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editoriale

UOMO, CLIMA E TEMPO PROFONDO
di Raffaele Sardella
Paleontologo, Dipartimento di Scienze della Terra "La Sapienza" Università di Roma


La seconda metà del XX secolo ha visto uno sviluppo delle Scienze della Terra senza precedenti. La disponibilità di tecnologie sempre più sofisticate ha permesso di conoscere l’aspetto e la struttura del nostro Pianeta con notevole dettaglio e anche di indagare con strumenti nuovi sulla sua storia più antica. La gran quantità di conoscenze acquisite, ad esempio, sulla natura dei fondali oceanici ha avuto un ruolo determinante per definire la “Tettonica delle Placche”, strumento esplicativo formidabile dell’evoluzione della crosta terrestre, che collega, in modo chiaro ed efficace, fenomeni prima distinti come i terremoti, i vulcani, i fondali oceanici. 
Negli ultimi decenni poi molti capitoli si sono aggiunti al grande racconto della storia della Vita sulla Terra, con la scoperta di un gran numero di resti fossili in ogni parte del mondo.
Da queste ricerche emergono in modo sempre più evidente le profonde connessioni tra l’evoluzione degli organismi viventi e le trasformazioni del Pianeta Terra e la sua atmosfera.
In questo contesto possono essere inserite le ricerche riguardanti le trasformazioni del Clima nel passato. Lo studio di un tema estremamente complesso e articolato come il Clima necessita di un approccio multidisciplinare. A maggior ragione questo è vero per investigare sui cambiamenti climatici avvenuti nel nostro Pianeta nel corso di milioni di anni, in quello che viene definito Tempo Profondo. In questa impresa sono coinvolti geochimici, paleontologi, fisici, paleobotanici, archeologi e molte altre figure di ricercatori.
Obiettivo primario degli scienziati è quello di definire modelli che permettano di comprendere i meccanismi base dei cambiamenti climatici per poter prevedere modalità e entità delle future trasformazioni. Sono state definite, in modo sempre più dettagliato, l’andamento e l’entità delle oscillazioni climatiche degli ultimi milioni di anni. Pioniere di questo tipo di ricerca, vero e proprio padre della Paleoclimatologia, può essere considerato lo scienziato italiano, Cesare Emiliani. Trasferitosi negli USA dopo la Seconda Guerra Mondiale, egli mise a punto innovative tecniche di analisi chimiche del guscio di microrganismi fossili provenienti dai sedimenti dei fondali oceanici. C’era una corrispondenza tra la composizione degli isotopi dell’ossigeno presenti nei gusci nei diversi livelli e le corrispettive temperature. Emiliani aveva costruito la chiave per aprire l’archivio della storia del clima terrestre e aperto una strada che oggi molti studiosi percorrono.
Oggi sappiamo che la diffusione e l’evoluzione degli organismi è stata profondamente influenzata dal clima e dalle sue oscillazioni. Anche l’evoluzione dell’uomo e dei suoi più antichi progenitori fu strettamente influenzata dai cambiamenti climatici e dalle conseguenti trasformazioni ambientali. L’adattamento all’ambiente di savana portò all’affermazione del genere Homo in Africa orientale prima e alla sua diffusione successiva in Asia e in Europa in un intervallo compreso tra 2 e 1,5 milioni di anni fa. Il clima ha influenzato anche le fasi successive della storia umana, sino alla diffusione planetaria della specie  che ci rappresenta, Homo sapiens, avvenuta intorno a 40mila anni fa.
Nel dibattito sulla crisi climatica che il Pianeta Terra si trova oggi ad affrontare, soprattutto coloro che tendono a minimizzare i segnali di allarme provenienti dalla maggior parte del mondo scientifico, sottolineano come i cambiamenti climatici siano in fondo un fenomeno naturale; pertanto gli avvertimenti degli scienziati sarebbero solo allarmismo, dettati da un atteggiamento oscurantista nei confronti del progresso. In realtà si tratta di un approccio troppo semplicistico e poco consapevole di quanto emerge da anni di indagini scientifiche.
Le ricerche sulla storia del clima ci dicono che, da quando il genere Homo ha fatto la sua comparsa sulla Terra, le temperature del nostro Pianeta hanno subito oscillazioni di notevole entità. Coltri glaciali hanno coperto l’Eurasia e il Nord America, il livello marino si è modificato, sono emersi collegamenti tra territori in precedenza separati. In fasi più calde i ghiacciai si sono sciolti, i mari hanno sommerso territori isolando aree. La diffusione e l’evoluzione degli organismi è stata profondamente influenzata dalle oscillazioni climatiche dell’ultimo milione di anni, e lo è tuttora. Ma i “ritmi naturali” del Pianeta, per quanto possano subire accelerazioni, non hanno mai neppure sfiorato la estrema rapidità con cui l’uomo moderno ha trasformato il Pianeta. Dal punto di vista di un paleontologo, che si confronta col Tempo Profondo, un secolo è un intervallo di tempo quasi inafferrabile e nell’ultimo secolo l’impatto della nostra specie sul Pianeta non ha avuto eguali nella storia della Vita sulla Terra. Se la specie Homo sapiens vorrà avere un futuro, non potrà non tener conto di ciò che conosce del passato, suo e del pianeta di cui è un ospite piuttosto recente, la Terra.




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