Bersani:
l'inquinamento è la prima vera emergenza
Intervista di Paolo Barone,
da "La Stampa" 2 novembre 2006
"Quando si parla di nuove politiche e nuovi
partiti bisogna guardare alle problematiche
del nuovo secolo, non a quelle di quello precedente",
afferma Pier Luigi Bersani. Che indica una nuova
priorità, che vale per il governo di
centrosinistra ma soprattutto per il futuro
Partito democratico: l'emergenza ambientale.
Sul protocollo di Kyoto l'Italia propone "un
nuovo grande patto mondiale" e spinge perché
l'Europa assuma la leadership in questa battaglia.
Il ministro dello Sviluppo Economico lancia
anche un appello ai cittadini e alle imprese:
"Siamo senza risorse e senza materie prime
e abbiamo una bolletta energetica pesantissima,
dobbiamo fare di tutto per essere i primi al
mondo nella battaglia per il risparmio energetico".
"Il bollo auto? Sarebbe stato meglio incentivare
la sostituzione del parco auto, molto vecchio
e molto inquinante. Ma qualcuno, sbagliando,
sosteneva che si sarebbe fatto un regalo alla
Fiat...".
Se Bersani guarda a Blair e rilancia l'allarme
per la catastrofe ambientale futura non è
per sfuggire ai problemi della Finanziaria o
ai guai della maggioranza, anzi.
"Bisogna guardare un po' al senso di quello
che stiamo facendo - spiega il ministro diessino
- altrimenti si perde il filo logico. E questo
tema sollevato dal premier inglese è
un argomento assolutamente attuale e serio.
E' una vera e propria discriminante di tipo
politico e può certamente servire a caratterizzare
il futuro Partito democratico, al pari del dialogo
tra le civiltà".
Qualcuno può dire: la solita sinistra
italiana che copia Blair...
"Ma questo non è un tema targato
solo Blair. Ci sono Gordon Brown, Al Gore e
tutta una sensibilità che sta crescendo
in Europa a cominciare dall'Spd tedesca. Per
quanto mi riguarda sono convinto che oggi una
politica economica debba essere una politica
verde, che per essere tale debba avere una razionalità
economica ed uscire da logiche di tipo ideologico".
Come affrontare la battaglia sui mutamenti
climatici?
"Bisogna costruire per tempo la prospettiva
del dopo-Kyoto, riformulando tutte le intese
sulla limitazione delle emissioni inquinanti
che scadono nel 2012: ci sono troppi Paesi fuori
dall'accordo ed una politica sul clima non può
fare passi avanti se non riusciamo a coinvolgere
Stati Uniti, Cina e India".
Si rischia di allentare i vincoli sulle emissioni?
"No, dobbiamo solo riformularli inserendo
migliori meccanismi di reciprocità. Poi
le tecniche possono essere quelle di Kyoto,
legate cioè ai diritti di emissione,
oppure si possono introdurre meccanismi di tassazione
e perfino dazi da applicare a chi produce senza
rispettare norme adeguate. Il problema però
è che chi inquina di più deve
riconoscere che ci deve essere un alt, perché
non è possibile che gli Stati Uniti non
facciano nulla sul terreno del risparmio energetico.
Poi occorre coinvolgere i Paesi in via di sviluppo
con nuove combinazioni in campo tecnologico
tali da evitare di bloccare la loro crescita".
A giorni a Nairobi si terrà un importante
vertice Onu.
"L'impostazione di un nuovo discorso sull'ambiente
dovrebbe iniziare proprio da lì: serve
un nuovo patto mondiale, che parte da Kyoto
e lo arricchisce di esperienze positive, e poi
occorre una nuova politica internazionale contro
la deforestazione. Noi europei dobbiamo giustamente
puntare a guidare questi processi, dobbiamo
essere molto attivi nell'elaborare soluzioni,
sapendo però anche che la nostra esperienza
non è tutta positiva. Da noi, infatti,
c'è stata una cattiva applicazione dei
meccanismi di Kyoto con una distribuzione squilibrata
dei carichi che hanno prodotto anche distorsioni
di tipo economico".
Quale ruolo può avere l'Italia?
"Come italiani possiamo apportare al dibattito
la nostra particolare sensibilità per
politiche economiche e industriali positive,
che facciano della politica verde un motore
della crescita. Ovviamente anche noi ci portiamo
dietro tutte le nostre contraddizioni. Ad esempio,
ci siamo giustamente concentrati su politiche
di miglioramento della produzione energetica
arrivando ad un utilizzo di gas, il combustibile
meno inquinante in assoluto, in percentuali
assolutamente incomparabili con qualsiasi altro
Paese, però non facciamo quasi nulla
per le abitazioni o nel campo dei trasporti.
E così ci ritroviamo col parco macchine
più vecchio dell'Occidente".
In queste ore sul bollo auto impazzano le polemiche.
E gli automobilisti non ci capiscono più
nulla.
"Effettivamente in queste decisioni c'è
un elemento di non razionalità. Un'impostazione
più utile dovrebbe prevedere un meccanismo
interno alla fiscalità dell'auto a carico
dei mezzi che consumano di più e che
sono più inquinanti, con una incentivazione
alla sostituzione verso autovetture che consumano
ed inquinano meno".
Era il senso dell'esenzione per 3 anni dei motori
Euro 4 ed Euro 5 poi però è sparita.
Adesso c'è il superbollo...
"E' prevalso un concetto di fiscalità
differenziata e si è perso il concetto
di incentivo alla sostituzione. Dobbiamo deciderci:
la paura di fare un piacere alla Fiat, una cosa
ridicola perché stiamo parlando di tutte
le macchine, non può creare un riflesso
condizionato per cui non si può fare
una politica per la graduale sostituzione del
parco macchine che è larghissimamente
inquinante. E' un vero paradosso".
Ma in Finanziaria troviamo qualcosa di "buono"
a favore dell'ambiente?
"Una volta dissipate tutte le nubi, apparirà
chiaro che stiamo mettendo assieme una iniziativa,
una dozzina di misure in tutto, che può
farci fare un notevole salto di qualità.
Si parte con la nuova edilizia, con una serie
di decreti che introducono nuove prescrizioni
su isolamenti termici, consumi energetici e
utilizzo obbligatorio dei pannelli solari. In
contemporanea attiviamo un programma per le
ristrutturazioni: la detrazione del 36% delle
spese sale al 55% e questo comporta un risparmio
energetico del 20%. Inoltre abbiamo varato un
decreto delegato che incentiva la cogenerazione
ad alta efficienza, misure per la sostituzione
di frigoriferi e congelatori e dei motori industriali,
sui biocarburanti e a favore degli autoproduttori
di energia sino a 200 kW. Senza dimenticare
che nei nuovi programmi di sostegno all'industria
abbiamo previsto stanziamenti per favorire progetti
nel campo dell'efficienza energetica. Lavoriamo
insomma a tutto campo: questa può essere
la grande frontiera industriale del Paese".
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