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Il Protocollo di Kyoto e l'Italia
Un impianto energetico tradizionale

Il Protocollo di Kyoto e l'Italia

Sintesi della ricerca
IL PROTOCOLLO DI KYOTO,
I MECCANISMI FLESSIBILI E GLI EFFETTI ATTESI SUL SISTEMA ENERGETICO NAZIONALE

A cura dell'Osservatorio sulla politica energetica Fondazione Einaudi
Presentata a Roma, 8 luglio 2004


Il Protocollo di Kyoto può essere considerato un significativo tentativo di elaborazione di uno strumento giuridico internazionale nel quale l'elemento del vincolo è stato formulato in maniera flessibile, in modo tale, cioè, che gli obblighi a carico degli Stati che devono ridurre le cosiddette emissioni ad effetto serra (in sostanza, i Paesi più industrializzati) siano modulabili sulla base di un'analisi costi-benefici.

La modulazione potrà avvenire grazie al significativo impiego dei tre cosiddetti
meccanismi flessibili: l'emission trading (E1), la joint implementation al) ed il clean
development mechanism (CDM).
Se l'emission trading consente ad un Paese nel suo complesso (e alle imprese operanti nei singoli Paesi) di vendere l'eventuale surplus di riduzione delle emissioni ai Paesi e alle imprese che sono piu' in difficoltà nel raggiungimento dei target di Kyoto (cioè sono in grado di rispettarli a un costo relativamente piu' elevato), la Joint Implementation e il Clean Development Mechanism sono strumenti che consentono la parteciapazione a programi di riduzione delle emissioni ripettivamente nei Paesi in via di transizione e nei Paesi in via di sviluppo, permettendo l'acquisizione di crediti che varranno ai fini del ragiungimento degli obiettivi di abbattimento delle emissioni.

Anche se l'utilizzo di questi strumenti di quasi-mercato è stato previsto come complementare rispetto agli interventi che i singoli Stati sono chiamati ad attuare con misure interne per limitare le proprie emissioni di gas ad effetto serra, il loro ruolo si è andato progressivamente consolidando nel tempo.
Dalla parte di convitato di pietra si è trasformato via via in quello di protagonista principale del processo di riduzione delle emissioni, grazie ai notevoli risparmi consentiti rispetto ai costi di abbattimento dei gas.

Cruciale sarà pero' la possibilità di utilizzare i meccanismi senza essere frenati da vincoli troppo rigidi nè dover incorrere in pastoie burocratiche.
In questo senso, la posizione delle istituzioni comunitarie appare determinante nell'assicurare il buon funzionamento dei meccanismi individuati e quindi la loro effettiva utilità, visto il ruolo guida assunto dall'Unione europea nel dare esecuzione agli accordi internazionali in materia.

>> Prosegui la lettura del documento in PDF



CURATORE:

Stefano DA EMPOLI, OPEF -Fondazione Einaudi e Università "Roma Tre"

AUTORI:
RosseUa BASELICE, OPEF -Fondazione Einaudi e Università di Roma "Tor Vergata"
Barbara BERNARDI, Università di Verona
Cristian BOVO, Politecnico di Milano
Chiara CARNABUCI, Università di Roma "La Sapienza"
Cristiana CARLETTI, Università di Roma Tre
Maurizio DELFANTI, Politecnico di Milano

 

 
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