Il testo
dell'appello
SCIENZA
E AMBIENTE 2002
Come
reazione ad alcune esagerazioni di taluni movimenti
ambientalisti si va diffondendo la nuova moda
di negare l'esistenza di alcuni gravi problemi
ambientali per il nostro pianeta.
Si afferma inoltre che le politiche di conservazione
della natura sono di impedimento allo sviluppo
civile ed economico e ostacolano il progresso
scientifico. Come scienziati che hanno a cuore
la protezione dell'ambiente al di là
di ogni credo politico vogliamo invece ribadire,
senza allarmismi, ma anche senza ottimismi fideistici,
che i problemi che affliggono la nostra Terra
sono davvero ingenti.
Purtroppo non possiamo non rilevare che anche
alcuni colleghi scienziati, facendosi paladini
di una visione scientifica parziale e di una
tendenza alla semplificazione di problemi intrinsecamente
complessi, tendono ad avvalorare la nuova moda
"negazionista".
Essi inoltre ripropongono l'idea che i problemi
dell'umanità, quali la fame e il degrado
ambientale, possano essere risolti dal solo
progresso scientifico e tecnologico, anzi dal
solo progresso in alcune specifiche aree scientifiche.
Siamo invece convinti che solo un progresso
equilibrato in tutti i settori scientifici e
tecnici e solo la parallela adozione di adeguate
politiche sociali ed economiche e di conservazione
della natura potranno portare ad un reale miglioramento
delle condizioni di vita del nostro pianeta.
Più specificatamente vogliamo fare chiarezza
su alcuni temi di attualità portando,
come scienziati, precise osservazioni ad alcune
affermazioni che vengono proposte all'opinione
pubblica.
- Riscaldamento globale:
secondo
taluni non ci sarebbero prove scientifiche del
graduale riscaldamento dell'atmosfera della
Terra; i cambiamenti climatici ci sono sempre
stati e l'eventuale riscaldamento non può
essere imputato all'attività dell'uomo.
Nei 160.000 anni precedenti il 1850 la concentrazione
di biossido di carbonio in atmosfera è
sempre rimasta compresa tra 190 e 290 parti
per milione con lente variazioni; dal 1850 ad
oggi è aumentata continuamente, passando
da 280 a 370 parti per milione.
In base alle conoscenze scientifiche attuali,
un aumento di tale portata in un tempo così
breve non era mai stato registrato prima nella
storia della Terra. Non v'è dubbio che
tale continua crescita sia dovuta alle emissioni
da combustibili fossili e alla deforestazione.
Inoltre esiste da centinaia di migliaia di anni
una correlazione fortissima tra le concentrazioni
di biossido di carbonio e la temperatura media
della terra, come scientificamente provato al
di là di ogni dubbio negli ultimi anni.
Le previsioni più recenti, basate sui
modelli di illustri colleghi climatologi, perlopiù
provenienti da scuole di fisica, scienziati
degni di fede e non fondamentalisti ambientali,
sono che la temperatura della terra aumenterà
di almeno un grado entro il 2040 se non verranno
presi provvedimenti di limitazione delle emissioni.
- Biotecnologie:
secondo
taluni non si dovrebbero porre limitazioni alla
ricerca biotecnologica che ha un ruolo fondamentale
per alleviare i problemi dell'umanità.
Sotto il termine "biotecnologie" vengono
in realtà indicati settori scientifici
e tecnologici diversi: dallo sviluppo di nuovi
farmaci (a volte, ma non sempre, basati sull'utilizzo
dell'ingegneria genetica), alla clonazione di
organi e organismi, all'introduzione di organismi
geneticamente modificati per scopo agricolo
o zootecnico.
Ognuna di queste tecnologie pone problemi diversi
dal punto di vista scientifico, etico e sociale
e non si può quindi parlarne in maniera
generica. Per quanto riguarda l'aspetto di maggiore
impatto sull'ambiente, ovvero l'introduzione
di organismi geneticamente modificati (OGM),
vogliamo osservare che, se è vero che
gli effetti sulla salute umana dell'ingestione
di cibo proveniente da OGM sono stati grandemente
esagerati da alcuni movimenti ambientalisti,
è anche vero che alcuni scienziati hanno
grandemente esagerato i benefici che possono
derivare dall'utilizzo degli OGM per combattere
la fame nel mondo e ne hanno minimizzato i pericoli
per il mantenimento dell'ambiente naturale di
cui l'uomo è parte. Va infatti ricordato
che attualmente il 70% dell'area coltivata ad
OGM è destinata a specie modificate per
resistere all'azione degli erbicidi.
L'aumento di produzione agricola dovuto a questi
OGM è minimo, se non inesistente, l'unico
cosiddetto "vantaggio" essendo la
possibilità di utilizzare indiscriminatamente
grandi quantità di erbicida senza danneggiare
la specie coltivata. Ma gli OGM possono anche
costituire un pericolo per il funzionamento
degli ecosistemi, poichè la loro introduzione
è del tutto analoga al rilascio di specie
esotiche, una pratica che ha portato nel recente
e lontano passato a qualche beneficio, ma anche
a molti danni, di natura sia biologica che economica.
L'introduzione di OGM ha già contribuito
in alcuni casi al declino di specie e razze
naturali e, se effettuata su larga scala, può
contribuire a una drastica diminuzione della
biodiversità dei nostri ecosistemi. Vogliamo
ricordare con forza che a medio e lungo termine
la salute dei nostri figli e dei nostri nipoti
dipende dal mantenimento del funzionamento degli
attuali sistemi naturali che forniscono gratuitamente
non solo cibo, legname, fibre tessili, medicinali,
ma anche servizi fondamentali per la nostra
sopravvivenza quali la purificazione naturale
di aria e acqua, il riciclo dei sali nutritivi,
la stabilità dei versanti montagnosi,
la protezione delle coste dall'erosione.
- Principio di precauzione:
secondo taluni esso viene ingiustamente invocato
per ritardare il progresso scientifico e tecnologico.
Precisiamo che con principio di precauzione
intendiamo questo: "quando ci si propone
di introdurre nuove sostanze o nuove tecnologie
nell'uso quotidiano bisogna partire dalla presunzione
che esse possano avere un effetto nocivo sull'uomo;
perciò, prima di commercializzarle e
utilizzarle su larga scala, bisogna sottoporle
ad un'analisi preventiva dei danni e dei benefici
che possono procurare alla salute dell'uomo
e dell'ambiente in cui l'uomo vive".
Facciamo notare che il principio di precauzione
è normalmente adottato per i nuovi farmaci:
solo dopo lunghi anni di sperimentazione e di
analisi dei possibili effetti negativi e dei
comprovati benefici per la salute dell'uomo
un nuovo farmaco può venire utilizzato
e commercializzato. Simili precauzioni vengono
ora adottate anche per i pesticidi.
Non è razionale pensare che il principio
di precauzione non debba valere anche per altre
sostanze con cui l'uomo viene a contatto o che
vengono immesse in natura. Finora è invece
sostanzialmente invalso il principio opposto,
ovvero si parte dalla presunzione che una sostanza
non sia nociva e la si ritira dal commercio
quando ne vengono comprovati i danni al di là
di ogni dubbio. Gli esempi abbondano: basti
citare l'esempio dei clorofluorocarburi, la
cui immissione in atmosfera ha portato all'assottigliamento
dello strato di ozono stratosferico fondamentale
per la sopravvivenza degli organismi viventi.
Dopo la seconda guerra mondiale sono stati sintetizzati
milioni di nuove molecole, di cui alcune migliaia
sono poi state commercializzate e quindi portate
a contatto con vaste popolazioni di uomini,
animali e piante.
Solo una piccolissima percentuale di queste
nuove sostanze è stata sottoposta ad
analisi tossicologica. Pur senza indulgere a
ingiustificati allarmismi, riteniamo del tutto
corretto che questa prassi venga cambiata e
resa simile a quella per i farmaci. Riteniamo
inoltre che il principio di precauzione vada
applicato anche agli OGM.
- Nuove infrastrutture:
secondo taluni non bisogna assolutamente ostacolare
i tentativi di dotare il Paese di infrastrutture
vitali per lo sviluppo economico e per il miglioramento
della qualità della vita della popolazione.
Il nostro paese ha sicuramente bisogno di investire
in infrastrutture. Va però precisato
che i miglioramenti infrastrutturali necessari
per lo sviluppo del paese non sono costituiti
solo dalla costruzione di nuove strade o ponti.
L'adeguamento dei finanziamenti alla ricerca
scientifica di base alle percentuali di PIL
degli altri Paesi avanzati, la costruzione di
laboratori scientifici per gli studenti, l'apprestamento
di efficienti reti informatiche e di biblioteche,
la costruzione di impianti di depurazione delle
acque reflue e di reti di approvvigionamento
idrico, il miglioramento dei servizi tecnici
di sorveglianza contro gli incendi e dei servizi
idrogeologici e meteorologici sono anch'essi
fondamentali investimenti infrastrutturali.
Secondo noi vale il principio che le cattedrali
nel deserto non servono a nessuno e quindi che
gli investimenti devono essere equilibrati e
andare a rafforzare tutti i settori carenti
del nostro paese.
Riteniamo inoltre che una nuova infrastruttura
debba soddisfare a tre requisiti:
a) non essere fine a se stessa, ma fornire la
soluzione di una ben precisa esigenza pubblica;
b) venire valutata in termini sia di costi e
benefici economici che di impatto per la salute
dell'uomo e dell'ambiente;
c) non avere alcuna ragionevole alternativa
che abbia minore costo economico e minore impatto
sull'ambiente.
Le valutazioni economiche, sanitarie e ambientali
vanno condotte da organi indipendenti da pressioni
di parte.E' importante anche notare come il
prepotente emergere negli ultimi trent'anni
di una maggiore coscienza delle problematiche
ambientali non sia andata a scapito del progresso
scientifico, ma anzi abbia dato un enorme impulso
al miglioramento tecnologico.
Ad esempio i "Clean Air Act Amendments"
introdotti dal parlamento statunitense nel 1990
per migliorare la qualità dell'aria non
hanno affatto portato ai disastri economici
previsti da alcuni critici e sono costati molto
meno di quanto predetto inizialmente dalle industrie.
In particolare, per quanto riguarda il programma
sulle precipitazioni acide dovute al biossido
di zolfo, uno studio industriale del 1989 aveva
predetto un costo annuale tra 4 e 7 miliardi
di dollari, ma le stime più recenti dell'
US Accounting Office sono di circa due miliardi
di dollari. Il costo della riformulazione del
carburante a minore contenuto di benzene era
stato valutato dall'industria petrolifera nel
1993 in circa 16 centesimi di dollaro al gallone,
ma nel 1999 tale costo è stato valutato
essere di solo un centesimo al gallone. Nel
1990 i portavoce di alcune industrie chimiche
avevano predetto severi problemi economici e
sociali se si fosse accelerata la dismissione
dei clorofluorocarburi come refrigeranti. In
realtà le industrie chimiche hanno rapidissimamente
sviluppato prodotti alternativi ai clorofluorocarburi.
E' confortante osservare come recentemente l'atteggiamento
del mondo delle imprese verso i problemi ambientali
sia cambiato radicalmente.
E'sempre maggiore il numero di aziende che adotta
strumenti per la gestione ambientale di impresa
come i marchi verdi, l'analisi del ciclo di
vita dei beni di produzione e lo schema EMAS
(management e audit ambientale). Molte imprese
hanno infatti scoperto che l'analisi accurata
del ciclo produttivo per contenere i danni ambientali
ha anche consentito loro di riorganizzare in
maniera più razionale l'azienda, realizzando
così importanti risparmi sui costi di
produzione. Tutti i medici riconoscono che è
meglio prevenire l'insorgenza delle malattie
con semplici precauzioni piuttosto che curarle
con costosi medicinali quando sono insorte.
Siamo convinti che anche per l'ambiente sia
meglio investire nella prevenzione del degrado
piuttosto che sperare nella cura a posteriori,
fidando nell'onnipotenza dello sviluppo scientifico
e tecnologico per la soluzione di tutti i guasti
provocati dall'incuria e dalla disattenzione.
Siamo perciò dell'opinione che i corsi
di studio scientifici, sia quelli tradizionali
sia quelli di nuova istituzione, non debbano
ripiegarsi su di un sapere estremamente specializzato,
ma aprirsi all'insegnamento anche di altre discipline
scientifiche e di discipline socio-economiche.
Solo così creeremo degli scienziati coscienti
della realtà sociale in cui operano e
della loro influenza sulla salute del nostro
ambiente naturale.
Siamo convinti che in questa maniera l'Italia
non farebbe altro che continuare la sua grande
tradizione umanistica nel solco di personaggi
come Leonardo, che fu grande scienziato, ingegnere,
osservatore della natura e al contempo grande
artista. Per concludere non possiamo infine
non ricordare che la libertà di ricerca
scientifica non può essere assoluta,
perchè anche la ricerca scientifica e
tecnologica è soggetta a limitazioni
di ordine morale, come qualsiasi altra attività
umana.
Tra questi limiti etici c'è anche quello
di non nuocere alla meravigliosa Natura che
ci circonda, formatasi in miliardi di anni di
evoluzione biologica.
Il Consiglio
Direttivo della Societa' Italiana di Ecologia
Amalia Virzo, Presidente, Professore
di Ecologia, Università di Napoli Federico
II
Marino Gatto, Vicepresidente, Professore
di Ecologia Applicata, Politecnico di Milano
Ferdinando Boero, Segretario, Professore
di Zoologia e Biologia Marina, Università
di Lecce
Alberto Castelli, Consigliere, Professore
di Ecologia, Università di Pisa
Almo Farina, Consigliere, Professore
di Ecologia, Università di Urbino
Carlo Gaggi, Consigliere, Professore
di Ecologia, Università di Siena
Silvana Galassi, Consigliere, Professore
di Ecologia, Università dell'Insubria
Pier Francesco Ghetti, Consigliere, Professore
di Ecologia, Università di Venezia
Pierluigi Viaroli, Consigliere, Professore
di Ecologia, Università di Parma
Ireneo Ferrari, Professore di Ecologia,
Università di Parma, ex Presidente della
Società Italiana di Ecologia
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