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NicolasSarkozy
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Nicolas Sarkozy

E intanto la Cina firma un accordo sul clima con
la Francia


Nella lotta al riscaldamento climatico “la Cina e la Francia devono mostrare al mondo il cammino” è questo l’impegnativo compito, che il presidente francese Nicolas Sarkozy ha preso all’università Tsinghua di Pechino, davanti ad oltre mille studenti che ha blandito come “l’avvenire della Cina”. Per Sarkozy lo sviluppo e la crescita “vanno alla pari” con la protezione del pianeta la cui sicurezza è profondamente minacciata dai cambiamenti climatici, “non è più una questione da esperti, questo diventa un problema per ciascuno di voi”. La Francia e la Cina hanno annunciato di aver sottoscritto l’accordo per un partenariato per lottare contro il cambiamento climatico nel quadro di accordo strategico globale, il primo documento bilaterale di questo tipo che la Cina firma con un altro Paese. Secondo la dichiarazione congiunta riportata dall’agenzia statale cinese Xinhua “le due parti hanno reiterato i principi e le disposizioni della Convenzione-quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e il Protocollo di Kyoto che puntano a lottare contro il cambiamento climatico riducendo le emissioni di carbonio”. Per Sarkozy la discussa Esposizione universale del 2010 a Shanghai sarà un’occasione per valutare le ambizioni della Cina in materia di sviluppo sostenibile e che la Francia sarà la prima ad annunciare la sua partecipazione a questo avvenimento che sta cambiando il volto della capitale economica della Cina con modificazioni radicali della struttura urbanistica e dell’ambiente. “Mi rallegro – ha detto Sarkozyche abbiamo la prospettiva di stringere la cooperazione franco-cinese in molti settori legati alla lotta al cambiamento climatico”. Ma, al di là dei sorrisi diplomatici e dei bei discorsi sull’avvenire del pianeta, la Cina si trova ad affrontare in casa propria problemi giganteschi finora tenuti sotto il luccicante tappeto della crescita a due cifre del Pil. L’amministrazione di Stato per la protezione dell’ambiente prevede di aumentare sostanziosamente le sanzioni per l’inquinamento dell’acqua potabile che dovrebbero essere elevate a 500.000 yuans (circa 67.600 dollari) per chi inquina le acque con sostanze altamente tossiche, forse non molto, ma ben cinque volte di più di quanto previsto fino ad oggi. Chi versa residui industriali o rifiuti urbani nelle sorgenti di acqua potabile o lungo le sponde di fiumi e canali o le rive dei laghi, incorrerà in un’ammenda di 200.000 yuans, 20 volte più della multa attuale. Il progetto di legge regolamenta così finalmente le sanzioni per le imprese che inquinano ‘accidentalmente’ l’acqua che dovranno rifondere parte dei danni e sopportare comunque tutti i costi destinati ad evitare versamenti, mentre le industrie che si renderanno colpevoli di gravi inquinamenti verranno chiuse. Uno studio del 2006 rivelava che la Cina soffre di un inquinamento definito ‘medio’, ma un terzo dei prelievi effettuati sull’acqua potabile hanno raggiunto il livello ‘V’, cioè il tasso più elevato di inquinamento. (Fonte: greenreport)

 



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