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Un'immagine satellitare
dello Tsunami
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Kobe: conferenza
mondiale sull'emergenza disastri ambientali
Approvato lo Hyogo Framework for Action:
2005 - 2015, il piano decennale per la Prevenzione
dei Disastri Ambientali.
Tre settimane dopo la tragedia dello Tsunami
che ha devastato le coste del sud-est asiatico,
si è tenuta a Kobe, Giappone, la Conferenza
Mondiale per la Prevenzione dei Disastri Ambientali
(WCDR). Dal 18 al 22 gennaio, 4000 rappresentanti
di 168 paesi e 30 organizzazioni non governative
si sono riunite con l'obiettivo di realizzare
un sistema efficace per la prevenzione dei disastri
naturali a livello globale. Il 2004 è
stato, infatti, un anno che ha messo a dura
prova le popolazioni del nostro pianeta: 26mila
persone hanno perso la vita nel terremoto di
Bam, in Iran, e poco più di un mese fa,
il maremoto di Sumatra ha provocato 150mila
vittime.
"Un numero sempre maggiore di persone sono
vulnerabili al crescente numero di disastri
ambientali" ha dichiarato Jan Egeland,
Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite
per gli Affari Umanitari e l'Assistenza alle
Emergenze.
Gli obiettivi della Conferenza
Nella prima WCDR, che si è svolta nel
1994 a Yokohama, in Giappone, si presentò
un piano decennale che forniva linee guida pratiche
per affrontare e ridurre i rischi ambientali.
A 10 anni di distanza, a Kobe si è tentato
di fare il punto della situazione e di delineare
le possibili strategie di lavoro per il ventunesimo
secolo. La promozione delle politiche di riduzione
dei disastri nel contesto dello sviluppo sostenibile,
la condivisione dei sistemi creati limitare
l'impatto di catastrofi future, l'identificazione
dei rischi, delle lacune e delle sfide legate
all'incremento dell'informazione pubblica sulle
calamità naturali hanno rappresentato
gli elementi focali della conferenza. L'appuntamento
di Kobe era atteso come un'opportunità
storica per prendere decisioni che potrebbero
salvare milioni di vite, in caso di disastri.
Fonti giornalistiche dall'interno della conferenza
(Christian Aid e Action Aid) hanno dichiarato,
però, che istituzioni internazionali
come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario
Internazionale (IMF) operano in direzione opposta:
le loro linee politiche metterebbero in serio
pericolo la vita delle popolazioni del mondo
non industrializzato.
In Sri-Lanka, per esempio, la costruzione di
autostrade e dighe idroelettriche, sovvenzionata
dalle istituzioni finanziarie internazionali,
ha costretto decine di migliaia di persone a
trasferirsi nelle zone costiere a rischio di
inondazioni, maremoti e tsunami.
Situazioni analoghe si sono verificate in India
e in Africa.
La
necessità della cooperazione internazionale
e dell'educazione ambientale
Rivolgendosi ai presenti, Egeland ha sottolineato
l'importanza della comunicazione e dell'educazione
per formare popolazioni capaci di affrontare
le catastrofi ambientali. "La tecnologia
non è un rimedio definitivo.- ha dichiarato
Egeland - Da Singapore al Sud-Africa, l'esperienza
dimostra che le persone e non i macchinari,
devono stare alla base di ogni misura di prevenzione
e di preparazione ai disastri". Due sessioni
speciali hanno, inoltre, preso in esame l'impatto
dello Tsunami: in prima istanza, Egeland e gli
Alti Rappresentanti dei paesi colpiti si sono
confrontati per migliorare il sistema di pre-allarme
nella regione, successivamente un laboratorio
tecnico ha preso in esame i rischi degli tsunami
nell'Oceano Indiano.
"Auspichiamo che la Conferenza arrivi a
soluzioni di lungo termine e aiuti ad acquisire
la giusta consapevolezza riguardo l'importanza
della riduzione dei rischi legati ai disastri
ambientali " ha dichiarato Salvano Brinceno,
Direttore del Segretariato per le Strategie
Internazionali per la Riduzione dei Disastri.
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Lunghe
trattative per approvare il documento
La tragedia dello Tsunami sembrava una garanzia
per il successo del meeting; ci si attendeva,
infatti, una maggiore sensibilizzazione nei
confronti delle problematiche della prevenzione
ambientali. L'approvazione del documento stilato
a Kobe è stata, invece, più difficile
del previsto: solo dopo 5 giorni di laboriose
trattative, le 168 rappresentanze presenti hanno
trovato un accordo. Al termine della conferenza
sono stati adottati due importanti documenti:
lo "Hyogo Framework for Action: 2005 -
2015" (si tratta di un testo che, nei prossimi
10 anni, sarà di riferimento per ridurre
i rischi e la vulnerabilità delle popolazioni
esposte ai disastri naturali) e la "Dichiarazione
Finale" in cui viene ribadito lo stretto
legame tra rischio e prevenzione da una parte,
e sviluppo sostenibile e diminuzione della povertà
dall'altra.
Assicurare la riduzione del rischio disastri,
incrementare i sistemi di allerta e prevenzione,
sostenere e incentivare l'innovazione e l'educazione
ambientale, il rafforzamento della preparazione
alle catastrofi naturali rappresentano gli obiettivi
principali dei documenti.
Il successo parziale di Kobe è il risultato
della diplomazia Svizzera, nazione coinvolta
sin dallo scorso anno nella preparazione e nella
stesura dei testi. Alla presentazione del documento,
Marco Ferrari, responsabile delle lunghe negoziazioni
che hanno portato all'accordo internazionale,
ha commentato: "Certamente non tutte le
richieste sono state soddisfatte, ma siamo in
grado di identificare misure concrete e precise
per migliorare considerevolmente la prevenzione
dei disastri naturali".
L'obiettivo principale è ridurre l'impatto
dei disastri ambientali entro il 2015, ma questo
richiederà l'impegno dei governi, delle
organizzazioni internazionali e della società
civile a livello locale, nazionale e internazionale.
D'altronde, questo programma non è che
l'inizio di un processo partito nel 1994 con
la Strategia di Yokohama: ora bisogna raggiungere
obiettivi concreti, specifici e quantificabili.
Valentina Robbiati
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