A
dieci anni dal summit di Rio e a pochi
mesi dal summit di Johannesburg, ma anche
nello stesso mese di Porto Alegre-2 e
cinque mesi dopo l`11 settembre : il dibattito
sullo stato del pianeta si sta facendo
al tempo stesso più ravvicinato
e concreto ; si sente ormai acuta non
solo l`urgenza dei problemi ma anche la
necessità di sottrarre ai grandi
potentati del mondo il monopolio delle
soluzioni.
Il
" Dialogo per la Terra ", promosso
a Lione da Green Cross International e
dal governo francese ha tracciato un bilancio
preoccupato della situazione del mondo.
Mikhail Gorbaciov (nella sua veste di
presidente di Green Cross) e Lionel Jospin,
premier di Francia, hanno dovuto constatare
che, nell`ultimo decennio , la salute
della Terra e dei suoi abitanti è
peggiorata; che due miliardi e mezzo di
individui non hanno una decente acqua
potabile ; che il 75% dei quasi 50 milioni
di decessi annuali è il prodotto
delle pessime condizioni ambientali ;
che l`80% della morbilità deriva
da acque inquinate ; che alla fine di
questo secolo il riscaldamento dell`atmosfera
sarà - a seconda dei modelli di
valutazione - tra 1,4 e 5,8 gradi centigradi.
Ma anche l`ipotesi minore sarà
comunque catastrofica.
Si
calcola che, nei prossimi, i decenni,
le civiltà umane saranno investite
da un fenomeno del tutto nuovo, per carattere
e dimensioni : i " rifugiati ambientali
". Se i trend attuali non saranno
invertiti, dovremo calcolarne sull`ordine
di 150 milioni. Al confronto gli attuali
30 milioni circa di rifugiati per cause
di guerra o economiche appariranno quasi
un`inezia
Il
primo ministro francese è venuto
con un grande discorso, che per tematiche
e scelte è apparso rivolto al movimento
di Porto Alegre, ben più che ai
circoli della grande finanza mondiale.
La libertà di commercio "
non dev' essere sistematicamente privilegiata
a detrimento dell`ambiente ", ha
detto. Ancora più duro il commento
sull`esito della riunione di Doha del
WTO : " Le regole commerciali non
riconoscono che le merci e ignorano le
condizioni sociali e ambientali in cui
sono prodotte le merci " . Non si
può accettare che " siano
privatizzate tutte le risorse naturali
".
Le
proposte di Jospin hanno fatto da sponda
a quelle che Gorbaciov aveva illustrato
in apertura : bisogna costruire un sistema
di sicurezza collettiva anche in campo
ecologico, un " Consiglio di Sicurezza
economica ", istituzioni sovranazionali
capaci di definire e imporre limiti. Per
esempio quello alla liberalizzazione nel
campo della salute pubblica.
Bacchettata
sulle dita anche a George Bush, le cui
proposte per il dopo Kyoyo sono state
definite seccamente come " lontane
dall`altezza della posta in gioco ",
che comporta gli stessi equilibri planetari
. Invito anche alla grandi multinazionali
a " farsi carico " dei problemi
sociali e ambientali che creano con la
loro produzione di merci.
La
Francia di Jospin si mette alla testa
del movimento ecologico e Jospin (con
Gorbaciov) strizza l`occhio ai new global.
Ma le questioni tattiche questa volta,
forse, c`entrano relativamente. Il quadro
emerso a Lione appare estremamente deteriorato
e tale da imporre una svolta drastica
dei modi con cui la comunità internazionale
ha fin`ora affrontato le grandi sfide
ambientali, prima tra tutte quella dell`acqua.
Jospin e Gorbaciov - con la sponsorizzazione
significativa (tra gli altri) di Vivendi
Environnement - mettono sul tappeto del
tavolo di Johannesburg la proposta di
" riempire il vuoto esistente nel
sistema mondiale " e di avviare una
nuova filosofia della sopravvivenza della
civiltà, che è un altro
modo di definire uno " sviluppo durevole
", ovvero uno " sviluppo sostenibile
".

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