologie che mettono a rischio la salute. “In questo contesto – ha chiarito - è indispensabile che il Sistema Sanitario Nazionale potenzi la sorveglianza epidemiologica, con più ampio coinvolgimento dei medici di base”. “È oramai chiaro che le malattie trasmesse da vettori dipendono in modo significativo dai cambiamenti climatici. Come non ricordare l’estate del 2003, in cui un’ondata di calore portò ad un aumento di 35.000 morti su quelli attesi? Da quei mesi difficili, tuttavia, scaturirono vari studi, da cui emerse una stima preoccupante: per ogni grado in più di temperatura, aumenta del 3% la percentuale giornaliera di decessi”. (Fonte: sito della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007)


BENEDETTO (VICE CAPO GABINETTO DEL MINISTERO DELL'AMBIENTE) : "RESTITUIRE NATURALITA' AL TERRITORIO"

“L’urbanizzazione sfuggita alle regole di programmazione, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, è una delle cause di alterazione del nostro territorio”. Lo ha detto Gaetano Benedetto, Vice Capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente, nel corso della sessione dedicata a suolo e coste, nell’ambito della Conferenza Nazionale sul clima. “Il problema dell’urbanizzazione aumenta il rischio anche per le persone. La situazione è tale che impone di valutare una certa imprevedibilità”. “Pensare ad una gestione del territorio – ha detto Benedettodiventa un problema se lo si fa con una somma disordinata di interventi. La ristrutturazione del territorio parte da scelte di programmazione che vanno ben oltre le singole opzioni degli Enti preposti al governo del territorio. Importante è inserire le singole scelte in un contesto più generale. Un’opportunità in questo senso - ha proseguito Benedetto - ci viene offerta da una nuova Direttiva Europea, che sarà pubblicata entro quest’anno, la Direttiva Alluvioni, già approvata dall’Unione Europea e che in modo piuttosto forte pone l’accento sui cambiamenti climatici e nelle premesse conferma, in definitiva, la necessità di restituire naturalità al territorio”. “Nella direttiva alluvioni si daranno indicazioni ai soggetti chiamati a gestire la programmazione di bacino, anche per una valutazione del rischio, che deve tener conto dell’influenza che avranno i cambiamenti climatici nei futuri scenari, fino ad arrivare ad un processo di pianificazione che porterà – ha concluso Benedetto - alla pubblicazione dei relativi piani entro il 2015”. (Fonte: sito della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007)



GRECO (DOCENTE DELLA SCUOLA SUPERIORE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE): "TROPPI INTERESSI SULLE COSTE ITALIANE"

“Il problema delle coste italiane è anzitutto che esistono 25mila aziende turistiche che vi si sono insediate, e sul demanio marittimo si sono concentrati interessi diversi e spesso contrastanti, vera ragione del dissesto costiero”. Lo ha detto Nicola Greco, docente della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, nel corso della sessione Gli strumenti di adattamentodella Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici, svoltasi alla FAO. Ognuna delle lobbies che insistono sulle nostre coste ha creato un proprio diritto ‘sezionale’, ha aggiunto Greco, ma bisogna ricordare che sul demanio marittimo vive ormai il 30% degli italiani, per cui è necessario “un luogo di considerazione unitaria dei diversi interessi, con dosaggio degli impatti e incentivi per uno sviluppo più equilibrato”. Questo per favorire i settori più deboli, ad esempio la pesca marittima. I tentativi si sono fatti, come la legge del 1982 che serviva a difendere il mare dagli inquinanti, ma nessuna normativa, secondo Greco, può bastare se non si “coniugano i vari interessi in campo ricorrendo a un forte contenuto tecnico-scientifico”. Per fortuna, l’Unione Europea nel 1992 ha accettato questo tipo di impostazione, ha concluso lo studioso, riconoscendo anche la particolarità del Mediterraneo, e “stabilendo una gestione integrata delle coste, dotata di una propria autonomia, che è la prospettiva nella quale si sta operando oggi”. (Fonte: sito della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007)



CLINI (DIRETTORE GENERALE PER LA RICERCA AMBIENTALE E PER LO SVILUPPO DEL MINISTERO DELL'AMBIENTE): "NEL 2020 CO2 FUORI CONTROLLO SE NON SI INTERVIENE SU ENERGIA, INFRASTRUTTURE E FISCO"

“Le emissioni di gas serra rischiano di crescere del 34% da qui al 2020, invece di diminuire del 20% rispetto ai livelli del 1990, contrariamente a quando deciso dai ministri dell’Ambiente europei”. Lo ha detto Corrado Clini,  direttore generale per la Ricerca ambientale e per lo Sviluppo del Ministero dell’Ambiente. Tra i maggiori responsabili della crescita di CO2 – elenca Clini - ci sono il settore elettrico e quello dei trasporti, e per poter arrivare a risultati concreti è necessario che le future politiche energetiche e fiscali siano comuni a livello europeo “penalizzando l’uso di combustibili fossili e incentivando la produzione di energia da fonti rinnovabili. Le imprese dovrebbero pagare il permesso di produrre nuove emissioni, anche se ci sono Paesi europei, come la Germania, che sono contrari, perché ritengono che in questo modo crolli la competitività delle loro imprese. Bisogna poi ridurre le emissioni provenienti da veicoli per trasporto privato, anche se per farlo sono necessari meccanismi economici che oggi non esistono”. “Il contributo delle rinnovabili sul totale del fabbisogno energetico è sceso dal 18 al 17%”, ha concluso Clini, “perché la produzione viene soprattutto dal settore idroelettrico, mentre bisognerebbe differenziare le fonti. È quindi necessario coniugare in un unico progetto, d’ora in poi, la politica delle infrastrutture, la fiscale e quella energetica”. (Fonte: sito della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007)

   

 A cura di Fabio Bruno

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