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MUSSI (MINISTRO DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA): "SULL'AMBIENTE LA BATTAGLIA PIU' DURA"

La nostra civiltà oggi è di fronte ad un’alternativa legata all’ambiente: o salta per aria oppure progredisce. Sono parole del Ministro dell’Università e della Ricerca, Fabio Mussi, pronunciate nel corso della tavola rotonda tra gli esponenti del governo, alla Conferenza sul clima svoltasi alla FAO. Quella sull’ambiente è la battaglia politica più dura – ha proseguito Mussianche perché molti governi hanno negato fino all’ultimo l’evidenza, cioè i danni arrecati al pianeta dall’attività dell’uomo”. Solo di recente, poi, l’idea che l’impatto dei cambiamenti climatici sia misurabile e misurato è stata accettata quasi universalmente, tanto e vero che domani il ministro firmerà un accordo con il suo omologo cinese, un segnale importante e determinante, il cui primo punto riguarda la corrispondenza tra il lavoro della ricerca scientifica e quello relativo alle energie rinnovabili”. Mussi ha anche ricordato che tra breve ci troveremo davanti un’epoca in cui avremo bruciato tutti i combustibili, e si rischia “che dopo l’ultima guerra del petrolio si combatta, con gli stessi eserciti, la prima per l’acqua”. L’esponente del governo ha affermato, tra gli applausi della platea, che il capitalismo nella sua forma attuale è incompatibile con il pianeta Terra, e ha concluso che oggi c’è una necessità di riforma del sistema economico e sociale maggiore di quella del secolo scorso. Per quanto riguarda nello specifico l’ambiente, Mussi ha invitato ad una maggiore responsabilità da parte dei singoli cittadini, anche se sono le istituzioni a dover reperire i fondi per una lotta adeguata contro gli effetti dei cambiamenti climatici, magari abbassando le spese per il settore militare, che negli ultimi anni hanno avuto un incremento senza precedenti. Scelte politiche ed economiche ormai indispensabili, ha concluso il ministro, che dovranno essere “rispecchiate” nella Finanziaria da approvare per il 2008. (Fonte: sito della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007)


GIORGI (IPCC): "ATTIVITA' SOLARE? EFFETTO IRRILEVANTE"

Pochi margini di dubbio sull’esistenza del riscaldamento globale, e un contributo assolutamente irrilevante dell’attività solare nell’aumento della temperatura. Lo sottolinea, nella giornata iniziale della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici, il vice presidente del Working Group 1 dell’IPCC, Filippo Giorgi. Che spiega come dalla Rivoluzione industriale ai giorni nostri i gas serra siano sempre andati aumentando e oggi siano presenti in atmosfera alle massime concentrazioni. Fino agli anni ’70 la temperatura è rimasta stabile con l’eccezione di un’unica anomalia climatica negli anni ’20-’30, comunque non attribuibile ai gas serra, e i 50 anni appena trascorsi sono stati i più caldi degli ultimi 350. Gli scenari mostrano come il Mediterraneo sia in assoluto la regione più vulnerabile al mutamento del clima, assicura.
Perché il clima cambia? Per il contributo dei gas serra e per fattori naturali. Rispetto a questi ultimi, in particolare, si è acceso un dibattito sui media relativamente al ruolo delle radiazioni solari nell’aumento della temperatura. Tuttavia, per l’esperto dell’IPCC negli ultimi 50 anni il sole ha dato un contributo assolutamente minoritario rispetto a quello dei gas serra. Preoccupanti gli scenari delineati dagli esperti dell’IPCC: in una situazione di ‘business-as-usual’, cioè senza avviare azioni di mitigazione delle emissioni, la quantità di CO2 triplicherà entro il 2100. Di quanti gradi centigradi aumenterà la temperatura, invece, è un dato ancora molto incerto e il range di possibilità varia da 1 a 6°C. Per Filippo Giorgi il climate change potrebbe  determinare la scomparsa della corrente del Golfo, l’effetto di ice-shelf nell’Antartide occidentale e lo scioglimento della Groenlandia. È realtà o fantascienza?”, domanda retoricamente l’esperto. Purtroppo è realtà. Basta vedere cosa è accaduto nel febbraio-marzo del 2002 alla piattaforma di ghiaccio Larsen B in Antartide, collassata improvvisamente insieme ai suoi 500 milioni di tonnellate di ghiaccio. (Fonte: sito della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007)


MARCHETTI (SOTTOSEGRETARIA ALL'AMBIENTE): "SERVE UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO"

Serve un nuovo modello di sviluppo per contrastare i cambiamenti climatici: a sostenerlo è Laura Marchetti, Sottosegretaria del Ministero dell’Ambiente, a margine della prima Conferenza sui Cambiamenti Climatici tenutasi a Roma. “Il 70-80% dell’effetto serra è dovuto alle industrie energetiche e a un modello di sviluppo che ha sempre considerato l’ambiente soltanto come risorsa da sfruttare” sostiene Laura Marchetti. “Ora è urgente un’assunzione di responsabilità per uscire dal modello economico tradizionale. Il Ministro - ha sottolineato la sottosegretaria - fa bene a puntare sull’adattamento e a cercare di ottenere maggiori risorse, per il riassetto del territorio, dato che il nostro Paese è tra quelli che pagano un forte prezzo in termini di danni ambientali. Ma anche la riduzione dell’effetto serra è fondamentale”. Secondo la sottosegretaria, la Conferenza è un passo importante verso una concreta svolta in prospettiva ecologica, che va condivisa a tutti i livelli: “E’ la prima volta – ha concluso Laura Marchettiche la questione climatica diventa centrale, è un momento commovente ed emozionante”. (Fonte: minambiente.it)



A.N.B.I.: ALTERATI GLI EQUILIBRI ECONOMICI

“I cambiamenti climatici in atto non avranno solo ricadute di carattere ambientale, bensì altereranno anche gli equilibri economici”: lo ha affermato il Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.), Massimo Gargano, intervenendo a Bologna, nell’ambito della Festa Nazionale de L’Unità, ad un forum sul tema ‘Agricoltura e mutamenti climatici’, dove, alla presenza anche del Ministro, Paolo De Castro, ha anticipato alcuni temi, che ha poi sviluppato nel corso della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici. Gargano ha portato, fra i tanti, due esempi poco citati ma illuminanti: il previsto innalzamento del livello del Mar Mediterraneo accentuerà il fenomeno della risalita del cuneo salino lungo i fiumi con evidenti conseguenze sulle coltivazioni dell’area; temperature più elevate e minori disponibilità irrigue condizioneranno fortemente le ricchezze agroalimentari del ‘made in Italy’. (Fonte: e-gazette)



ISTITUTO BRUNO LEONI: "MERA PROPAGANDA"

Commenta Carlo Stagnaro, direttore Energia e Ambiente dell’IBL: “Purtroppo la Conferenza Nazionale sul clima si sta rivelando un evento di mera propaganda per obiettivi politici, che non ha nulla a che fare con l’analisi delle evidenze scientifiche e la valutazione degli impatti economici di cui il paese ha bisogno. Se fosse vero quello che dice il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, allora l’Italia dovrebbe trasformarsi in un deserto nel giro di pochi anni. Si tratta di uno scenario privo di credibilità che viene brandito in modo terroristico: se però si guarda alla realtà, sono assai più preoccupanti le conseguenze immediate e certe delle politiche climatiche, che renderebbero l’energia ancora più costosa, di quelle presunte dell’effetto serra. Infatti, l’unico dato realistico è quello sul costo della riduzione delle emissioni, svariati miliardi di euro all’anno”. Conclude Stagnaro: “Essendo con ogni probabilità frutto del caso, i numeri di Pecoraro sono però buoni per il lotto, 4 (la temperatura italiana sarebbe aumentata 4 volte più velocemente che nel resto del mondo), 7 (miliardi il costo delle politiche climatiche), 14 (giorni di pioggia in meno all’anno), 40 (il rapporto tra il costo dell’inazione e dell’azione), 50 (miliardi il presunto costo del cambiamento del clima). Naturalmente sulla ruota di Napoli”. (Fonte: e-gazette)



ZECCHINI, GME IN PRIMA LINEA PER DIFESA AMBIENTE

“I tre mercati ambientali (Mercato dei Certificati Verdi, dei Titoli di Efficienza Energetica e delle Unità di Emissione) gestiti dal Gestore del Mercato Elettrico (GME)” - afferma Salvatore Zecchini, Presidente del GME - “rappresentano un contributo notevole al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei gas a effetto serra che il Paese si è dato. In particolare, il mercato dei Titoli ad emettere CO2 può promuovere l’adozione delle tecnologie più efficienti consentendo alle imprese con impianti a costi marginali più bassi di vendere i titoli eccedenti alle altre imprese. Si stima che siano soggetti ai limiti di emissione oltre 12mila impianti industriali in Europa di cui circa 1.500 in Italia, in particolare nei settori energia (termoelettrico, raffinerie), acciaio, cemento, carta, calce”. (Fonte: e-gazette)

 

   

 A cura di Fabio Bruno

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