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Energia la fotografia di un declino

Il rapporto dell'Enea su energia e ambiente mette in luce nuovi e vecchi problemi. Un'istantanea con molte incognite.


Crescita della dipendenza energetica da fonti d'importazione, crescita delle emissioni di Co2, rinnovabili al palo, ricerca e innovazione in coma profondo. È il poco edificante ritratto dell'Italia che emerge dal Rapporto Energia e Ambiente 2004 realizzato dall'Enea e presentato recentemente. Un ritratto che si associa al declino dell'Italia rilevato anche in altri settori.
Il documento presenta il quadro odierno nazionale tra i cambiamenti in atto dettati dal riequilibrio dei poteri tra Stato e Regioni, la liberalizzazione dei mercati, lo sviluppo delle grandi reti di trasmissione, l'impatto ambientale dei sistemi energetici, il sostegno al risparmio energetico e alle fonti rinnovabili e la necessità di fronteggiare i grandi problemi nazionali della sicurezza degli approvvigionamenti, della forte dipendenza energetica, della salvaguardia dell'ambiente.

Il Rapporto, fa il punto tra la situazione italiana della domanda e dell'offerta di energia, la relazione tra sistema energetico e ambiente, le politiche energetico-ambientali, lo stato della ricerca e vuole essere un riferimento annuale per favorire la crescita delle conoscenze in campo energetico e accompagnare il dibattito nazionale.
L'Enea, traendo spunto dalla presentazione del Rapporto, ha svolto un'ampia riflessione sui principali aspetti della situazione energetica del nostro Paese, affrontando questioni quali la dipendenza negli approvvigionamenti, i vincoli ambientali e il rispetto degli impegni di Kyoto, le attività di ricerca e sviluppo per le quali l'Enea auspica un sensibile incremento dei finanziamenti.
Secondo l'organismo, fra le linee prioritarie, per cogliere l'opportunità di sviluppare nel nostro Paese tecnologie innovative per la produzione e l'utilizzo dell'energia nel rispetto dei valori ambientali, ci sono a esempio il solare ad alta temperatura per la generazione di elettricità e di idrogeno e i processi per l'uso del carbone agli stessi fini, soddisfacendo requisiti di bassissimo impatto ambientale.

Consumi energetici
La stagnazione dell'economia italiana e le condizioni climatiche prevalenti (soprattutto una estate lunga e particolarmente calda) hanno determinato, nel corso del 2003, l'innalzamento della domanda complessiva di energia primaria a 192,9 milioni di tonnellate equivalenti petrolio (Mtep) con un +2,9% rispetto al 2002, e un peggioramento dell'intensità energetica rispetto all'anno precedente. Il fabbisogno di energia primaria per fonti, evidenzia una riduzione dei consumi di petrolio e prodotti petroliferi pari all1,4% e in parallelo il consolidarsi della tendenza all'aumento dei combustibili fossili, soprattutto del carbone e del gas (rispettivamente +8% e +9,4%), quali fonti sostitutive nella generazione elettrica.
Tra gli impieghi finali di energia, particolarmente importante risulta essere l'incremento dei consumi del settore civile (residenziale e servizi) passato dai 40,5 Mtep del 2002 ai 43,6 Mtep nel 2003 (+8,4%) in seguito sia a fattori climatici sfavorevoli, sia a fattori economici e sociali.
L'incremento dei consumi ha riguardato in particolare il gas (+10,4%), i prodotti petroliferi (+7,2%), e l'energia elettrica (+5%).
L'incremento dei consumi nei trasporti, invece, è stato più contenuto (+2,3%), a causa dell'approssimarsi di situazioni di saturazione soprattutto nel trasporto su strada. In questo settore i consumi di prodotti petroliferi mostrano una crescita del 2,1% grazie alla crescita del gasolio quale sostituto della benzina. Infine, i consumi del settore industriale hanno avuto un incremento molto modesto: appena l'1,4%.

Dipendenza energetica
Il livello di dipendenza energetica è passato dall'84,1% del 2002 all'84,6% del 2003. Questo a sua volta si è tradotto in un aumento della fattura energetica (+104 milioni di euro) dell'Italia verso l'estero che, pur beneficiando dell'apprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro, ha risentito dell'incremento dei volumi importati, in particolare di quelli di gas naturale.
Nel 2003, la produzione nazionale di fonti energetiche ha subito una leggera contrazione (-1%) rispetto all'anno precedente, in seguito a una riduzione significativa della produzione di gas naturale (-6,3% rispetto al 2002) e di una più leggera diminuzione nell'output di petrolio greggio, dovute al progressivo esaurirsi dei giacimenti nazionali di idrocarburi attualmente in uso. Si è assistito inoltre ad una contrazione della produzione di elettricità da rinnovabili imputabile alla riduzione del contributo da fonte idroelettrica e al rallentamento dei tassi di crescita di tutte le altre fonti energetiche rinnovabili.
Il black-out del 28 settembre 2003 (il più grosso verificatosi in Italia negli ultimi 50 anni), con una perdita di carico di 19.600 megawatt e l'interruzione delle forniture alla quasi totalità degli utenti italiani per circa 24 ore, ha riportato alla ribalta il problema della sicurezza degli approvvigionamenti energetici, e della loro efficienza ed affidabilità per una economia sviluppata.

Petrolio
Il prezzo del greggio nel 2003 ha sfiorato i 30 dollari a barile a seguito della crisi in Iraq e della ripresa dell'attività produttiva mondiale, ma anche della decisione dei Paesi produttori di compensare con prezzi più alti la perdita di potere d'acquisto dovuta all'indebolimento del dollaro.
Durante l'anno in corso (2004), la crescita dell'economia mondiale (soprattutto asiatica), le pressioni speculative, il peggioramento della situazione politica mediorientale e altre situazioni contingenti, hanno portato le quotazioni oltre i 50 dollari al barile ad ottobre. Se la pressione sui prezzi sembra essersi attenuata, i dati congiunturali fanno temere che resterà su livelli alti fino alla fine dell'inverno 2004-2005.

Efficienza energetica
Gli indici di efficienza energetica per macrosettori economici, sembrano restare stazionari o nella migliore delle ipotesi sono più leggermente migliorati. Gli indicatori di intensità energetica negli ultimi anni, in Italia, si sono mantenuti sui valori bassi degli anni '90, ma non sono riusciti a seguire i trend degli altri Paesi in direzione di un ulteriore abbassamento.

Protocollo di Kyoto
Il settore energetico italiano è stato responsabile dell'emissione di circa 443 milioni di tonnellate di anidride carbonica nel 2002 (+1,3% rispetto al 2001). Il 35% di queste emissioni proviene dai processi di trasformazione dell'energia, il 28,2% dal settore dei trasporti, il 18% dalle industrie manifatturiere e delle costruzioni e un altro 18% dagli altri settori. Il settore dei trasporti è responsabile dell'incremento più elevato (22,7%) rispetto al 1990, seguito dal settore della produzione e trasformazione energetica (15%). Solo il settore delle industrie manifatturiere e delle costruzioni ha evidenziato una contrazione del livello di emissioni (3,3%).
La traiettoria crescente delle emissioni dell'Italia rende imprescindibile il ricorso ai meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto.

Stato e regioni: rispettivi ruoli in materia energetica
Il rapporto tra i ruoli del Governo e delle Regioni e la continua ricerca di un equilibrio tra di essi hanno costituito un elemento importante nelle diverse scelte energetiche fatte nel 2003-2004, come è emerso nel recente processo d'autorizzazione di nuove centrali elettriche di fronte al gran numero di domande. La legge per il riordino del settore energetico 23 agosto 2004, n. 239 tenta di chiarire le competenze in questo campo. Già più della metà delle Regioni si sono dotate di strumenti di programmazione energetico-ambientale, mentre altre li stanno predisponendo o stanno predisponendo strumenti legislativi adeguati alla liberalizzazione dei mercati energetici e al rinnovato Titolo V della Costituzione.

Investimenti per la ricerca
L'Italia continua a situarsi molto indietro fra i Paesi aderenti all'Ocse per intensità d'investimenti in ricerca rispetto al Pil (Prodotto interno lordo). Nel 2001, con circa l'1,1% di spesa per ricerca e sviluppo sul Pil, l'Italia ha un rapporto pari a poco più di un terzo di quello del Giappone e a meno della metà di quello degli Stati Uniti.
Esso risulta pari a circa la metà di quello delle nostre dirette concorrenti sul piano economico-commerciale (Francia (2,2%) e la Germania (2,5%) e ben al di sotto della media europea, contribuendo alla perdita di competitività dell'industria nazionale. Tale preoccupante situazione è un fenomeno strutturale e storicamente consolidato che deriva da un orientamento del sistema industriale italiano verso produzioni a basso valore aggiunto.
Fra le conseguenze di questa specializzazione del sistema produttivo nazionale, sembra esservi il ridotto impegno in ricerca del sistema-Italia, la minore crescita conseguita dalla nostra economia in questi ultimi anni e la perdita di quote di mercato nell'export.
Per quanto riguarda le spese pubbliche di ricerca e sviluppo in campo energetico, il trend è decisamente negativo, con un livello della spesa nel 2003 ridotto a poco meno della metà del livello del 1990 in termini reali. La riduzione ha interessato soprattutto le attività di ricerca su tecnologie orizzontali e la ricerca sul nucleare, che si è focalizzata sulla fusione termonucleare e, per la fissione, sui temi della sicurezza e del trattamento delle scorie. E' diminuita anche la ricerca riguardante il risparmio e l'efficienza energetica.


Sergio Ferraris



Il compendio del rapporto dell' Enea su Energia ed Ambiente pdf 98 Kb

Il rapporto completo dell' Enea su Energia ed Ambiente pdf 6,24 Mb


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