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Giacimenti di petrolio
Giacimenti di petrolio
S.o.s. Terra:
ecco i mali del nostro pianeta


State of the World 2005:
guerre e terrorismo sono solo la punta dell'iceberg. "Per risolvere i problemi della Terra serve una Glasnost mondiale" afferma Gorbaciov.

La guerra globale al terrorismo sta distogliendo l'attenzione del mondo dalle ragioni fondamentali di instabilità, riporta il World Watch Institute nel suo rapporto annuale State of the World 2005.
I problemi di sicurezza sono in cima all'agenda mondiale, ma il terrorismo è solo il sintomo di un'ampia gamma di problemi per i quali non basta la sola risposta militare.


State of the World 2005
Sicurezza
con una prefazione di
Mikhail Gorbaciov

L’edizione 2005 dell’annuario del Worldwatch Institute si concentra sul tema della sicurezza globale,
che dopo l’11 settembre del 2001 ha assunto connotati tanto drammatici quanto ampiamente
distorti e amplificati dalla cronaca.
Il volume State of the World 2005, con l'introduzione di Michail Corbaciov è edito in Italia da Edizioni Ambiente
Leggi la scheda del volume
Il sito di Edizioni Ambiente

Gli "assi del male" del nostro Pianeta
La povertà endemica, la crescente disuguaglianza tra popoli, l'elevato tasso di disoccupazione, le migrazioni su larga scala, la ricorrenza dei disastri naturali, il collasso degli ecosistemi, il degrado ambientale e l'inasprirsi della competizione per il petrolio e le altre risorse sono alla base di un malessere socioeconomico, ambientale e politico.
Con la costruzione di armamenti micidiali questi "problemi senza passaporto" creano le condizioni ideali per il dilagare di guerre ed estremismi.
"Povertà, malattie e declino ambientale sono i veri assi del male - ha dichiarato Cristopher Flavin, presidente del Worldwatch - se non riconosciamo e non rispondiamo a questa minaccia, il mondo rischia di essere inaspettatamente colpito dalle nuove forze di instabilità, proprio come accadde agli Stati Uniti l'11 settembre".

Il mercato delle armi
Le armi non forniscono sicurezza e la guerra al terrorismo sta esaurendo risorse che potrebbero essere investite per combattere le vere radici dell'instabilità globale. Il mondo potrebbe rimanere intrappolato in una spirale di caos e violenza che determinerebbe il collasso di leggi e norme internazionali. Circa 300mila persone sono uccise dalle armi, ogni anno, nei conflitti armati, altre 200mila muoiono per violenza armata e 1,5 milioni rimangono ferite. Il traffico di armi leggere tra milizie armate, gruppi di rivoltosi, organizzazioni criminali e cittadini privati alimenta il ciclo della violenza e si stima che ogni anno vengano prodotti tra i 7,5 e gli 8 milioni di armi all'anno.

Produzione di petrolio



Caccia all'oro nero
La lotta per il petrolio, la mancanza di acqua potabile, il problema della fame nel mondo, le malattie infettive e la disoccupazione giovanile sono i mali che, secondo il rapporto del WWI, flagellano la nostra società.
"La specie umana ha un'unica possibilità per rendere il XXI secolo un secolo di pace e sicurezza - dichiara Mikhail S. Gorbaciov, presidente di Green Cross International, nell'introduzione dello State of the World 2005 - Io credo che oggi il mondo debba affrontare tre sfide tra loro correlate: la sfida per la conquista della sicurezza, inclusi i rischi associati con le armi di distruzione di massa e il terrorismo; la sfida alla povertà e al sottosviluppo; e la sfida per la sostenibilità ambientale".

Leggi l'approfondimento
La prefazione
di Cristopher Flavin
Presidente del Worldwatch Institute.

Wangari Maathai e Mikhail Gorbatchev sono canali di comunicazione tra il tema dell'ambiente e quello della sicurezza

La caccia all'oro nero alimenta rivalità geopolitiche, guerre civili e violazioni dei diritti umani. Il petrolio è l'energia fossile più cara (55 dollari al barile nel marzo 2005) ed è, per di più, una risorsa finita alla cui filiera oggi non ci sono alternative simili. Secondo il rapporto, solo negli anni '90 per i conflitti legati a questa risorsa sono morte 5 milioni di persone e una cifra compresa tra i 17 e i 21 milioni di persone è stata costretta a spostarsi, ad abbandonare la propria terra: sono diventati profughi di guerra o ambientali. L'industria petrolifera su cui si fondano le economie medio-orientali, ha messo in crisi lo sviluppo economico e politico del Golfo Persico e favorito focolai terroristici. Il petrolio, inoltre, rappresenta una seria minaccia alla stabilità climatica e alla sicurezza umana: è, infatti, responsabile del 42% delle emissioni di gas serra ed il maggior imputato delle siccità, delle alluvioni e degli uragani che devastano sempre più frequentemente il nostro Pianeta.

SOS risorse: acqua e cibo non bastano
Acqua e cibo sono tra le altre minacce alla stabilità del Pianeta. Secondo il rapporto: " Nel mondo 434 milioni di persone affrontano quotidianamente il problema della mancanza di acqua potabile e si stima che, entro il 2025, tra i 2,6 e i 3,1 milioni di persone vivranno in ambienti aridi o con scarse risorse idriche. La carenza di cibo è un problema che affligge una fetta ancora più consistente della popolazione: 2 miliardi di persone soffrono la fame nel mondo, di queste 800 milioni vivono in paesi in via di sviluppo. La crescente pressione umana sull'ambiente prosciuga le risorse umane, nei prossimi anni il numero dei campi fertili e la diversità degli animali da bestiame si ridurrà, l'agricoltura risentirà fortemente del cambiamento climatico e sempre più popolazioni si vedranno costrette ad affrontare carestie e siccità. Il caso del Darfur, in Sudan, lo scorso anno, rappresenta la tragedia più recente dovuta proprio al collasso dei nostri ecosistemi: anni di desertificazione e la conseguente crisi della pastorizia hanno inasprito fino al genocidio gli scontri tra arabi e africani del luogo.

L'esplosione demografica del mondo in via di sviluppo
Ad aggravare la situazione dei paesi in via di sviluppo come l'Africa Subsahariana, il Medio-Oriente e l'Asia centro-meridionale si aggiungono i "fattori di rischio demografico": la scarsa disponibilità di terreni agricoli e di acqua potabile, l'aumento del tasso di disoccupazione giovanile (il 21-26% dei giovani sono disoccupati), la diffusione di malattie infettive come l'AIDS e l'elevato tasso di natalità di queste aree (in media ogni donna partorisce 4 figli), contribuiscono alla disgregazione del tessuto sociale e all'inibizione del progresso economico di questi paesi.

Malattie infettive alla ribalta
"Negli ultimi decenni - secondo lo State of the World - vecchie malattie, come la tubercolosi, la malaria e il colera si sono diffuse in maniera rilevante e più di 30 malattie prima sconosciute come l'Ebola, l'HIV (che ha ucciso in totale più di 20 milioni di persone e continua ad ucciderne 5 milioni l'anno), l'Hantavirus e la SARS sono emerse come nuove minacce per la salute umana "
L' aspettativa di vita per i nuovi nati in Giappone, Svezia e Svizzera è più di 73 anni, mentre è meno di 34 anni nelle nazioni povere e afflitte da infezioni come la Sierra Leone, il Lesotho, l'Angola e lo Zimbabwe. "Nello Zambia - ricorda lo State of the World - i maestri di scuola muoiono a ritmi più veloci di quelli necessari per istruirne altri"

Fondi internazionali: investimenti sbagliati
Di fronte ad una situazione planetaria così preoccupante la risposta del mondo non è adeguata. "Gli aiuti ai paesi più poveri sono cresciuti poco o nulla e l'impegno internazionale verso problemi come l'AIDS e il riscaldamento globale è assolutamente a corto di fondi" scrive Cristopher Flavin nella prefazione del rapporto. Gli interventi "tradizionali" contro il nuovo disordine internazionale non valgono e la maggior parte delle azioni militari degli ultimi decenni hanno favorito l'affermazione delle dittature e dei movimenti terroristici. Gli investimenti nel settore bellico continuano, però, a raggiungere cifre da capogiro: quasi mille miliardi l'anno. Davvero tanto rispetto alle spese destinate ai programmi umanitari: solo 37 sono i miliardi investiti nei programmi per l'acqua e per i servizi igienici, 24 per prevenire l'erosione del suolo e altri 24 per risolvere il problema della fame nel mondo, 12 miliardi vanno, poi, alla tutela della salute riproduttiva della donna, 5 per sradicare l'analfabetismo e 3 per vaccinare i bambini dei paesi in via di sviluppo dalle malattie infettive.

Leggi l'approfondimento

Lo stato del mondo 2005
di Mikhail Gorbaciov

Questo è il testo che il Presidente fondatore di Green Cross International ha scritto per l'introduzione del rapporto State of the World 2005, pubblicato dal World Watch Institute.

La soluzione: glasnost mondiale
Alla base di una pace duratura è necessaria la cooperazione internazionale su diversi fronti: le soluzioni per risolvere il problema della sicurezza mondiale risiedono in politiche che rafforzino le istituzioni civili piuttosto che quelle politiche.
"Serve una Glasnost mondiale - apertura, trasparenza e dialogo pubblico - grazie alla quale nazioni, governi e cittadini possano, oggi, istaurare una solida intesa per affrontare queste sfide. E abbiamo bisogno di una politica di "impegno preventivo": solidarietà internazionale e azione per risolvere i problemi della povertà, delle malattie, del degrado ambientale e delle guerre in una maniera sostenibile e non violenta" scrive Mikhail S. Gorbaciov nell'introduzione allo State of the World 2005.

Il binomio ecologia e politica
Un numero crescente di iniziative stanno cercando di unire l'ecologia e la politica nel servizio della pace. Nel settembre del 2000, i membri delle Nazioni Unite (U.N.) hanno trovato un accordo per ridurre il problema della povertà del mondo, delle malattie e della disuguaglianza sociale raggiungendo gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs) entro il 2015. Due anni più tardi al World Summit on Sustainable Development (WSSD) una serie di obiettivi di sviluppo sostenibile completarono i punti fondamentali degli MDGs. Come strumento per mantenere la pace, l'ambiente offre alcune qualità utili per costruire la pace dal momento che le sfide ambientali oltrepassano le barriere politiche, hanno obiettivi a lungo termine e incoraggiano le partecipazione locale e non governativa. Anche il Segretario Generale delle U.N. Kofi Annan ritiene importante il contributo ambientale nella strategia di prevenzione delle guerre delle U.N..
"Siamo ospiti e non padroni della natura e dobbiamo sviluppare un nuovo modello per lo sviluppo e per la risoluzione dei conflitti, basato su costi e benefici per tutte le popolazioni e limitato dagli stessi limiti della natura piuttosto che da quelli della tecnologia e del consumismo - prosegue Gorbaciov - solo con la partecipazione attiva della società civile avremo successo nel costruire un mondo sostenibile e pacifico per il ventunesimo secolo e oltre".


Valentina Robbiati



Link:
www.worldwatch.org

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