L'acqua
sicura è un diritto,
per questo non può essere
gestita con avidità
Alexander
Likhotal,
Presidente di Green Cross International
A Johannesburg
ci siamo accordati sui programmi
da intraprendere per garantire
acqua potabile a tutti, ma ad
oggi non è stato fatto
nulla. Il Forum "Water
for Life and Peace" vuole
invece creare le condizioni perché
i programmi possano essere tradotti
in azioni.
Negli ultimi 20 anni la popolazione
della terra è triplicata
e la domanda di acqua è
sestuplicata. Oggi l'acqua è
scarsa e spesso inquinata. L'
Oms stima che ogni anno tre milioni
di persone contraggono la malaria
e un milione muore perché
non ha accesso all'acqua potabile.
Garantire acqua pulita diviene
quindi una priorità.
Secondo la Banca Mondiale, nel
2025 48 Paesi saranno vittime
della scarsità idrica.
Appare evidente che, se non cambiamo
gli attuali modelli di consumo,
entro 30 anni la metà della
popolazione del pianeta soffrirà
per la mancanza di acqua. Sempre
secondo la Banca Mondiale sono
necessari investimenti per 380
miliardi di dollari per risolvere
radicalmente il problema dell'accesso
all'acqua.
I Paesi industrializzati continuano
a sprecare l'acqua, mentre i Paesi
in via di sviluppo considerano
l'acqua come un privilegio. Tuttavia
oggi si assiste a una più
ampia coscienza del problema,
c'è infatti una maggiore
consapevolezza dei problemi dell'ambiente,
ma ciò che permane è
comunque la convinzione che affrontare
gli aspetti legati alla sostenibilità
rappresenti soprattutto un costo
e un impegno economico. Solo con
la volontà politica è
possibile superare i problemi
e gli ostacoli economici.
Pur di sviluppare il business
i Governi tendono a ignorare le
cifre allarmanti presentate al
terzo Forum sull'Acqua di Kyoto.
Di fatto la Dichiarazione formulata
in Giappone non impegna i Governi,
che spesso non inseriscono nelle
loro agende programmatiche il
problema della disponibilità
delle risorse idriche, determinando
così una stasi delle azioni
necessarie per debellare il problema.
Se l'acqua venisse ritenuta una
necessità primaria nelle
strategie di sviluppo dei Governi,
ci sarebbe una maggior volontà
di risolvere i problemi legati
alla disponibilità idrica.
I progetti legati all'acqua richiedono
cospicui investimenti che è
possibile ottenere solo se alla
base c'è una forte volontà
politica di agire. Per risolvere
il problema dell'accesso all'acqua
è quindi necessario un
coinvolgimento globale. Tutti
devono impegnarsi in prima persona
per garantire alla popolazione
mondiale l'accesso all'acqua,
che deve essere considerato un
diritto inalienabile.
La privatizzazione delle strutture
di approvvigionamento idrico è
una via che è stata adottata
in molti Paesi per trovare le
risorse economiche. Si tratta
di una strategia che non sempre
è risultata negativa. Di
fatto ci sono esperienze in cui
è migliorata l'efficienza
del sevizio, ma esistono anche
casi in cui il privato non garantisce
la qualità e la sicurezza
del servizio perché non
investe sulle tecnologie e non
ha interesse a garantire la qualità
dell'acqua nel futuro. Oggi il
mercato delle privatizzazioni
si traduce in termini economici
in 300 miliardi di dollari ed
è gestito da un minimo
numero di multinazionali.
Per reperire i fondi necessari
alla realizzazione delle infrastrutture,
la via migliore è reinvestire
i profitti del mercato dell'acqua
e garantire così a tutti
l'accesso alla risorsa idrica.
Si tratta di un percorso necessario
e se le società private
che gestiscono l'acqua non sono
propense a farlo si dovrebbe intervenire
a livello legislativo perché
venga messo in atto. L'acqua sicura
è un diritto, per questo
non può essere gestita
con avidità.