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GRAZIA FRANCESCATO (ARC-ITALIA): "AMBIENTE E SINDACATI: UN'ALLEANZA A FAVORE DEL BUON LAVORO, NELLA NUOVA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE"

“Un’alleanza tra ambiente e sindacati, nel quadro di una seconda rivoluzione industriale e culturale,  - a differenza di dieci anni fa - non è solo possibile, ma anche fondamentale.” A dichiararlo Grazia Francescato, presidente dell’ARC-Italia, a margine del convegno  ‘Cambiamenti climatici e lavoro’, organizzato dalla CGIL nella sede di Corso d’Italia.
“I mutamenti del clima sono oramai una realtà e lo è anche la ricetta, stabilita dall’Unione europea, del 20% da raggiungere nei tre settori - per mitigarne gli effetti e ricercare strategie di adattamento,  anche se, visto il forte ritardo, il taglio delle emissioni a nostro parere dovrebbe essere ancora più forte e cioè del 60-80%.  Gli ingredienti principali di questa ricetta si conoscono:  cambiare il mix energetico, dicendo addio ai combustibili fossili - in particolare petrolio e carbone – e puntare con grande decisione sulle rinnovabili, sul risparmio energetico e su tantissima innovazione e ricerca. Tutto questo si traduce in buon lavoro che in Italia già esiste: solo per fare un esempio due anni fa, ad un incontro sull’eco-lavoro realizzato con Modus erano presenti 311.000 addetti di cui il 50% apparteneva al settore agro-forestale e a quello dei  rifiuti e  poi via via a cascata agli altri settori. Ma oggi tutti questi settori  risultano in netta crescita. Il turismo sostenibile, ad esempio, aumenta ogni anno del 5% e da nicchia è ormai diventato un vero e proprio mercato. In questo contesto – prosegue - è chiara l’importanza di un’alleanza tra ambiente e sindacati.  La rivoluzione industriale ormai in atto darà come effetto collaterale il buon lavoro. Non si tratta di un’utopia, ma di una certezza:  in Italia, l’ambiente ha già dato occupazione a  311.00 lavoratori, in Germania ha creato 200.000 posti di lavoro ed  in Inghilterra  più di 400.000 persone lavorano nel campo energetico”. (Fonte: sito internet Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007)


PECORARO SCANIO (MINISTRO DELL'AMBIENTE): "LA SVOLTA ECOLOGICA COME GRANDE OPPORTUNITA' DI LAVORO"

Il mondo del lavoro fa parte, a pieno titolo, sia della società e sia dell’economia, la cui riconversione ecologica è fondamentale per affrontare il problema climatico. Servono modifiche nel settore dell’energia, dei trasporti, e dell’edilizia. In questi campi la svolta ecologista offre grandi opportunità di lavoro e, allo stesso tempo, aiuta il clima che ormai è una priorità mondiale. E’ quanto dichiarato dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Alfonso Pecoraro Scanio a margine dei lavori del convegno ‘Cambiamenti climatici e lavoro’, organizzato dalla CGIL. “La conferenza nazionale sul clima - ha proseguito - ha come obiettivo quello di  fornire indicazioni al governo per la finanziaria che si voterà il 30 di settembre. A favore dell’ambiente e del clima sono tutti – ha spiegato - poi, quando si parla di risorse si vede che i verdi e il Ministero dell’Ambiente chiedono più finanziamenti, altri - anche della mia coalizione – portano le istanze verso direzioni diverse. Non a caso - aggiunge - si è visto un boom di richieste verso le autostrade e non verso le ferrovie”.
Il ministro ha inoltre sottolineato l’importanza del ruolo dei sindacati, già mobilitati nei tavoli di concertazione, nella realizzazione di uno sviluppo in grado di coniugare ecologia ed economia. “Tutte le tecnologie ambientali sono ad alta intensità di occupazione: la raccolta differenziata e il porta a porta che noi proponiamo crea molti più posti di lavoro di quanti ne creino gli inceneritori; l’energia solare offre molto di più in termini di occupazione e di sicurezza, di quanto ne possa offrire l’uso dell’energia nucleare che è anche molto pericolosa.” (Fonte: sito internet Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007)


COLDIRETTI: "SICCITA' HA PROVOCATO DANNI PER 100 MILIARDI DI EURO IN EUROPA"

La siccità e la carenza di acqua hanno già provocato danni per 100 miliardi di euro nell’Unione Europea negli ultimi trenta anni, con costi medi annuali che sono addirittura quadruplicati nello stesso periodo. Lo ha reso noto il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel suo intervento all’Assemblea annuale dell’ANBI nel riferire i contenuti della comunicazione ‘sulla sfida europea alla scarsità di acqua e alla siccità’ adottata dal Collegio dei Commissari il 18 luglio. Il numero di territori e delle popolazioni colpiti dalla mancanza di acqua, dal caldo e dalla siccità è aumentato nell’Unione Europea del 20 per cento negli ultimi trenta anni e interessa oggi – riferisce la Coldiretti – almeno l’11 per cento della popolazione europea e il 17 per cento del territorio dell’Unione Europea. In Italia – continua la Coldiretti – più di un terzo del territorio nazionale è sensibile al rischio desertificazione anche per effetto dei cambiamenti climatici, che si stanno manifestando con sfasamenti stagionali e la più elevata frequenza di eventi estremi che rappresentano una sfida epocale per la salvaguardia dell’ambiente. Le aree con sensibilità media o alta alla desertificazione coprono – sottolinea la Coldiretti – il 36 per cento del territorio nazionale, ma è addirittura in una situazione critica circa la metà del territorio della Sardegna e della Calabria secondo l’ultimo annuario dei dati ambientali dell’Apat. Gli effetti del cambiamento climatico – continua la Coldiretti – si fanno sentire nelle campagne con un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l’olivo che è arrivato a ridosso delle Alpi e le prime arachidi raccolte nella pianura padana, la riduzione della riserva idrica, l’aumento dell’erosione in zone collinari e alluvioni in pianura, anticipo di germogliamento per le piante coltivate, maggiore rischio per gelate tardive, aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti, stress idrico delle piante.
Una tendenza che – prosegue la Coldiretti – potrebbe anche modificare le condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini con il conseguente rischio di estinzione del patrimonio record di prodotti tipici nazionali che devono le proprie specifiche caratteristiche “essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali ed umani”. In gioco – precisa la Coldiretti – c’è un patrimonio di prodotti che ha superato i 20 miliardi di euro in valore e che registra primati mondiali nei vini, nei prodotti a denominazione di origine e nelle specialità tradizionali. Si tratta di processi – continua la Coldiretti – che rappresentano una nuova sfida per l’impresa agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.
Servono – prosegue la Coldiretti – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali del piano irriguo nazionale previsto dalla finanziaria, campagne di informazione e educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso fabbisogno idrico come il sorgo. Un impegno che va accompagnato – continua la Coldiretti – da una maggiore decisione nel raggiungimento degli obiettivi fissati per il nostro paese dal protocollo di Kyoto anche con lo sviluppo di alternative energetiche come i biocarburanti ottenuti dalle coltivazioni agricole, per ridurre l’impatto dei gas ad effetto serra dei combustibili fossili. (Fonte: sito internet Coldiretti)



REALACCI (PRESIDENTE DI SYMBOLA): "E' NECESSARIO RIDURRE L'IVA SUI BENI POCO INQUINANTI"

“Proprio ieri - commenta Realacci, presidente di Symbola - Gordon Brown e Nicolas Sarkozy hanno avanzato una proposta all’Unione Europea per ridurre l’Iva sui beni di consumo poco inquinanti e applicare una fiscalità agevolata per prodotti puliti provenienti dai paesi extra UE. E’ una proposta che il Governo Italiano deve appoggiare con determinazione e che va nella direzione indicata anche dalla relazione sui mutamenti climatici preparata dalla Commissione Ambiente della Camera. La sfida per combattere i mutamenti climatici deve diventare una priorità per tutti i paesi industrializzati. L’Italia è ancora indietro e dobbiamo dare un chiaro segnale di cambio di rotta per non restare indietro. Come ci conferma l’indagine presentata oggi la qualità è la chiave per sviluppare gli scenari futuri e come il tessuto produttivo italiano, formato da piccole e medie imprese legate al territorio, per le sue caratteristiche di innovatività, creatività e capillarità, possa contribuire a sviluppare un’economia e una società amiche dell’ambiente, delle comunità e delle persone. Ancora una volta i talenti italiani possono produrre cose che piacciono al mondo ma anche utili ad affrontare le sfide globali”.  (Fonte: comunicato stampa di Symbola – estratto)


BAN KI-MOON (SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU): "UN NUOVO ACCORDO SUL POST-KYOTO ENTRO IL 2009"

Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon si è appellato a tutti gli Stati perché partecipino ai negoziati per un nuovo trattato sul clima entro il 2009, quando si terrà a New York il dibattito convocato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite sul tema ‘cambiamenti climatici, una sfida mondiale’. “Riunendoci - ha detto Ban Ki-moon - faremo in modo che la questione dei cambiamenti climatici, che figura da più lungo tempo all’ordine del giorno mondiale, riceva finalmente la forte attenzione che merita. L’Artico si sta riscaldando due volte più velocemente che la media a scala mondiale. Lo scioglimento (dei ghiacci N.d.R.) che ne risulterà minaccia le popolazioni e gli ecosistemi della regione, ma anche le isole e le città costiere dell’altro lato del pianeta. Altrove, in conseguenza della sparizione dei ghiacciai, le riserve di acqua sono in pericolo. E per un terzo della popolazione mondiale che vive nelle regioni secche, soprattutto in Africa, la modificazione degli schemi climatici minaccia di esacerbare la desertificazione, la siccità e l’insicurezza alimentare”. Il segretario generale dell’Onu ha chiesto che si giunga ad un accordo quadro, all’interno della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici, che possa trattare la questione su tutti i fronti, soprattutto l’adattamento, l’attenuazione, le tecnologie pulite, la deforestazione e la mobilitazione di risorse.
“Tutti i paesi - ha detto Ban Ki-moon - devono fare quel che possono, per pervenire ad un accordo di qui al 2009, per fare in modo che questo entri in vigore al momento che gli impegni del Protocollo di Kyoto cesseranno nel 2012”. La riunione di esperti convocati all’Onu dovrebbe permettere di preparare il terreno per un dibattito ad alto livello sui cambiamenti climatici che si terrà alla prossima sessione dell’Assemblea generale, il 24 settembre prossimo, per i negoziati nel quadro dell’United Nations Framework Convention on Climate Change che si terrà a dicembre a Bali. Ban Ki-moon ha anche ricordato il progetto ‘rendere l’Onu più verde’ per fare delle Nazioni Unite un’organizzazione ‘neutra’ a livello climatico. Sheikha Haya al Khalifa, la presidente dell’Assemblea generale, ha rilevato che le prove scientifiche allarmanti s’accumulano ogni mese, sottolineando la necessità di affrontare senza indugio i problemi legati ai cambiamenti climatici, in particolare per ridurre più velocemente gli impatti negativi del fenomeno sulla crescita economica dei Paesi in via di sviluppo, rilevando che ci sono Paesi che più di altri subiscono in pieno le ripercussioni dei cambiamenti climatici, che mettono a rischio la realizzazione degli obiettivi del millennio per lo sviluppo. Per invertire la tendenza, Sheikha Haya ha chiesto maggiori investimenti nelle energie rinnovabili, e l’appoggio alla diffusione di tecnologie destinate ai Paesi poveri, cose singolari e significative se dette da chi viene da un ricco Stato petrolifero del Golfo Persico come il Bahrein. Il dibattito informale in corso all’Onu ha per tema centrale le emissioni di CO2, e tutte le emissioni di carbonio prodotte dalla Conferenza, soprattutto per i viaggi degli esperti a New York, saranno compensati con investimenti in un progetto di biomasse in Kenya, e così si creeranno anche nuovi posti di lavoro. (Fonte: greenreport)



LA RICETTA DELL'UNIONE EUROPEA CONTRO LA SICCITA'

La maggior parte dell’Europa meridionale fronteggerà una diminuzione della disponibilità di acqua tra il 30% e il 50% nei prossimi decenni. Per quanto riguarda l’Italia, è a rischio il Mezzogiorno che nel 2070 potrebbe toccare il picco del 50% in meno. Ma nessun allarmismo: l’Unione Europea (Ue) ha gli strumenti e le risorse per far fronte al pericolo siccità, a patto che i paesi membri attuino le direttive comunitarie in materia. C’è qualche ombra, ma ci sono anche luci, nello scenario delineato dalla Commissione europea nella comunicazione sulle prime misure possibili per far fronte al problema siccità nell’Unione.
“La gran parte dell’Europa meridionale farà fronte ad una diminuzione della disponibilità di acqua tra il 30 e il 50% nei prossimi decenni”, afferma l’esecutivo Ue nel testo messo a punto dal commissario europeo all’Ambiente Stavros Dimas. In questa cornice, in base a quanto si evince dai grafici, le aree italiane che entro il 2070 potrebbero vedere dimezzate le loro risorse idriche sono Sicilia, Puglia, Calabria, Campania e Sardegna, e lo stesso pericolo potrebbe presentarsi in alcune regioni della Spagna che si affacciano sul Mediterraneo, oltre che in Grecia, Cipro e Malta.
In generale “l’Europa continua a perdere almeno il 20% della sua acqua a causa delle inefficienze, per esempio, attraverso perdite nei sistemi pubblici di fornitura idrica e nelle reti di irrigazione, inadeguati dispositivi nelle case, pratiche idriche inefficienti nelle industrie” afferma Bruxelles,spiegando che negli ultimi trent’anni Cipro, Francia, Italia, Portogallo e Spagna hanno registrato “la più alta frequenza di siccità dal 1976 ad oggi, con 8-21 casi per paese”. In cima alla graduatoria dei paesi poveri di acqua ci sono Cipro e Malta, con meno di 100 metri cubi pro capite l’anno, seguiti da Spagna, Francia e Italia con meno di 200 metri cubi pro capite l’anno.
“L’impatto complessivo sull’economia dovuto alla siccità del 2003 sono stati stimati intorno a 8,7 miliardi di euro rileva ancora Bruxelles, additando i mutamenti climatici come la causa principale di questo scenario. I cambiamenti del clima “a livello globale comporteranno scarsità di acqua per 1,1-3,2 miliardi di persone, con una temperatura in salita tra i 2 e i 3 gradi centigradi. Una tendenza cui “l’Europa non potrà sottrarsi” si legge nella comunicazione. Anzi, in assenza di un chiara strategia, questo trend “continuerebbe e potrebbe anche peggiorare”. Ma l’Ue ha le risorse per evitare questi rischi. “Le risorse di acqua fresca in Europa sono ampiamente disponibili - si rileva nel testo- la loro distribuzione spaziale e temporale porta ad aree scarse d’acqua e a situazioni di siccità periodica”.
Per quanto riguarda il Mediterraneo i risparmi potenziali di acqua rappresentano il 45% della domanda nel 2025. Bruxelles mette dunque in luce i progressi fatti dai paesi membri e suggerisce la ricetta per rafforzare la strategia anti-siccità. “I rapporti dei paesi membri sugli obblighi previsti dalla direttiva quadro sull’acqua presentano dei risultati incoraggianti - si legge nella comunicazione - gli stati hanno già fatto significativi passi avanti verso una gestione sostenibile dell’acqua”. Insieme alle altre direttive correlate alla questione dell’acqua, ancora in fase di negoziato, la direttiva quadro fornisce “tutti gli strumenti per una gestione sostenibile delle risorse idriche”. Tuttavia “attuare tutti questi strumenti resta una sfida” osserva la Commissione. I paesi membri “hanno ancora bisogno di fare progressi nell’attuazione delle disposizioni delle norme Ue sui prezzi e i costi di recupero”. Intanto i prossimi passaggi della nuova strategia sono già fissati: la Commissione rivedrà i progressi in materia e presenterà un nuovo rapporto sul caso nel 2008, in più valuterà iniziative ed azioni possibili alla luce delle discussioni sulla comunicazione a livello di Consiglio Ue ed Europarlamento. (Fonte: La Stampa)

   

 A cura di Fabio Bruno

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