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Giacimenti di petrolio
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S.o.s. Terra:
ecco i mali del nostro pianeta
State of the
World 2005:
guerre e terrorismo sono solo la punta dell'iceberg.
"Per risolvere i problemi della Terra serve
una Glasnost mondiale" afferma Gorbaciov.
La guerra globale al terrorismo sta distogliendo
l'attenzione del mondo dalle ragioni fondamentali
di instabilità, riporta il World Watch
Institute nel suo rapporto annuale State of
the World 2005.
I problemi di sicurezza sono in cima all'agenda
mondiale, ma il terrorismo è solo il
sintomo di un'ampia gamma di problemi per i
quali non basta la sola risposta militare.
Gli
"assi del male" del nostro Pianeta
La povertà endemica, la crescente disuguaglianza
tra popoli, l'elevato tasso di disoccupazione,
le migrazioni su larga scala, la ricorrenza
dei disastri naturali, il collasso degli ecosistemi,
il degrado ambientale e l'inasprirsi della competizione
per il petrolio e le altre risorse sono alla
base di un malessere socioeconomico, ambientale
e politico.
Con la costruzione di armamenti micidiali questi
"problemi senza passaporto" creano
le condizioni ideali per il dilagare di guerre
ed estremismi.
"Povertà, malattie e declino ambientale
sono i veri assi del male - ha dichiarato Cristopher
Flavin, presidente del Worldwatch - se non riconosciamo
e non rispondiamo a questa minaccia, il mondo
rischia di essere inaspettatamente colpito dalle
nuove forze di instabilità, proprio come
accadde agli Stati Uniti l'11 settembre".
Il mercato delle armi
Le armi non forniscono sicurezza e la guerra
al terrorismo sta esaurendo risorse che potrebbero
essere investite per combattere le vere radici
dell'instabilità globale. Il mondo potrebbe
rimanere intrappolato in una spirale di caos
e violenza che determinerebbe il collasso di
leggi e norme internazionali. Circa 300mila
persone sono uccise dalle armi, ogni anno, nei
conflitti armati, altre 200mila muoiono per
violenza armata e 1,5 milioni rimangono ferite.
Il traffico di armi leggere tra milizie armate,
gruppi di rivoltosi, organizzazioni criminali
e cittadini privati alimenta il ciclo della
violenza e si stima che ogni anno vengano prodotti
tra i 7,5 e gli 8 milioni di armi all'anno.
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Produzione di petrolio
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Caccia all'oro nero
La lotta per il petrolio, la mancanza di acqua
potabile, il problema della fame nel mondo,
le malattie infettive e la disoccupazione
giovanile sono i mali che, secondo il rapporto
del WWI, flagellano la nostra società.
"La specie umana ha un'unica possibilità
per rendere il XXI secolo un secolo di pace
e sicurezza - dichiara Mikhail S. Gorbaciov,
presidente di Green Cross International, nell'introduzione
dello State of the World 2005 - Io credo che
oggi il mondo debba affrontare tre sfide tra
loro correlate: la sfida per la conquista
della sicurezza, inclusi i rischi associati
con le armi di distruzione di massa e il terrorismo;
la sfida alla povertà e al sottosviluppo;
e la sfida per la sostenibilità ambientale".
Leggi
l'approfondimento
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La
prefazione
di Cristopher Flavin
Presidente del Worldwatch
Institute.
Wangari
Maathai e Mikhail Gorbatchev
sono canali di comunicazione
tra il tema dell'ambiente
e quello della sicurezza
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La
caccia all'oro nero alimenta rivalità
geopolitiche, guerre civili e violazioni dei
diritti umani. Il petrolio è l'energia
fossile più cara (55 dollari al barile
nel marzo 2005) ed è, per di più,
una risorsa finita alla cui filiera oggi non
ci sono alternative simili. Secondo il rapporto,
solo negli anni '90 per i conflitti legati
a questa risorsa sono morte 5 milioni di persone
e una cifra compresa tra i 17 e i 21 milioni
di persone è stata costretta a spostarsi,
ad abbandonare la propria terra: sono diventati
profughi di guerra o ambientali. L'industria
petrolifera su cui si fondano le economie
medio-orientali, ha messo in crisi lo sviluppo
economico e politico del Golfo Persico e favorito
focolai terroristici. Il petrolio, inoltre,
rappresenta una seria minaccia alla stabilità
climatica e alla sicurezza umana: è,
infatti, responsabile del 42% delle emissioni
di gas serra ed il maggior imputato delle
siccità, delle alluvioni e degli uragani
che devastano sempre più frequentemente
il nostro Pianeta.
SOS risorse: acqua e cibo non bastano
Acqua e cibo sono tra le altre minacce alla
stabilità del Pianeta. Secondo il rapporto:
" Nel mondo 434 milioni di persone affrontano
quotidianamente il problema della mancanza
di acqua potabile e si stima che, entro il
2025, tra i 2,6 e i 3,1 milioni di persone
vivranno in ambienti aridi o con scarse risorse
idriche. La carenza di cibo è un problema
che affligge una fetta ancora più consistente
della popolazione: 2 miliardi di persone soffrono
la fame nel mondo, di queste 800 milioni vivono
in paesi in via di sviluppo. La crescente
pressione umana sull'ambiente prosciuga le
risorse umane, nei prossimi anni il numero
dei campi fertili e la diversità degli
animali da bestiame si ridurrà, l'agricoltura
risentirà fortemente del cambiamento
climatico e sempre più popolazioni
si vedranno costrette ad affrontare carestie
e siccità. Il caso del Darfur, in Sudan,
lo scorso anno, rappresenta la tragedia più
recente dovuta proprio al collasso dei nostri
ecosistemi: anni di desertificazione e la
conseguente crisi della pastorizia hanno inasprito
fino al genocidio gli scontri tra arabi e
africani del luogo.
L'esplosione demografica del mondo in via
di sviluppo
Ad aggravare la situazione dei paesi in via
di sviluppo come l'Africa Subsahariana, il
Medio-Oriente e l'Asia centro-meridionale
si aggiungono i "fattori di rischio demografico":
la scarsa disponibilità di terreni
agricoli e di acqua potabile, l'aumento del
tasso di disoccupazione giovanile (il 21-26%
dei giovani sono disoccupati), la diffusione
di malattie infettive come l'AIDS e l'elevato
tasso di natalità di queste aree (in
media ogni donna partorisce 4 figli), contribuiscono
alla disgregazione del tessuto sociale e all'inibizione
del progresso economico di questi paesi.
Malattie infettive alla ribalta
"Negli ultimi decenni - secondo lo State
of the World - vecchie malattie, come la tubercolosi,
la malaria e il colera si sono diffuse in
maniera rilevante e più di 30 malattie
prima sconosciute come l'Ebola, l'HIV (che
ha ucciso in totale più di 20 milioni
di persone e continua ad ucciderne 5 milioni
l'anno), l'Hantavirus e la SARS sono emerse
come nuove minacce per la salute umana "
L' aspettativa di vita per i nuovi nati in
Giappone, Svezia e Svizzera è più
di 73 anni, mentre è meno di 34 anni
nelle nazioni povere e afflitte da infezioni
come la Sierra Leone, il Lesotho, l'Angola
e lo Zimbabwe. "Nello Zambia - ricorda
lo State of the World - i maestri di scuola
muoiono a ritmi più veloci di quelli
necessari per istruirne altri"
Fondi internazionali: investimenti sbagliati
Di fronte ad una situazione planetaria così
preoccupante la risposta del mondo non è
adeguata. "Gli aiuti ai paesi più
poveri sono cresciuti poco o nulla e l'impegno
internazionale verso problemi come l'AIDS
e il riscaldamento globale è assolutamente
a corto di fondi" scrive Cristopher Flavin
nella prefazione del rapporto. Gli interventi
"tradizionali" contro il nuovo disordine
internazionale non valgono e la maggior parte
delle azioni militari degli ultimi decenni
hanno favorito l'affermazione delle dittature
e dei movimenti terroristici. Gli investimenti
nel settore bellico continuano, però,
a raggiungere cifre da capogiro: quasi mille
miliardi l'anno. Davvero tanto rispetto alle
spese destinate ai programmi umanitari: solo
37 sono i miliardi investiti nei programmi
per l'acqua e per i servizi igienici, 24 per
prevenire l'erosione del suolo e altri 24
per risolvere il problema della fame nel mondo,
12 miliardi vanno, poi, alla tutela della
salute riproduttiva della donna, 5 per sradicare
l'analfabetismo e 3 per vaccinare i bambini
dei paesi in via di sviluppo dalle malattie
infettive.
Leggi
l'approfondimento
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Lo
stato del mondo 2005
di Mikhail Gorbaciov
Questo
è il testo che
il Presidente fondatore
di Green Cross International
ha scritto per l'introduzione
del rapporto State of
the World 2005, pubblicato
dal World Watch Institute.
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La
soluzione: glasnost mondiale
Alla base di una pace duratura è necessaria
la cooperazione internazionale su diversi
fronti: le soluzioni per risolvere il problema
della sicurezza mondiale risiedono in politiche
che rafforzino le istituzioni civili piuttosto
che quelle politiche.
"Serve una Glasnost mondiale - apertura,
trasparenza e dialogo pubblico - grazie alla
quale nazioni, governi e cittadini possano,
oggi, istaurare una solida intesa per affrontare
queste sfide. E abbiamo bisogno di una politica
di "impegno preventivo": solidarietà
internazionale e azione per risolvere i problemi
della povertà, delle malattie, del
degrado ambientale e delle guerre in una maniera
sostenibile e non violenta" scrive Mikhail
S. Gorbaciov nell'introduzione allo State
of the World 2005.
Il binomio ecologia e politica
Un numero crescente di iniziative stanno cercando
di unire l'ecologia e la politica nel servizio
della pace. Nel settembre del 2000, i membri
delle Nazioni Unite (U.N.) hanno trovato un
accordo per ridurre il problema della povertà
del mondo, delle malattie e della disuguaglianza
sociale raggiungendo gli Obiettivi di Sviluppo
del Millennio (MDGs) entro il 2015. Due anni
più tardi al World Summit on Sustainable
Development (WSSD) una serie di obiettivi
di sviluppo sostenibile completarono i punti
fondamentali degli MDGs. Come strumento per
mantenere la pace, l'ambiente offre alcune
qualità utili per costruire la pace
dal momento che le sfide ambientali oltrepassano
le barriere politiche, hanno obiettivi a lungo
termine e incoraggiano le partecipazione locale
e non governativa. Anche il Segretario Generale
delle U.N. Kofi Annan ritiene importante il
contributo ambientale nella strategia di prevenzione
delle guerre delle U.N..
"Siamo ospiti e non padroni della natura
e dobbiamo sviluppare un nuovo modello per
lo sviluppo e per la risoluzione dei conflitti,
basato su costi e benefici per tutte le popolazioni
e limitato dagli stessi limiti della natura
piuttosto che da quelli della tecnologia e
del consumismo - prosegue Gorbaciov - solo
con la partecipazione attiva della società
civile avremo successo nel costruire un mondo
sostenibile e pacifico per il ventunesimo
secolo e oltre".
Valentina Robbiati
Link:
www.worldwatch.org
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