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L'uragano perfetto
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Nell’Atlantico l’uragano perfetto


La Tempesta perfetta esiste e non è solo un’invenzione cinematografica. L’omonima pellicola made in Usa di Wolfgang Petersen di sette anni fa aveva suggerito la possibilità al grande pubblico: ci sono punti dove varie condizioni congiurano per materializzare correnti eccezionali, capaci di spazzare qualunque cosa incontri sul loro cammino.
Ora, l’approfondimento dei presupposti dell’uragano perfetto, cioè dotato di forza superiore alla media, ha portato ad indicare l’area migliore per avvistarne uno: l’Oceano Atlantico. Uno dei fenomeni della natura in cui nessuno vorrebbe incappare mai, e che, tuttavia, esiste e ha le sue specifiche logiche di ‘esplosione’, scientificamente fondate, avrebbe dunque qui il suo più probabile teatro, secondo una ricerca dell’Università del Wisconsin. Secondo i due studiosi americani autori dell’indagine, l’Oceano Atlantico è il posto ‘giusto’ per una ragione fondamentale: tutto si dovrebbe ai cambiamenti climatici ben evidenti in tutta quell’area. Andando a caccia degli ingredienti necessari a creare cicloni ‘super’ i due ricercatori americani, che hanno pubblicato il loro studio sul Bulletin of the American Meteorological Society, si sono convinti che proprio nell’Atlantico il riscaldamento del clima produce gli effetti peggiori perché trova le condizioni ideali.
“Altri studi hanno confermato che la temperatura più alta dell’Oceano fa da carburante per gli uragani – spiega Jim Kossin, uno degli autori – ma questo aspetto è sopravvalutato, perché è una parte di uno schermo più grande”.
Secondo i ricercatori, il mare più caldo è uno dei fattori che scatenano gli uragani, che però interagisce con la situazione atmosferica dando vita ad una condizione particolare chiamata ‘Atlantic Meridional Mode (Amm)’. Questo insieme di fattori, valutabili tramite i satelliti e le stazioni meteorologiche a terra, comprendono la velocità e la direzione dei venti e la variazione dell’umidità dell’aria.
“L’Amm può aiutare a capire perché gli uragani atlantici reagiscono ai cambiamenti climatici in maniera diversa da quelli del Pacifico – spiega Kossinperché ogni zona ha le sue condizioni differenti. Nel Pacifico ad esempio le condizioni che facilitano la formazione degli uragani prevedono una temperatura oceanica più fredda”.
La maggiore frequenza e intensità degli uragani dell’Atlantico era già stata confermata da uno studio pubblicato a febbraio dagli stessi autori, secondo cui negli ultimi vent’anni questo oceano ha visto un aumento costante di entrambe le variabili. Proprio la discrepanza di questi dati con quelli delle altre zone del pianeta, in cui il numero è rimasto sostanzialmente invariato, ha portato ad identificare la ‘ricetta’ per gli uragani perfetti. Secondo i ricercatori questo studio permetterà di fare migliori previsioni sull’attività delle tempeste, perché l’Amm può essere calcolato con un anno di anticipo: “Se questo insieme di variabili è positivo – spiga il meteorologo – ci sono tutte le condizioni per una stagione particolarmente intensa, mentre se è negativo possiamo aspettarci meno uragani”. Alla base della situazione osservata nel Pacifico c’è pur sempre il riscaldamento del clima globale, che ha portato anche a quello delle acque.
Saranno i temi impegnativi che faranno da sfondo al 13esimo summit mondiale sul clima che si svolgerà a Bali. A riunirsi in Indonesia saranno i Paesi firmatari della convenzione sul clima del 1992. Si tratterà di decidere come ridistribuire le responsabilità globali, come rilevato da Al Gore, il nobel per la Pace 2007, che ha fatto arrivare un video in Italia, a Milano, al quarto convegno annuale di Italcementi. In contemporanea si svolgerà un incontro delle parti del Protocollo di Kyoto per affrontare due questioni cruciali: la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra e gli impegni da assumere nel post 2012, quando scadranno gli obiettivi di Kyoto. La preoccupazione maggiore sarà quella di evitare un vuoto tra la fine del primo protocollo e un accordo successivo, per cui si spera di completare le negoziazioni entro il 2009. (Fonte: Corriere Nazionale)


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