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Desertificazione nel sud della Spagna

Poco tempo per salvare la Terra

di Mikhail Gorbaciov
Da: La Stampa Prima Pagina 16 luglio 2002








All'incontro di Johannesburg - il secondo "vertice della Terra" - manca circa un mese e mezzo. C´è grande attesa per questo evento: di fatto si parlerà delle prospettive del nostro futuro comune. Ma più passa il tempo, e più aumentano anche le preoccupazioni. Preoccupazioni legittime. Il primo "vertice della Terra" si è svolto a Rio de Janeiro dieci anni fa.

Aveva prodotto documenti importanti che rispecchiavano le inquietudini dell´umanità per lo stato del nostro pianeta. I documenti contenevano anche riflessioni importanti e sufficientemente concrete sulle misure da prendere per, se non altro, rallentare il degrado dell´ambiente, ricostituire un rapporto accettabile tra l´uomo e il resto della natura. Nel decennio trascorso vi sono stati altri vertici mondiali.

A Kyoto, sui problemi dell´aumento della temperatura e del clima. All´Aja, sull´acutissimo problema del deficit di acqua potabile. A Monterrey, sul problema della povertà. A Roma (vertice della Fao) sul problema della lotta contro la fame. Il dibattito è stato importante, spesso anche aspro. Sono stati anche approvati dei documenti. Ma cosa ha prodotto tutto questo? In pratica nulla.

La situazione non solo non è migliorata, ma continua a peggiorare. Ha ragione Kofi Annan quando dice che dobbiamo essere "pieni di vergogna". Sì, è stato un decennio perduto. Ora siamo nel XXI secolo. E ci rendiamo conto che è ora di rompere il circolo vizioso di dibattiti senza conseguenze. Senza risultati concreti e reali. Ciò diventa ancora più importante visto che il processo di globalizzazione, gettando alle ortiche le sue potenzialità positive, per ora non fa che approfondire e aggravare i problemi esistenti.

Il pericolo cresce. Recentemente - e tutti i giornali italiani ne hanno parlato - gli scienziati si sono chiesti se l'umanità potrà sopravvivere fino al 2050. Gli interessi dell´umanità, di tutti i cittadini del nostro pianeta, perfino la loro stessa vita e quella dei loro figli e nipoti, sono minacciati. Questo pericolo non può più venire ignorato. La passività sta diventando un crimine. Gli interessi collettivi umani impongono di passare all´azione. Ma qualcuno ha dei dubbi e si chiede se le misure volte a tutelare la Terra, la sua natura, non danneggeranno gli interessi privati, innanzitutto quelli della comunità d´affari.

Questi dubbi sono privi di fondamento. Con un approccio corretto e ragionevole gli interessi privati possono (e devono) trovarsi in armonia con gli interessi globali. E' evidente che ciò richiederà determinati sforzi e perfino sacrifici. Ma questi sforzi e sacrifici verranno ricompensati, e andranno a vantaggio di tutti noi. Cosa accade invece nella realtà? Sono molto preoccupato: le iniziative reali si trovano al punto zero, o quasi.

A volte si va addirittura indietro. Eccone un esempio. La radice di molti problemi moderni - dall´ecologia al terrorismo - sta nella terrificante povertà in cui vivono miliardi di persone. Ma l´aiuto dei paesi ricchi a quelli poveri nell´ultimo decennio si è ridotto dal 0,35 per cento al 0,22 per cento del Pil dei paesi ricchi. E´ vero che al G8 a Kananaskis si sono dette molte parole giuste sulla necessità di incrementare gli aiuti ai paesi poveri. Ma per ora possiamo solo sperare che alle parole seguiranno anche gesti concreti. Preoccupano però le osservazioni che accompagnano le buone parole.

Per esempio che bisogna aiutare solo coloro che applicano politiche di liberalizzazione e privatizzazione. Oppure che bisogna aiutare solo i paesi "democratici". In altre parole, invece di aiutare tutti, si pongono condizioni per ricevere aiuti. Ma non è forse evidente che senza la vittoria sulla povertà, sulla fame, sulla minaccia di morte per denutrizione non è possibile nessun processo di sviluppo, tanto meno democratico? I preparativi al vertice di Johannesburg vanno avanti.

Ma come? L'incontro preparatorio in Indonesia, sull´isola di Bali, che doveva diventare decisivo, non ha prodotto risultati visibili. Cosa significa? Significa che molti non si rendono conto della necessità di cambiare il modello di sviluppo esistente. Un modello che distrugge il nostro ambiente, che peggiora le condizioni della nostra esistenza. Questo significa che anche il summit di Johannesburg potrebbe concludersi senza risultato. Consapevole di questo pericolo, in qualità di presidente della Green Cross International, ho inviato una lettera a settanta capi di Stato e di governo.

Il messaggio è semplice: il fallimento del vertice di Johannesburg sarebbe disastroso e perciò è inammissibile! Oggi però vedo che alcuni capi di Stato e di governo, inclusi quelli dei paesi che portano una grande responsabilità per l´inquinamento, sembrano intenzionati a non partecipare all'incontro di Johannesburg. Si tratta di un segnale importante e negativo. Siamo di nuovo sulla soglia del rischio. Si rischia il fallimento del summit e, cosa ancora più preoccupante, si teme che nel migliore dei casi tutto si limiterà a nuove parole, giuste finché si vuole, senza alcuna conseguenza pratica.

Ripeto: il tempo delle parole è finito. Rimanere con le mani in mano significa fare un passo verso l'abisso. A Johannesburg bisogna esaminare i problemi fondamentali della modernità: la povertà, il deficit di acqua potabile, la minaccia di ulteriori cambiamenti negativi del clima. Ma un esame non basta, è necessario giungere a decisioni concrete. Il XX secolo con le sue tragedie è stato un secolo di inquietanti ammonimenti. Il XXI deve diventare il secolo delle risposte alle sfide del nostro tempo. Non possiamo permettere di non dare queste risposte, altrimenti il secolo appena iniziato potrebbe diventare l'ultimo nella storia dell´umanità.


Mikhail Gorbaciov


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