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SFRUTTARE LE OPPORTUNITA' DI KYOTO

SFRUTTARE LE OPPORTUNITA' DI KYOTO

Il 16 febbraio 2005 scatterà il Protocollo di Kyoto. Si tratta di un accordo che entra in funzione con oltre sette anni di ritardo e che non risolverà il problema del riscaldamento globale, ma è finalmente un punto d'inizio.
Porre un freno alla crescita della Co2 nell'atmosfera, insistendo nel cammino verso la sostenibilità iniziato con il Protocollo di Montreal sui CFC, rappresenta una nota positiva.
Ancora durante il Summit di Johannesburg, del settembre 2002, erano parecchie le voci che mettevano dei pesanti condizionali sul rapporto tra l'aumento dei gas serra ed il riscaldamento globale.
Grazie alla pressione dell'opinione pubblica, ma anche a causa dei costi economici e sociali che colpiscono i bilanci delle nazioni, quelli delle compagnie assicurative e più in generale dei sistemi economici, la riduzione delle emissioni di gas serra sembra essere entrata nelle agende dei governi, compresi quelli che non hanno ancora aderito al protocollo di Kyoto.
Il fattore tempo incalza e su questo tema si apre un nuovo confronto che è necessario giocare a livello continentale e nazionale: quello del reale utilizzo delle energie rinnovabili.

Non si tratta di una questione esclusivamente tecnologica. Accanto alle applicazioni della ricerca scientifica in campo energetico è necessario sviluppare anche una modifica degli stili di vita e l'Europa può essere capofila in questo percorso.
La sfida è quella di diminuire la tensione energetica con la quale sollecitiamo il pianeta: ciò significa inventare, scoprire ed applicare in maniera appropriata ed oculata le opportunità e le conoscenze già sviluppate, quelle a portata di mano e ricercarne di nuove ulteriormente innovative.
Aumento dell'efficienza, utilizzi innovativi e generazione distribuita sono solo alcuni degli aspetti che devono essere applicati a partire dalla messa in opera del Protocollo di Kyoto.
Nel corso degli ultimi tempi sui media più diffusi e in convegni di importanti istituzioni si va discutendo molto su stagnazione, declino e competizione globale. Autorevolissime voci si sono levate per incitare il sistema paese a reagire, al di là della disputa sull'interpretazione delle condizioni dell'oggi.
Esattamente il settore su cui qui poniamo l'attenzione, ricostruendo una filiera di pertinenza, può candidarsi per rispondere in modo positivo a questa domanda di futuro e di benessere
Tutto il comparto scientifico, per esempio, è già da tempo indirizzato sui binari della sostenibilità e sono pochissime le ricerche condotte in Italia che non inseriscono a pieno titolo le questioni ambientali al loro interno. Ciò che manca è il raccordo tra i settori della scienza, della politica e dell'economia.

Applicare lo stile del "Made in Italy", anche ai comportamenti relativi al comparto energetico, in direzione della sostenibilità è un'opportunità che non deve essere mancata; le risorse - umane, finanziarie, di conoscenza, d'impresa, di capacità d'invenzione - per fare ciò in Italia non mancano.
Anche in questo caso è questione di tempo e di lungimiranza.
È necessario che la sfera politica faccia da stimolo e da cardine dotando il paese di strutture materiali ed immateriali (come gli strumenti di comunicazione) per cogliere questa opportunità che altre nazioni, specialmente all'interno dell'Unione Europea, si stanno preparando a sviluppare.
Un solo esempio: il fotovoltaico. In questo segmento, infatti, contiamo solo 40 aziende per un totale di 750 addetti, mentre la Spagna, paese per struttura socioeconomica simile al nostro, si prepara a produrre, entro la fine del 2005, pannelli solari per circa 120 megawatt l'anno, al fine di soddisfare tutta la richiesta europea dei prossimi anni.

Elio Pacilio
Vice Presidente Esecutivo Green Cross Italia



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