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La foresta nativa australiana

Troppa informazione fa male…

Informazione diffusa, nuove tecnologie e democrazia dal basso possono essere scomode: il caso Australia


Le nuove tecnologie non servono solo ad ingigantire i bilanci, veri, presunti o falsi, delle compagnie della new economy, ma anche a diffondere e veicolare informazione di qualità dal basso, senza paletti d'ordine economico o sociale.
Questo è ciò che sta succedendo a livello planetario per quanto riguarda l'informazione ambientale. Gruppi di base ecologisti, infatti, con video camere portatili e computer possono, attraverso il web, creare siti e documentari di buona qualità sia tecnica, sia redazionale.
In Australia Occidentale la tecnologia dal basso è diventata proprio per questi motivi un rischio per il governo. Una nuova legge, infatti, potrebbe vietare le riprese video e fotografiche ad utilizzo non personale, nelle foreste proprio per ostacolare l'azione d'informazione dei gruppi ambientalisti.

Difficoltà forestali
Questo provvedimento non è un fulmine a cielo sereno, ma nasce dalle difficoltà nelle quali è stato messo il Dipartimento per la conservazione e la gestione delle terre dell'Australia Occidentale (CALM), responsabile della gestione forestale, che è stato messo in seria difficoltà dalla pubblicazione in rete di alcuni video che mostrano come, con il permesso del governo, alcune multinazionali del settore legname stiano distruggendo vaste aree di foresta nativa.
Il CALM, dopo questo episodio ha chiesto ed ottenuto dal parlamento una legge apposita che vieta in sostanza di informare l'opinione pubblica sullo stato delle foreste e sull'azione delle industrie del legname che tendono a sfruttare in maniera indiscriminata le risorse delle foreste.
Da più parti la legge è percepita come una limitazione dei diritti d'informazione e della libertà di stampa, che sempre più spesso vengono interpretati a senso unico.

Sergio Ferraris


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