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Wwf, anche l’Indonesia vittima dei cambiamenti climatici


L’impatto devastante del riscaldamento globale è “più che tangibile in Indonesia, un Paese particolarmente vulnerabile per la combinazione di alta densità della popolazione e alto tasso di biodiversità presente lungo gli 80mila chilometri di coste e sulle 17.500 isole che la compongono”, lo sottolinea il Wwf. L’associazione ambientalista lancia, a livello globale, il nuovo rapporto ‘Il cambiamento climatico in Indonesia. Le conseguenze per gli esseri umani e la natura’, che registra la diminuzione del 2-3% delle piogge rispetto alla media, una situazione aggravata dal fatto che l’Indonesia è il quarto stato più popoloso del mondo (232 milioni di abitanti), dopo Cina, India e Stati Uniti. “La diminuzione delle piogge durante la stagione umida - osserva Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia - si traduce in un alto rischio di siccità e, di conseguenza, una minore resa delle coltivazioni, instabilità economica e, in definitiva, rischio che la popolazione non abbia di che nutrirsi. Una situazione che non consentirà all’Indonesia di fare passi avanti nella lotta alla fame e alla povertà”. L’incremento delle piogge durante la stagione secca, invece, provoca il rischio di alluvioni, come è accaduto proprio a Giacarta a febbraio scorso, quando l’acqua ha inondato 70mila case costringendo circa mezzo milione di persone alla fuga. “Le vittime sono state 69 e le perdite quantificate in 4,1 miliardi di rupie indonesiane, circa 300 milioni di euro - ricorda ancora il Wwf - Gli impatti dei cambiamenti climatici sono riscontrabili in tutta la regione dell’Asia-Pacifico”: ondate di calore più frequenti e intense, alluvioni, eventi meteorologici estremi e periodi di siccità prolungata continuano a provocare danni, malattie e purtroppo anche morte. La temperatura in continua ascesa causerà - secondo il report reso noto dal Wwf - un numero sempre crescente “di casi di malaria, di febbre dengue e di altre malattie infettive che sono una diretta derivazione della malnutrizione, dovuta alla minore disponibilità di cibo”. L’Indonesia, inoltre, è un significativo produttore di gas serra, a causa della deforestazione e dal cambio d’uso dei terreni. Si stima che, ogni anno, siano interessati a questo processo circa 2 milioni di ettari di terreno e che ad esso sia dovuto l’85% del totale delle emissioni indonesiane. Da non sottovalutare il fatto che “il Paese è un buon produttore e consumatore di carbone”. “L’Indonesia - prosegue Bologna - ospita un’incredibile quantità di esseri viventi e gran parte della biodiversità del pianeta. Il governo indonesiano deve guidare in maniera seria la lotta contro i cambiamenti climatici. La sfida è mettere, in cima all’agenda politica ed economica, l’adattamento ai cambiamenti climatici e l’uso sostenibile della terra anche con l’aiuto dei paesi industrializzati. Il summit dell’Onu sul clima che si terrà a Bali è una sfida e un’opportunità:  i ministri di 190 paesi dovranno lavorare duramente e mettersi d’accordo su tagli drastici alle emissioni di CO2, a partire dal 2012”. (Fonte: La Stampa.it)

 

 

 


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