Li
hanno chiamati quella sporca dozzina, sono i Pop (Persistent organic pollutants)
sostanze organiche inquinanti persistenti, come il Ddt. Nei giorni scorsi i ricercatori
del dipartimento di Scienze dell'ambiente dell'Università di Milano hanno
consegnato a una task force eco tossicologica un insolito bottino: una carota,
di ghiaccio, estratta dal Lys sul Monte Rosa. Le indagini condotte su quest'insolito
reperto hanno registrato la presenza di Pop. Si tratta di inquinanti che sono
stati banditi nei paesi industrializzati da decenni, ma le cui tracce sono state
riscontrate in aree remote del pianeta, quali le vette alpine o i ghiacci dell'Artico.
Si tratta di sostanze chimiche che persistono nell'ambiente, sono soggette
a accumulo biologico attraverso la catena alimentare e rischiano di produrre effetti
negativi per la salute umana e per l'ambiente. Varcando i confini, con le correnti
aeree, giungono, infatti, a distanze notevoli dal punto di emissione. Gli ecosistemi
artici e le popolazioni autoctone che vivono in quelle zone sono particolarmente
a rischio, vista la diffusione ambientale a vasto raggio e l'effetto di amplificazione
che li caratterizza. Nella Ue questi inquinanti sono regolati dal 1998 attraverso
il protocollo sugli inquinanti organici persistenti della convenzione regionale
UNECE sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero e dal 2001 dalla convenzione
di Stoccolma, formalmente adottata da 127 governi e per ora sottoscritta da 91
paesi. Oggi per dare efficace attuazione agli strumenti internazionali
si pensa di perfezionare la normativa a livello comunitario. Una proposta, infatti,
è stata sottoposta al Parlamento e riguarda la loro produzione, l'uso,
la commercializzazione e lo smaltimento secondo il dettato della Convenzione di
Stoccolma. L'intento e' quello di dare vita a un regime internazionale di regolazione
di un primo gruppo di 12 sostanze, che sono tutte inserite anche nel protocollo
UNECE, per proteggere la salute umana e l'ambiente dagli inquinanti organici persistenti.
Di 9 sostanze chimiche che ora figurano all'allegato A della convenzione è
proibita la produzione e l'utilizzo, salvo in caso di esenzioni generiche o specifiche.
Sono inoltre rigorosamente limitati sia la produzione, sia l'impiego del DDT,
un pesticida ancora in uso in molti paesi in via di sviluppo. Le deroghe
a questi divieti consentono la ricerca di laboratorio, l' uso come campioni di
riferimento e la presenza non intenzionale di contaminanti in tracce in prodotti
e articoli. La convenzione prevede anche di individuare e gestire in sicurezza,
le scorte contenenti o costituite da inquinanti organici persistenti; i rifiuti
derivati, costituiti o contaminati da POP devono essere, inoltre, smaltiti in
modo che gli inquinanti non contaminino ulteriormente l'ambiente.
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Gli inceneritori di vecchia generazione
sono accusati da più parti di produrre diossine |  | | I
pop hanno lunga vita. Anzi lunghissima Molti
studi rilevano la presenza dei Pop (materiali organici inquinanti, a lunga resistenza)
in aria, acqua, suolo, ma anche negli organismi viventi. È inoltre dimostrato
come i Pop prediligano i sistemi freddi, specie artici e antartici, dove restano
intrappolati nel ghiaccio per lunghissimi periodi. I Pop sono semivolatili, sono
lipofili, ossia si accumulano all'interno dei grassi animali e hanno un'altissima
persistenza, impiegano decenni per decomporsi. La temperatura dei sistemi freddi
favorisce la condensazione dei Pop e ne ritarda i naturali processi di degradazione.
A farne le spese sono gli organismi al vertice della catena alimentare,
uomo compreso. Che i POP rappresentino una minaccia di lungo periodo lo dimostrano
i dati sulla loro vita nell'atmosfera e la loro scarsa degradazione per l'esposizione
alla luce solare. Mentre le diossine vengono completamente distrutte dai raggi
Uva e quindi non durano più di dodici-quindici giorni, il cloruro di metile
è attivo per almeno due anni e il tertraclorocarbonio fa danni per oltre
2000 settimane. Questo fatto è sostenuto dall'Agenzia americana per l'Ambiente.
Perchè i Pop vengano eliminati al 50 % dai batteri, nei suolo o nell'acqua
occorrono oltre 20 anni. È il terreno il mezzo attraverso il quale la biodegradazione
delle sostanze clorurate e non è più difficile. Anche nelle discariche,
a seconda del tipo di terreno e delle condizioni di aerazione, solo una parte
dei materiali biodegradabili viene effettivamente decomposta. Se i fenoli clorurati
hanno di solito una vita di pochi giorni, in Arkansas (USA) ad esempio si è
trovata diossina in strati di argilla risalenti a 60 milioni di anni fa, apparentemente
non proveniente da attività umane. In terreni altamente contaminati da
diversi tipi di alcheni clorurati sono occorsi più di 20 anni perchè
tracce delle sostanze scomparissero completamente per decomposizione naturale.
In questo quadro appare chiaro che ci vorranno milioni di anni per liberarci
definitivamente da alcune diossine. La Commissione internazionale per l'ambiente
marino del Nord Atlantico, che ha anche il compito di tenere d occhio i Pop, li
ha messi in cima alla lista delle sostanze pericolose nell' ambiente marino. Questo
organismo ha stilato una lista di 15 sostanze identificate come prioritarie, fra
cui gli idrocarburi poliaromatici (PAH), le paraffine clorurate a catena corta,
il mercurio e i suoi composti organici, il cadmio, il piombo e i suoi composti
organici, i composti organici dello stagno (compreso il TBT, usato nelle vernici
navali), alcuni ftalati (dibutilftalato e dietilesilftalato). Grazie all'introduzione
di norme più severe, negli ultimi 10 anni i valori della diossina presente
nel latte materno sono diminuiti del 60% circa. Nonostante ciò, stando
ai risultati di alcuni studi recenti, dell'OMS, durante i primi mesi di vita i
bambini nutriti al seno continuano ad ingerire quantità eccessive di sostanze
nocive contenute nel latte materno. In virtù della loro buona liposolubilità
, capacità di sciogliersi nei grassi, le sostanze tossiche di natura organica
si depositano soprattutto nel tessuto adiposo, all'interno del quale non vengono
praticamente più decomposte.
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I pesticidi utilizzati in agricoltura
sono tra i principali imputati nell'inquinamento da Pop |  | | Secondo
l'Organizzazione mondiale della sanità, l'uomo assorbe il 90% di queste
sostanze con l'alimentazione. Quanto maggiore è il consumo di carne e di
grassi animali, tanto più si innalza il carico di diossine per l'organismo.
Gli animali d'allevamento, infatti, assumono le sostanze tossiche con il mangime,
per poi immagazzinarle nel tessuto adiposo. Questo carico di diossina è
visibile nelle persone che si nutrono prevalentemente di carne e pesce. Di questa
categoria fanno parte le donne Inuit che vivono nelle zone settentrionali del
Canada. Queste donne fanno registrare un carico di sostanze inquinanti organiche
persistenti dieci volte superiore, rispetto a quello di madri abitanti nelle regioni
meridionali del Canada, con un'alimentazione più povera di pesce.
Proprio per questo il Ministero della sanità svizzero, ad esempio,
concorda in una sua indagine con l'Epa, l'agenzia per l'Ambiente statunitense,
nel toglierci molte illusioni sui benefici dell'allattamento materno: un neonato
assumerebbe con il latte l'equivalente giornaliero di 240-840 picogrammi di sostanze
analoghe alla diossina. A farne le spese sarebbero soprattutto i primogeniti,
che succhiano sostanze accumulate per anni nell'organismo della mamma. Non
solo il latte è inquinato. L'UE, infatti, sta per contare i danni delle
diossine su alcuni ambienti idrici. Con il progetto EMERGE si stanno raccogliendo
i dati sulla salute dei laghi alpini italiani,svizzeri, austriachi e sloveni,
di quelli di Pirenei, Scozia, Polonia, Bulgaria, Romania, Norvegia, Finlandia
e Groenlandia. Da un rapporto pubblicato dall'Agenzia Austriaca per l' ambiente,
con l'Università di Innsbruck e Greenpeace, risulta che molte località
delle Alpi Austriache sono inquinate da insetticidi come DDT, blindano e esaclorobenzene,
da diossine, policlorobifenili (PCB), e da idrocarburi aromatici policiclici (PAH);
in alcuni casi ,DDT, esaclorobenzene, diossine, PCB, si riscontrano effetti di
un trasporto da grandi distanze. I Pop e il cloro in particolare sono
stati considerati tra i più importanti ingredienti della moderna chimica
e il loro successo è almeno pari al rischio che comportano. Il cloro, composto
base di migliaia di ritrovati di sintesi, presente in circa il 60% dei prodotti
finiti dell' industria chimica, è usato proprio per conferire stabilità
e persistenza alle molecole, aumentandone in questa maniera la probabilità
di bio-accumularsi. Se migliaia di composti del cloro sono innocui,
di tanti altri non si sa quasi nulla, nemmeno l'esatto numero di quelli di nuova
produzione. Secondo dati dell'EPA le stime propongono cifre variabili che vanno
dalle dozzine alle centinaia e molti di questi non sono mai stati sottoposti nemmeno
ai più elementari test di impatto sulla salute, come quelli di tossicità,
per non parlare delle prove di bioaccumulo e di persistenza ambientale.
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L'inquinamento del suolo da parte
dei Pop rappresenta un anno di lunga durata |  | | I
pop e il Mediterraneo Anche
nel Mar Mediterraneo ci sono i Pop. Alla Conferenza Internazionale di Catania
sullo stato di applicazione della Convenzione di Barcellona per la protezione
del Mar Mediterraneo (COP 13), e' stato presentato un rapporto dell'UNEP (l'Agenzia
Ambientale delle Nazioni Unite) sull'inquinamento del Mediterraneo. Prima in classifica,
nel Mediterraneeo, nelle emissioni di Pop è la Francia, seguita da Spagna,
Italia, Grecia e Portogallo. I Pop sono un rischio particolarmente grave per il
Mediterraneo, mare chiuso, il cui ricambio delle acque dura oltre due secoli,
e sono un rischio anche per la catena alimentare mediterranea, minacciata da questi
inquinanti organici tossici, biocumulabili e persistenti, capaci cioè di
entrare e depositarsi nei cicli vitali degli organismi e nei prodotti alimentari.
Queste loro caratteristiche permettono, inoltre, ai Pop di interagire
con il sistema endocrino, causando disfunzioni ormonali. Proprio per questo è
necessario accelerare i tempi della ratifica del Protocollo LBS (Land Based Source
Pollution, che riguarda cioè qualunque fonte di inquinamento che proviene
da terra), come hanno sollecitato da tempo istituti scientifici e organizzazioni
non governative. L'Italia, anche se figura come la prima inquinatrice del Mediterraneo,
lo ha già ratificato ma mancano ancora Algeria, Bosnia Erzegovina, Croazia,
Egitto, Libano, Libia, Siria e Israele.
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Nell'agricoltura del sud del mondo
sono spesso utilizzati prodotti contenenti Pop |  | | Nomi
e cognomi dei Pop Ma
in quali prodotti sono impiegati i Pop? Eccone alcuni. L'Aldrin è un pesticida
utilizzato al suolo contro termiti, cavallette e altri insetti, la sua pericolosità
è tale che in un incidente verificatosi di recente nella costa del Golfo
del Texas, una partita di riso trattato con Aldrin ha contaminato e ucciso centinaia
di uccelli costieri. Il chlordane, noto come Ddt, è un insetticida ancora
largamente impiegato che è anche uno dei Pop a più lunga vita. Bandito
nel paesi industrializzati, il Ddt, è, invece, ancora impiegato in modo
intensivo in Oriente, malgrado sia accertato il suo effetto su animali, anche
quelli della catena alimentare, e sull'uomo. Il Ddt, è il più celebre
dei Pop, ha valso al suo inventore un Premio Nobel, e più di 30 paesi lo
hanno bandito e altri 30 cercano di ridurne l'uso. Un'esposizione a quest'insetticida
per lunghi periodi provoca malattie croniche nell'uomo, e tra gli uccelli causa
sterilità o difficoltà nella posa delle uova. Il Dieldrin
e' utilizzato come pesticida sul suolo, dove in cinque anni a malapena si dimezza
ed è altamente tossico per i pesci e altri animali acquatici, tra cui le
rane. Le diossine vengono emesse non intenzionalmente nei processi produttivi
per combustioni, o nella produzione di pesticidi. Le maggiori quantità
vengono rilasciate nell'ambiente dagli inceneritori di rifiuti urbani, ospedalieri
e industriali e possono dare effetti immunologici, enzimatici, linfatici. Si depositano
a lungo nel cibo di origine animale. Secondo l'UNEP, l'agenzia Onu per
l'ambiente, due terzi delle diossine sono prodotte da attività industriali.
Dal 2000 in Francia sono state emesse tre le 804 e le 949 tonnellate di diossina
l'anno (contro le circa 1300 del '95 ed a fronte di una previsione di diminuzione
ulteriore di circa il 20% al 2005). In Italia si stimano emissioni di diossine,
al 2000, tra le 370 e le 985 tonnellate annue. L'Endrin è stato per
anni il prodotto preferito dagli agricoltori, che lo usavano intensivamente come
insetticida e antiparassitario. È stato anche responsabile di danni di
lunga durata sulle risorse idriche, anche sulle falde, e sui pesci.
Altro prodotti di scarto dai processi di fabbrica, i furani, provocano effetti
analoghi alle diossine avvelenando interi stock ittici. L'Heptachlor, Hcb, impiegato
come insetticida, avrebbe al suo attivo lo sterminio di intere specie selvatiche,
anatre e roditori, ma anche topi, castori e conigli. Prodotto nel 1945 l'Hcb,
ebbe grande successo, soprattutto in Turchia. Sergio
Ferraris
La
Convenzione di Stoccolma
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