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Un'industria
energetica |  | Passaggio
a Nord Ovest di Giorgio Nebbia
Ci
sono, nella vita, delle cose -un libro, un film, una lezione, una conversazione
ascoltata - che lasciano dei segni. Per me uno di questi segni è stato
lasciato dal libro Passaggio a Nord-ovest di Kenneth Roberts, apparso nel 1937
e pubblicato nel 1939 (per inciso nella traduzione di Elio Vittorini), come grosso
volume degli Omnibus Mondadori: grosso e costoso e un quindicenne come me doveva
andarlo a leggere nelle biblioteche comunali. In quei tempi, nellaria provinciale
dellItalia fascista, le avventure del maggiore Rogers che affrontava,
con i suoi esploratori, i boschi, i torrenti, gli spazi sterminati e i bellicosi
nativi del Nord America alla ricerca del passaggio a nord ovest, una
strada che collegasse a nord, per terra e attraverso fiumi e laghi, lAtlantico
col Pacifico, erano fatte apposta per destare la fantasia (dal libro fu anche
tratto un film di King Vidor con Spencer Tracy che interpretava il maggiore Rogers).
Sarà forse anche per questi lontani ricordi che sono sempre stato
incantato, quando mi sono occupato di ben altre cose, dei prodotti e delle merci,
dalle strade attraverso cui le merci arrivano da terre lontane ai paesi di trasformazione
e di consumo. Una di queste merci in continuo movimento è il petrolio,
prodotto nel mondo in ragione di quasi 3.500 milioni di tonnellate allanno,
estratto in terre per lo più lontane dai luoghi di utilizzazione.
Ogni
volta che fate il pieno di benzina non dimenticate che il liquido
che acquistate deriva da materie estratte dalle viscere della Terra a migliaia
di chilometri di distanza, dalle steppe asiatiche, dalla penisola arabica, dalle
giungle indonesiane, dalle pianure ghiacciate dellAlaska, il petrolio viene
avviato, attraverso gigantesche condotte, nelle lontane raffinerie o nei porti
in cui viene caricato su grandissime navi cisterna che lo trasportano in altri
porti dove si trovano altre raffinerie.
Oltre 2.000 milioni di tonnellate
di petrolio sono trasportate ogni anno per mare, migliaia di spedizioni che talvolta
comportano incidenti, inquinamenti, incendi. Ma a questo non pensa (quasi) nessuno:
quello che conta è avere la benzina o il gasolio sempre disponibili sotto
casa e a basso prezzo. Le grandi vie di trasporto del petrolio - ma lo stesso
discorso vale anche per molte altre materie prime come carbone, minerali metallici,
cereali, prodotti chimici, ecc. - passano attraverso gli oceani Atlantico e Pacifico,
loceano Indiano, il Mare del nord, per migliaia di chilometri e ogni chilometro
percorso fa aumentare il prezzo della merce che arriva ai produttori e ai consumatori.
Non cè quindi da meravigliarsi che ci siano imprese che studiano
tutte le possibili vie alternative a quelle tradizionali, pur di risparmiare un
po di strada. Da alcuni anni a questa parte, soprattutto da quando la Russia
ha aperto nuovi rapporti commerciali con i paesi occidentali, sta
riscuotendo crescente interesse il passaggio a nord-est. Per rendersi
conto della sua importanza bisogna fare un piccolo cambio di prospettiva; se si
guarda, nei comuni atlanti geografici, il planisfero (la carta della superficie
terrestre, sferica, distesa su un piano), secondo le più comuni rappresentazioni,
o proiezioni, sembra che a nord e a sud, verso i poli, ci siano degli
spazi grandissimi. Le distanze fra i vari paesi sono abbastanza realistiche soltanto
quando si guarda lEuropa, lAfrica, una parte dellAmerica, una
parte della Cina, il Giappone. Prendiamo adesso un mappamondo e tracciamo con
una matita il percorso fra lAlaska e lInghilterra dalla parte vicina
al polo Nord, al nord della Russia, e confrontiamo la sua lunghezza con quella
del percorso che collega lAlaska allInghilterra girando per lOceano
Pacifico, Panama, lOceano Atlantico. Le differenze sono ancora più
grandi se si immagina di dovere trasportare merci per mare dal Giappone allEuropa.
Per andare dal Giappone ad Amburgo passando per lo stretto di Suez occorre percorrere
ventimila chilometri (undicimila miglia nautiche); se si passa attraverso il mare
Artico, il percorso è ridotto a 6.600 miglia nautiche.
Lidea
di un passaggio a nord-est, dallEuropa al Pacifico e viceversa,
dalla parte del Nord della Terra, risale al 1879 quando il norvegese Nordenskiold
lo percorse attraverso i mari artici ghiacciati e freddissimi. In questo secolo
la via del mare artico è stata studiata a lungo dallUnione Sovietica
per i propri trasporti interni. La Russia e la Siberia sono ricche di miniere
di carbone e di minerali metallici, di pozzi di petrolio e metano, e le materie
prime possono essere trasportate nelle zone industriali interne russe dapprima
lungo il Mare Artico e poi attraverso grandi fiumi e laghi. Con la fine delle
guerra fredda questa enorme massa di esperienze ha potuto essere messa a disposizione
dei progetti per trasportare le merci russe allestero o per il traffico
di merci dal Pacifico allEuropa settentrionale. Ci sono vari problemi
da risolvere; il mare Artico è ghiacciato per molti mesi allanno
e un traffico marittimo regolare richiede che certi passaggi siano tenuti liberi
dai ghiacci. Le navi mercantili devono perciò essere affiancate da navi
rompighiaccio nel cui campo i russi hanno lunga esperienza.
Luso
del passaggio a nord-est, aperto regolarmente dal 1991, comporta pericoli di inquinamento
del mare e pone nuovi problemi di assicurazioni dei carichi trasportati e delle
navi. Un gruppo internazionale di studiosi, fra cui un professore di diritto dellUniversità
di Milano, da anni sta esaminando i diversi aspetti della nuova via di comunicazione;
speciali istituti scientifici hanno pubblicato centinaia di documenti e volumi
(chi volesse fare una bella tesi o tesina sullargomento trova tutto nel
sito internet www.fni.no/insrop) e una grande conferenza sul passaggio a
nord-est si è tenuta in Norvegia alla fine del 1999. Lattenzione
per la nuova strada marittima del Nord presenta interesse dal punto di vista economico,
ingegneristico e politico, ma secondo me è ancora più importante
come stimolo a guardare la Terra nel suo complesso, nelle sue dimensioni dimenticate,
come grande sfera ricca di foreste e di ghiacciai, di laghi e di deserti, con
tante ricchezze ancora nascoste. Vorrei raccomandare ai genitori di regalare ai
loro ragazzi un mappamondo e di guardarlo con loro, immaginando le strade che
ci restano ancora da percorrere nel ventunesimo secolo.
di
Giorgio Nebbia
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