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UNIONE EUROPEA IN DIFESA DELLE ZONE COSTIERE COMUNITARIE

La Commissione Europea ha presentato una sua valutazione sullo stato di salute delle zone costiere europee. Si tratta di una comunicazione che ha come oggetto proprio l’attuazione della raccomandazione sulla gestione integrata delle zone costiere (GIZC) in Europa sulla quale gli Stati membri si sono espressi trasmettendo una loro relazione sui progressi compiuti a livello nazionale e che è stata oggetto di due rapporti, uno dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, e uno del Gruppo di lavoro sugli indicatori e i dati nel quale viene esaminato l’utilizzo degli indicatori nelle relazioni nazionali dopo la pubblicazione della raccomandazione. Le zone costiere rivestono importanza strategica per l’Unione Europea. In esse vive, infatti, un’elevata percentuale di cittadini europei, sono una fonte importante di cibo e di materie prime, rappresentano un punto di collegamento vitale per i trasporti ed il commercio, ospitano alcuni dei nostri habitat più preziosi e sono una delle mete preferite per il tempo libero. Tuttavia, queste caratteristiche sono sempre più a rischio: le risorse dei litorali si sono ridotte al di là della capacità di carico, la carenza di spazio crea conflitti tra gli utilizzi del territorio, si registrano variazioni stagionali sensibili a livello di popolazione e occupazione e gli ecosistemi naturali che supportano le zone costiere sono in degrado. Le zone costiere sono particolarmente esposte a vari rischi, che tenderanno ad acuirsi se si aggiungeranno le possibili ripercussioni dei cambiamenti climatici. L’eventuale innalzamento del livello del mare aumenta la probabilità di onde anomale e il rischio di erosione della costa e di inondazioni, provoca un’intrusione di acqua salmastra verso la terraferma e mette ulteriormente in pericolo le zone tampone naturali come le zone umide. Settori importanti come il turismo, la pesca e l’agricoltura che si sviluppano sui litorali sono fra quelli più vulnerabili ai possibili mutamenti del clima e sistemi naturali e umani delle coste sono diventati più vulnerabili a seguito del costante sviluppo ed edificazione registrati nelle immediate vicinanze del litorale, della mancanza di spazio che impedisce di far fronte all’innalzamento del livello del mare e al deficit cronico a livello di bilancio dei sedimenti. Per agevolare l’attuazione della gestione integrata delle zone costiere la Commissione raccomanda prioritariamente di investire di più nella capacità di rilevare e trattare le informazioni, con un più approfondito ricorso agli strumenti di ricognizione della direttiva Inspire per l’impiego e la diffusione delle informazioni sul territorio e attraverso il Sistema comune di informazioni ambientali (SEIS) (Shared Environmental Information System) sviluppato dalla Commissione, dall’Agenzia Europea dell’Ambiente e dagli Stati membri, che dovrebbe aiutare a mettere a disposizione più facilmente le informazioni sulle zone costiere. Raccomanda inoltre di mettere le basi per una cooperazione internazionale più efficace anche dal punto di vista giuridico, come si sta facendo per quanto riguarda il Mar Mediterraneo, attraverso la redazione di un protocollo alla convenzione di Barcellona, di cui l’Ue sarà parte contraente. Gli Stati membri costieri sono invitati a mettere in atto le proprie strategie nazionali in questo settore o ad elaborarle, se non hanno ancora provveduto all’attuazione della raccomandazione. Le zone costiere sono estremamente sensibili ai rischi e ai possibili impatti dei cambiamenti climatici e per questo occorre elaborare strategie di adattamento a tali rischi mettendole in atto in piena coerenza con le strategie e gli strumenti di gestione integrata delle zone costiere che affrontano rischi naturali o tecnologici specifici. Raccomanda inoltre maggiore impegno per svolgere analisi comparative e per divulgare e promuovere le buone prassi sulla gestione integrata delle zone costiere, anche tra le regioni costiere. Sottolinea inoltre l’opportunità di procedere all’elaborazione di indicatori comuni e di un quadro per valutare l’efficacia e l’efficienza della gestione integrata delle zone costiere. Per quanto riguarda il sostegno diretto per proseguire l’attuazione della gestione integrata delle zone costiere, la politica europea di coesione sta offrendo un contributo importante, in particolare attraverso l’obiettivo di cooperazione e l’iniziativa ‘Regioni per il cambiamento economico’ che tra le varie tematiche comprende la gestione delle coste. Inoltre il Fondo europeo per la pesca comprende un asse dedicato allo sviluppo integrato e sostenibile delle zone che dipendono dalla pesca. L’azione di coordinamento ENCORA poi, varata nel 2006 con il sostegno dell’Ue, servirà a strutturare l’approccio frammentato che finora ha caratterizzato le attività di ricerca e istruzione sulle zone costiere in Europa. (Fonte: ANSA)



CAMBIAMENTI CLIMATICI E CATASTROFI, L'ISDR CHIEDE DI APPLICARE SUBITO IL QUADRO DI AZIONE
DI HYOGO

L’International strategy for disaster reduction dell’Onu (Isdr) ha chiesto che i governi del mondo accelerino l’attuazione del Quadro di azione di Hyogo, sottoscritto nel 2005, che mira a far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici. Secondo Salvano Briceño, direttore del segretariato dell’Isdr, “oggi il problema è che la vulnerabilità del pianeta ai disastri non fa che accrescersi, e la situazione va peggiorando con i cambiamenti climatici. Dunque dobbiamo agire subito per ridurre i rischi di conseguenze devastatrici sulle genti e sul loro modo di vivere”.
L’Isdr ha ricordato che le inondazioni sono all’origine dell’84% dei decessi dovuti a disastri naturali tra il 2000 e il 2005, e rappresentano il 65% di tutti i danni e le perdite subite, per un totale di 466 miliardi di dollari nel decennio 1992-2001. Quest’anno, le sole inondazioni che hanno colpito la Gran Bretagna avrebbero provocato circa 12 miliardi di danni.
Visto che i fenomeni meteorologici estremi si ripeteranno, Isdr chiede di cominciare a realizzare azioni che permettano di diminuire le perdite in vite umane e i danni più gravi subiti dalle comunità locali e dai Paesi. Lo strumento esiste già: è il Quadro d’azione di Hyogo per il 2005-2015, per le Nazioni e le collettività resilienti alle catastrofi, adottato e firmato da 168 paesi durante la Conferenza mondiale sulla prevenzione delle catastrofi che si è tenuta nel 2005 a Kobe, nella prefettura di Hyogo in Giappone.
L’Isdr incoraggia l’adozione di legislazioni adeguate per costruire edifici ed infrastrutture solidi ed in sicurezza, città e villaggi in zone che non sono soggette ad inondazioni.
Le cinque priorità del rapporto della Conferenza mondiale sulla prevenzione delle catastrofi, riguardano l’importanza della riduzione dei rischi di catastrofe ai livelli nazionale e locale, con l’adozione di un quadro istituzionale solido che permetta di realizzare al meglio le attività di prevenzione e messa in sicurezza necessarie. Il Quadro di azione include anche la messa in evidenza, la valutazione e la sorveglianza dei rischi di catastrofe e il rafforzamento dei sistemi di allerta rapida, incoraggiando all’utilizzo di conoscenze, delle innovazioni e dell’educazione per realizzare una cultura della sicurezza e della resilienza a tutti i livelli, cioè a mettere in campo misure ‘elastiche’ di adattamento, prevenzione e contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici.
Per far questo occorre ridurre i fattori di rischio a tutti i livelli, ad iniziare dalla gestione dell’ambiente e delle risorse naturali, come della gestione del territorio.
L’altra priorità è quella di rafforzare la preparazione in previsione delle catastrofi, per poter intervenire efficacemente a tutti i livelli quando queste si producono, con la messa in opera di un efficiente e rapido meccanismo di scambi di informazioni, esercitazioni di preparazione ad affrontare eventi climatici catastrofici e con la creazione di fondi di urgenza per portare aiuto a chi ne viene colpito. (Fonte: greenreport)



WWF: AL VIA NEGOZIATI, SERVE DECISIONE SU EMISSIONI

“Serve soprattutto che i leader di tutto il mondo sentano l’urgenza del problema e siano decisi nella loro azione per ridurre le emissioni”. Questo il commento di Hans Verolme, direttore del Programma Clima del Wwf, in vista dei negoziati nell’ambito della Convenzione Onu sul Clima e del Protocollo di Kyoto, che si è svolta a Vienna dal 27 al 31 agosto. Rappresentanti di oltre 100 paesi hanno discusso gli obiettivi globali di riduzione delle emissioni da applicare dopo la prima fase del Protocollo di Kyoto, che termina nel 2012. Vienna deve preparare il terreno per la Conferenza di Bali di dicembre, quando avranno inizio le discussioni formali sull’argomento. Il punto cruciale è identificare il range di riduzione delle emissioni necessario. Secondo il Wwf, per evitare un cambiamento climatico con conseguenze catastrofiche, le emissioni nei paesi industrializzati dovrebbero essere ridotte di almeno il 30% entro il 2020 e del 50-80% entro il 2050 rispetto ai valori del 1990. In un rapporto specifico ai ministri delle Finanze, che è stato discusso nell’incontro di Vienna, sono esposti i costi che comporta la transizione verso un futuro basato sull’energia pulita. “Il fatto che i ministri delle Finanze di tutte le principali economie mondiali si incontreranno e discuteranno di come poter ‘ripulire’ i sistemi energetici del mondo dimostra che la questione viene presa sul serio” afferma Verolme. I negoziati decisivi però saranno quelli di Bali, che “sarà un successo se tutti i Paesi accetteranno di lavorare ad un accordo per proteggere il clima - conclude Mariagrazia Midulla, responsabile del programma Clima del Wwf Italia - stabilendo nuovi obiettivi per una reale riduzione delle emissioni in tutti i paesi industrializzati, rafforzando il mercato globale del carbonio e stimolando il trasferimento delle tecnologie e gli investimenti puliti”. (Fonte: ANSA)



LEGAMBIENTE: PENULTIMA FERMATA PER KYOTO

“Il prossimo vertice internazionale sul clima di Bali è di importanza fondamentale per non fare fallire la lotta ai cambiamenti climatici definita dal Protocollo di Kyoto. Ma è necessario che a Vienna si raggiunga un’ipotesi di accordo e un ordine del giorno preciso per l’appuntamento di dicembre in Indonesia. Occorre fare in modo che non si perda questo treno – spiega Legambiente in una nota -, che i governi più responsabili siano consapevoli di quanto questo frangente sia delicato e facciano tutto il possibile per trovare un accordo che vincoli anche quelli più riluttanti nonché a più alte emissioni come gli Stati Uniti, o come la Cina, l’India e il Brasile, anche se non rientrano nell’obiettivo Uno”. E perché la posizione dell’Europa possa essere più incisiva al tavolo delle trattative è necessario che i paesi come l’Italia, in forte ritardo nella corsa al taglio delle emissioni, comincino a fare sul serio mettendo a punto una strategia di riduzione che individui misure concrete e tempi certi per raggiungere gli obiettivi e che si incardini su efficienza energetica, fonti rinnovabili. “Fino ad oggi abbiamo solo peggiorato la situazione, basti pensare che all’inizio del 2007 – prosegue Legambiente - ad un anno dal fatidico inizio della fase attuativa di Kyoto (che prenderà il via il 1° gennaio del 2008), l’Italia, che si è impegnata a ridurre le emissioni del 6,5% rispetto ai livelli del 1990, ha continuato ad inquinare ritrovandosi a +18,6%”. (Fonte: comunicato stampa – Legambiente)



GREENPEACE: "SALVIAMO IL CLIMA ADESSO"

Alla riunione chiave delle Nazioni Unite a Vienna sulla prossima fase del protocollo di Kyoto, i volontari di Greenpeace hanno accolto i delegati internazionali, con regali e con una mongolfiera di quattro metri con due occhi giganti e il messaggio ‘Salviamo il clima adesso’. “Ciò che accade oggi a Vienna influenzerà le trattative di Bali e Greenpeace chiede che si proceda velocemente verso un rafforzamento del protocollo di Kyoto, la cui seconda fase comincerà nel 2013” spiega Francesco Tedesco, responsabile della campagna Clima ed Energia di Greenpeace “questo genere di riunioni spesso passa inosservato, ma il 2007 è un anno talmente cruciale per le trattative sul clima che l’attenzione di tutti noi deve essere massima”. La conferenza di Bali determinerà se i grandi del mondo riusciranno a raggiungere gli accordi necessari per proteggere l’umanità ed il pianeta dalla più grave minaccia ambientale di oggi, i cambiamenti climatici. Senza un’azione concreta volta a ridurre le emissioni di gas serra per mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C, miliardi di persone nel mondo subiranno gli effetti di eventi climatici estremi come alluvioni e crisi idriche. I profughi del clima potrebbero diventare milioni. Per mantenere l’aumento globale della temperatura sotto la soglia precauzionale di 2°C è assolutamente necessario che i governi mantengano i loro impegni e impongano nuovi stringenti obiettivi per il futuro. Greenpeace chiede i tagli alle emissioni di gas serra siano: - almeno del 50% globalmente entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990; - almeno del 30% per i paesi industrializzati entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990; - almeno dell’80% per i paesi industrializzati entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. “Nonostante l’aumento esponenziale di rapporti scientifici ed eventi estremi che ci mettono in costante allarme sugli impatti del riscaldamento globale – conclude Tedesco - manca un accordo internazionale tra tutti i maggiori emettitori di gas serra. A Vienna ci aspettiamo di vedere passi concreti per fronteggiare l’urgenza della crisi climatica e per raggiungere un accordo concreto a Bali”. (Fonte: greenreport)



PAPA: "PREGATE E LAVORATE CON ME PER TUTELARE AMBIENTE"

Il Papa ha chiesto ai cristiani di “pregare e lavorare con lui” per la difesa dell’ambiente ed ha rilanciato, in Piazza San Pietro, un appello per la tutela delle risorse idriche mondiali e per una maggiore consapevolezza dei rischi dei cambiamenti climatici, questioni “della massima importanza per l’intera famiglia umana”. Spunto per la nuova esortazione di Benedetto XVI, che non manca in ogni occasione di ribadire la sua sensibilità ecologista, è l’inizio in Groenlandia di un convegno religioso su ‘L’Artico: specchio della vita’, promosso dal patriarca ecumenico di Costantinopoli (Istanbul), l’ortodosso Bartolomeo I. Proprio a lui, Ratzinger, al termine dell’udienza generale tenuta sul sagrato della basilica vaticana, si è rivolto in modo particolare. “Voglio salutare - ha detto - tutti i partecipanti (i vari leader religiosi, gli scienziati, i giornalisti) e voglio assicurare loro il mio sostegno per il loro impegno”. “La tutela delle risorse idriche e l’attenzione per i cambiamenti climatici sono questioni della massima importanza per l’intera famiglia umana”, ha spiegato il Papa. “Incoraggiato dalla crescente consapevolezza della necessità di difendere l’ambiente, vi invito - ha concluso rivolgendosi ai presenti in piazza - a pregare e a lavorare con me per un maggiore rispetto delle meraviglie della creazione di Dio”. (Fonte: ANSA)

   

 A cura di Fabio Bruno

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