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Mikhail
Gorbaciov Presidente Green Cross International |
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il mondo
Mikhail Gorbaciov Presidente
Green Cross International 12
novembre 2000 L'INIZIO
DI UNA NUOVA ERA Come sarà l'umanità nel XXI secolo? Le nostre
menti sono rivolte a questo futuro. Guardiamo ad esso confidando in un miglioramento,
ma nello stesso tempo con ansia. Il mondo in cui viviamo oggi è radicalmente
diverso da quello dell'inizio o addirittura della metà del nostro secolo.
Ed esso continua a mutare in tutte le sue componenti. La comparsa delle armi
nucleari non ha fatto che sottolineare tragicamente il carattere fondamentale
di tali mutamenti in quanto simbolo materiale e veicolo di una forza bellica totale,
esse hanno contemporaneamente messo a nudo i limiti assoluti di tale forza. Si
è posto in tutta la sua grandezza il problema della sopravvivenza e dell'autoconservazione
dell'umanità.
Sul proscenio della storia, ad Est come a Sud, ad
Ovest come a Nord, si sono affacciati centinaia di milioni di uomini, nuovi Stati
e Nazioni, nuovi movimenti sociali e ideologie. Nei vasti movimenti popolari,
talvolta impetuosi, si esprime - in tutta la sua molteplicità e anche contraddittorietà
- lo slancio verso l'indipendenza, la democrazia e la giustizia sociale. L'ideale
della democratizzazione di tutto l'ordine mondiale si è trasformato in
una possente forza politico-sociale. Simultaneamente, la rivoluzione tecnico-scientifica
ha trasformato molti problemi (economici, alimentari, energetici, ecologici, demografici,
dell'informazione) che ancora poco tempo fa consideravamo nazionali o regionali,
in problemi globali. Grazie ai più moderni mezzi di comunicazione, di
informazione di massa e di trasporto, è come se il mondo fosse in un certo
senso diventato più visibile e tangibile per tutti noi. Le comunicazioni
internazionali si sono incomparabilmente semplificate. Oggi ben difficilmente
è possibile tenere "chiusa" una qualsiasi società. Ciò
richiede una decisa revisione dei punti di vista su tutto l'insieme dei problemi
della cooperazione internazionale, in quanto elemento di primaria importanza per
la sicurezza universale. L'economia mondiale diventa sempre più un
unico organismo, al di fuori del quale nessuno Stato, quale che sia il sistema
sociale a cui appartiene, e quale che sia il suo livello economico, può
svilupparsi normalmente.
Ciò pone all'ordine del giorno l'elaborazione
di un meccanismo radicalmente nuovo per il funzionamento dell'economia mondiale,
di una nuova struttura della divisione internazionale del lavoro. Nel contempo,
la crescita dell'economia mondiale mette a nudo le contraddizioni e i limiti dell'industrializzazione
di tipo tradizionale. Una sua ulteriore diffusione "in larghezza e profondità"
conduce alla catastrofe ecologica. Tuttavia esistono ancora numerosi Paesi in
cui l'industria non è sufficientemente sviluppata, ed altri che non sono
ancora usciti dalla fase pre-industriale. Uno dei grandi problemi è proprio
se il loro processo di sviluppo economico seguirà i vecchi modelli tecnologici,
o se essi sapranno inserirsi nella ricerca di un modo di produzione ecologicamente
pulito. Altro grande problema è quello della voragine esistente fra
i Paesi sviluppati e la grande maggioranza di quelli in via di sviluppo che non
si riduce e diventa una minaccia di proporzioni globali sempre più grave.
Tutto ciò fa sì che sia necessario iniziare le ricerche di un progresso
industriale del tutto nuovo, tale da rispondere agli interessi di tutti i popoli
e gli Stati.
In una parola, le nuove realtà modificano tutta la
situazione mondiale. Le differenze e le contrapposizioni ereditate dal passato
si riducono o si confondono, ma ne sorgono di nuove. Alcuni contrasti e divergenze
del passato non hanno più significato e il loro posto viene occupato da
conflitti di natura diversa. La realtà impone di gettar via gli stereotipi
abitudinari, i punti di vista obsoleti, e di liberarsi dalle illusioni. Muta la
concezione stessa del carattere e dei criteri del progresso. Sarebbe ingenuo pensare
che i problemi che affliggono l'umanità contemporanea possano essere risolti
con i mezzi e i metodi che venivano impiegati o sembravano convenienti un tempo. Oggi
siamo entrati in un'epoca in cui la base del progresso sarà costituita
dagli interessi dell'umanità intera. La consapevolezza di ciò richiede
che anche la politica mondiale venga determinata dal carattere prioritario dei
valori universali.
La storia dei secoli e dei millenni passati è
stata una storia di guerre praticamente in ogni luogo del pianeta, di battaglie
talora disperate, giunte fino alla reciproca distruzione. Esse scaturivano dallo
scontro di interessi sociali e politici, da ostilità etniche, da incompatibilità
ideologiche o religiose. Tutto questo è avvenuto. E ancora oggi questo
passato non del tutto superato viene spacciato da molti per una legge insopprimibile.
In realtà, parallelamente al processo delle guerre, degli odi, delle divisioni
dei popoli e dei Paesi, si è fatta strada, accrescendo la propria forza,
un processo diverso, determinato da cause altrettanto oggettive: il processo di
formazione di un mondo interdipendente e unitario. Il futuro progresso mondiale
è oggi possibile solo attraverso la ricerca del consenso universale, procedendo
verso un nuovo ordine mondiale. Ci siamo avvicinati ad un limite oltre il quale
la spontaneità non regolata conduce ad un vicolo cieco. La comunità
mondiale dovrà imparare a formare e indirizzare i processi in modo tale
da salvaguardare la civiltà, renderla sicura per tutti e più confacente
ad una vita normale. Il discorso verte su una cooperazione che sarebbe più
corretto definire "creazione comune" e "co-sviluppo" (cfr.
coevoluzione in Morin).
La formula di uno sviluppo "a scapito degli
altri" ha ormai fatto il suo tempo. Alla luce delle attuali realtà
non è possibile un autentico progresso né restringendo i diritti
e le libertà dell'uomo e dei popoli, né a danno della natura. La
soluzione stessa dei problemi globali richiede un "volume" e una "qualità"
nuovi dell'interazione degli Stati e delle correnti politico-sociali, indipendentemente
dalle diversità ideologiche o di altra natura. Certo, avvengono e continueranno
a verificarsi mutamenti radicali e cambiamenti rivoluzionari all'interno dei singoli
Paesi e strutture sociali. Così è stato nel passato e così
sarà ancora. Ma la nostra epoca apporta correzioni anche in questo campo:
i processi interni di trasformazione non potranno conseguire i loro fini nazionali
procedendo solo lungo "corsi paralleli" rispetto agli altri, senza utilizzare
le conquiste del mondo circostante e le possibilità di una cooperazione
paritaria.
In tale contesto risulterebbe a maggior ragione distruttiva
per l'affermazione dell'ordine mondiale ogni ingerenza in questi processi interni
che miri a modificarli sulla base di modelli ad essi estranei. Nel passato le
differenze hanno costituito non di rado un fattore di allontanamento degli uni
dagli altri. Oggi esse hanno la possibilità di trasformarsi in un fattore
di arricchimento e di avvicinamento reciproci. Dietro le differenze di sistema
sociale, di modo di vita, di preferenze di valori diversi, vi sono precisi interessi.
È una realtà che non può essere elusa. Ma non può
essere elusa neppure l'esigenza - divenuta ormai condizione della sopravvivenza
e del progresso - di trovare un equilibrio degli interessi a livello internazionale.
Riflettendo su tutto ciò, si giunge alla conclusione che se si
vuole tenere conto delle lezioni del passato e delle realtà del presente,
se si deve tenere nel dovuto conto la logica oggettiva dello sviluppo mondiale,
occorre cercare, e cercare congiuntamente, gli approcci al risanamento della situazione
internazionale, alla edificazione di un mondo nuovo. In caso contrario, non potremmo
semplicemente risolvere neppure uno dei problemi planetari: né avviare
un'ampia cooperazione fra i popoli reciprocamente vantaggiosa e paritaria, né
disporre in modo razionale delle scoperte della rivoluzione tecnico-scientifica,
né trasformare le relazioni economiche mondiali e difendere l'ambiente,
né superare il sottosviluppo, né porre fine alla fame, alle malattie,
all'analfabetismo, né agli altri mali del mondo, né, in tal caso,
naturalmente, potremmo riuscire a liquidare la minaccia nucleare e il militarismo.
Ecco le nostre riflessioni in merito alle leggi oggettive del mondo oggi.
Noi, ovviamente, non abbiamo in tasca la verità assoluta, ma, sottoponendo
a rigorosa analisi le vecchie e nuove realtà, siamo giunti alla conclusione
che proprio su tali approcci occorre cercare insieme la via verso la supremazia
di un'idea universale sulla quantità infinita di forze centrifughe, verso
la conservazione della capacità vitale di una civiltà forse unica
nell'universo. Nel mondo si sono già formate forze che in un modo o
nell'altro spingono verso l'inizio di un'era di pace. I popoli e larghi strati
dell'opinione pubblica in realtà desiderano ardentemente che la situazione
migliori, vogliono imparare a collaborare. A volte colpisce persino quanto sia
forte questa tendenza. Ed è importante che questi stati d'animo comincino
a trasformarsi in politica. Sono convinto che i tempi che stiamo vivendo, le realtà
del mondo contemporaneo, impongano di puntare alla internazionalizzazione del
dialogo e dei processi negoziali. È questa la più rilevante conclusione
generale, alla quale sono giunto, riflettendo sui processi mondiali che negli
ultimi tempi hanno acquistato vigore, e sugli sviluppi della politica mondiale.
Mikhail
Gorbaciov è Presidente Fondatore di Green Cross
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