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 MANIFESTO PER IL CLIMAUn New Deal per l’adattamento sostenibile e la sicurezza ambientale
 Conclusioni Conferenza Nazionale Cambiamenti Climatici
 Roma, 12 e 13 settembre 2007
 
 I cambiamenti climatici costituiscono un  problema nazionale. Le strategie per contrastarli vanno considerate prioritarie  per l’iniziativa del Governo e per l’integrazione delle azioni di riduzione  delle emissioni di gas serra e delle azioni di adattamento sostenibile nelle  politiche sociali, economiche, finanziarie, agricole e territoriali. Queste  azioni possono e devono rappresentare anche un importante volano per  l’occupazione. La sicurezza, il benessere e la qualità della vita dei cittadini  italiani di oggi e domani dipendono dalla salute del pianeta e del suo clima.  Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, entro il  2008, definirà una strategia nazionale per l’adattamento sostenibile ai  cambiamenti climatici e per la sicurezza del territorio.  
 1. In base ai risultati della Conferenza  Nazionale, coerentemente con le strategie delineate in sede Nazioni Unite (in  particolare la Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici – UNFCCC) e con quelle  delineate in sede di Unione Europea, è necessario sviluppare politiche concrete  di mitigazione dei cambiamenti climatici rispettando gli impegni assunti e  lavorando nelle opportune sedi internazionali per più significative riduzioni  dell’emissione di gas climalteranti, avviando contestualmente iniziative  concrete a favore del risparmio, dell’efficienza energetica e dell’utilizzo di  fonti rinnovabili sostenibili.
 Si deve, innanzi tutto, attuare il  protocollo di Kyoto entro il 2012 e, nell’ambito della prossima rinegoziazione  degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti, procedere alle  ulteriori riduzioni delle emissioni di gas serra indicate dall’Unione Europea,  pari ad almeno il 20% entro il 2020 (che auspichiamo diventi del 30% come  previsto dall’UE, nel quadro di un accordo globale) e al 60% entro il 2050,  coerentemente con le indicazioni dell’Intergovernamental Panel on Climate  Change (IPCC).
 
 2. E’ necessario coordinare le misure di  mitigazione con quelle di adattamento al cambiamento climatico, integrando da  subito queste ultime nelle politiche settoriali di sviluppo economico, nella  legislazione e nei programmi di finanziamento delle grandi opere, prevedendo  azioni immediate di adattamento che possono già oggi essere avviate in Italia,  a partire dalle politiche riguardanti:
 
                          la protezione degli ecosistemi e della  biodiversità (terrestre e marina),la gestione del suolo e delle coste,la gestione delle risorse idriche, la tutela sanitaria della popolazione, l’agricoltura e lo sviluppo rurale, l’industria e l’energia, il turismo.  In questo contesto  assumono priorità la concreta attuazione di alcuni strumenti normativi, tra i  quali:  
                          a) la Direttiva Quadro  Acque 2000/60 (risorse idriche) b)  la Direttiva Habitat 92/43/CEE e Direttiva Uccelli 79/409/CEE (biodiversità)
 c)  la Convenzione Internazionale per la protezione delle Alpi
 
 d)  il sistema contabilità nazionale ambientale (legge delega)
 e il completamento del percorso di riforme delle norme sulla  valutazione ambientale, soprattutto per quanto riguarda l’integrazione della  Valutazione Ambientale Strategica nei nuovi piani. 
 3. E’ necessaria la  definizione immediata di un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti  climatici, che veda impegnato l’intero Governo, le istituzioni locali e  territoriali e le parti sociali, connesso e integrato con l’avvio o la concreta  implementazione dei due piani previsti dalle due grandi Convenzioni  internazionali:
 
                          - il Piano nazionale per la  biodiversità, con particolare riferimento al ripristino ecologico e alla deframmentazione;
 - il Piano nazionale  di lotta alla siccità e alla desertificazione.
              Inoltre, in un’ottica di piena sostenibilità ambientale, il Piano dovrà  comprendere le migliori      strategie di intervento per:
 
                          - la difesa del suolo;   - la gestione  integrata delle coste; 
 - l’adattamento del turismo in Italia;
 - la gestione  delle risorse idriche;   - un  programma nazionale di partecipazione, informazione, sensibilizzazione deicittadini sui  cambiamenti climatici.
 La complessità del tema  dei cambiamenti del clima e delle sue interconnessioni con gli aspetti di  sviluppo socio-economico nazionale e con gli aspetti internazionali (legati  alle politiche europee e all’attuazione delle direttive comunitarie, così come  alle politiche extraeuropee e alle relazioni internazionali), richiede che il  Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici sia coerente con le  strategie di mitigazione e le iniziative di ricerca sui cambiamenti climatici e  la formazione. L’esigenza di sviluppare  strategie e piani di adattamento ai diversi livelli territoriali richiede la  disponibilità, per le amministrazioni di tali ambiti, di dati, informazioni e  documentazione, nonché la predisposizione di rapporti periodici sullo stato di  attuazione delle iniziative. Per conseguire queste finalità è opportuno  attribuire, sul modello tedesco, all’Agenzia per la Protezione dell’ambiente e  per i servizi tecnici (APAT) le funzioni di centro di competenza sugli impatti  e sull’adattamento ai cambiamenti climatici.
 
 4. Devono inoltre essere  promosse iniziative per assistere i paesi in via di sviluppo nella  programmazione e nella attuazione di piani di adattamento sostenibile ai  cambiamenti climatici anche al fine di prevenire squilibri sociali. Per  favorire la sostenibilità nelle politiche di adattamento è opportuno proporre  l’istituzione di un Fondo europeo di adattamento che possa supportare le  iniziative di assistenza ai paesi in via di sviluppo, con particolare  attenzione a quelli del bacino mediterraneo.
 
 5. Si auspica che gli  impegni del governo italiano per integrare le logiche di adattamento ai  cambiamenti climatici all’interno delle politiche generali e settoriali possano  essere conseguiti entro un arco temporale di tre anni. Per monitorare i  progressi, così come per adeguare le politiche al ritmo incalzante del  mutamento climatico, si auspica la convocazione della Conferenza Nazionale  sull’adattamento ai cambiamenti climatici con una cadenza che segua almeno  quella dei rapporti dell’Ipcc e che preveda sessioni di aggiornamento. (Fonte:  sito della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007)
   LE PRIME 13 AZIONI PER L’ADATTAMENTO SOSTENIBILE Dalla Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici e dai  lavori preparatori emergono alcune indicazioni per l’azione prioritaria del  Ministero dell’Ambiente. Il Ministero si impegna a farsi promotore di una  politica vasta e coordinata con i ministeri competenti  
                          Avviare una vasta opera di ricerca e conoscenza delle  maggiori criticità connesse agli effetti del cambiamento climatico; impegnarsi  nella preparazione di un rapporto annuale sul monitoraggio dei cambiamenti  climatici e dei loro effetti sull’ambiente, sulla salute dei cittadini,  sull’economia; coinvolgere in maniera vasta il mondo della ricerca e  dell’università. 
 
Confermare ed espandere il sistema di incentivi per il  risparmio energetico nel settore residenziale; avviare un programma di sostegno  per la bioedilizia, definendo normative che ne permettano lo sviluppo, con  l’obiettivo di integrare le azioni di riduzione di gas serra con quelle di  adattamento al clima che cambia. 
 
Impegnarsi nell’incentivazione di nuove forme di consumo  compatibile con le esigenze dell’adattamento climatico, a cominciare dalla  promozione dell’etichettatura idrica di beni e prodotti. 
 
Adeguare la gestione delle risorse idriche al cambiamento  climatico. Avviare azioni volontarie di risparmio di acqua per l’agricoltura  attraverso un patto con le organizzazioni agricole; evitare lo sfruttamento  delle falde in prossimità delle zone umide di grande valore naturalistico;  conservare l’acqua e distribuirla senza sprechi.
 
Rispondere all’impatto dei cambiamenti climatici  sull’agricoltura. Difendere i prodotti tipici italiani, sostenendo  l’agricoltura di qualità e l’agricoltura biologica, incentivando colture  tradizionali resistenti alla minore disponibilità di acqua, sostenendo la  coltivazione delle foreste, la manutenzione del territorio.
 
Mettere in sicurezza le coste italiane. Adeguare le regole  urbanistiche sulla linea di costa, ripensare alle infrastrutture portuali, alle  reti di trasporti, alla localizzazione di impianti di produzione di energia in  relazione alla variazione della linea di costa; ripristinare le dune costiere e  le zone umide. 
 
Rispondere all’atteso aumento della frequenza e gravità degli  eventi estremi sistemando e rimettendo in sicurezza le aree a maggior rischio  idrogeologico. Applicare le norme di sicurezza per le costruzioni nelle zone di  espansione dei fiumi e nelle aree a rischio frana e valanga, riforestare le  aree a bassa copertura vegetale con l’obiettivo di mitigare gli effetti del  riscaldamento climatico e di adattare il territorio ai rischi indotti (difesa  del suolo, desertificazione). 
 
Provvedere a un’azione di gestione sostenibile delle risorse  marine; avviare meccanismi per lo sviluppo della pesca sostenibile; mettendo a  punto un piano di recupero della risorsa fiume, coordinando le azioni di  salvaguardia dell’ecosistema e la gestione della risorsa idrica.
 
Pensare alla montagna: incoraggiare un turismo meno legato  alle esigenze sciistiche, più consapevole del patrimonio naturalistico. Puntare  alla riqualificazione delle aree sciistiche, sottoporre la realizzazione di  nuove infrastrutture alla verifica della fattibilità e della convenienza  economica. 
 
Inserire nelle strategie sanitarie la variabile dei nuovi  rischi collegati al clima sia per quanto riguarda la localizzazione che il  funzionamento delle strutture sanitarie. 
 
Mettere a punto un sistema ancora più efficiente di early  warning meteoclimatico nelle aree a maggior rischio di alluvioni e frane, per  intervenire preventivamente là dove già si sa che le emergenze si produrranno.
 
                            Aumentare  il livello di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini nelle politiche  di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; lanciare iniziative di  sensibilizzazione e partecipazione democratica con la realizzazione di un  Climate Day, da effettuarsi nel giorno della ratifica del Protocollo di Kyoto  (16 febbraio).
 
Realizzare forme di incentivi ambientali per il lavoro e le  imprese anche in relazione alle nuove norme della contabilità ambientale.
 
 
 (Fonte:  sito della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007) 
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