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Il clima e gli organismi viventi
Il clima e gli organismi viventi

Il clima e gli organismi viventi
di Raffaele Sardella


Le ricerche, condotte da paleontologi e geologi negli ultimi decenni, hanno messo in evidenza il grande impatto che le variazioni climatiche hanno avuto sulla diffusione e sull’evoluzione degli organismi viventi. In particolare gli eventi naturali avvenuti nel corso degli ultimi 150mila anni, nella parte più recente dell’intervallo cronologico che gli studiosi definiscono Pleistocene, hanno avuto particolare rilevanza. In questo periodo si sono alternate fasi climatiche calde a vere e proprie fasi glaciali. Lo studio dei fossili e dei sedimenti deposti da fiumi e ghiacciai forniscono chiare evidenze di questi fenomeni. Circa 125mila anni fa animali e piante tipici delle aree mediterranee (ad esempio l’istrice) erano comuni nel nord della Germania, dove vigeva un clima più caldo dell’attuale. Successivamente, circa 80mila fa i ghiacciai ricoprirono gran parte dell’Europa centrale nel corso di una fase glaciale. I ghiacciai arretrarono e di nuovo avanzarono nel corso di quella che gli studiosi chiamano glaciazione würmiana, terminata circa 18mila anni orsono. Il raffreddamento climatico portò in alcuni casi all’estinzione di numerose specie viventi, in molti altri ad importanti modificazioni dell’areale di distribuzione di altre specie. Nelle fasi più fredde della glaciazione würmiana molti grandi mammiferi si spostarono verso sud alla ricerca di condizioni ambientali favorevoli. La penisola italiana conserva le testimonianze fossili di tali eventi di dispersione. Mammuth e rinoceronti lanosi, grandi mammiferi, oggi estinti, adattati a climi assai rigidi, hanno fatto il loro ingresso in Italia e si sono diffusi sino alla penisola salentina. Insieme a loro hanno lasciato testimonianze fossili anche animali che oggi vivono alle alte latitudini come il ghiottone, la volpe artica, la civetta delle nevi. In queste stesse fasi fredde, animali di montagna come stambecchi, camosci e marmotte si sono spinti a vivere in prossimità delle aree costiere. Per conformazione fisica e posizione geografica l’Italia può essere considerata un’area di studio particolarmente interessante. Le oscillazioni climatiche avvenute nell’ultimo milione di anni hanno avuto, tra i vari effetti, quelli di modificare i confini di un territorio geologicamente giovane come è quello del nostro paese. A fasi di espansione glaciale sono corrisposti abbassamenti del livello del mare anche di molte decine di metri. Al contrario le fasi di disgelo hanno portato imponenti masse d’acqua nel mare con corrispondente innalzamento delle linee di costa. Pertanto i contorni della penisola si sono modificati nel corso di centinaia di migliaia di anni costituendo talvolta barriere geografiche, talvolta collegando terre in precedenza separate. Un caso eclatante, molto noto negli ambienti scientifici, è quello del popolamento delle isole, dove si verificarono fenomeni evolutivi del tutto peculiari. L’esempio più conosciuto è forse quello dei cosiddetti elefanti “nani” siciliani. Oltre mezzo milione di anni fa, durante una fase di collegamento della Sicilia col resto della penisola, alcune popolazioni di elefanti della specie Elephas antiquus fecero il loro ingresso nell’isola. Questo elefante, estintosi poi oltre 35mila anni fa, possedeva lunghe zanne diritte e raggiungeva dimensioni ragguardevoli (circa 5 m alla spalla). L’isolamento della Sicilia, avvenuto in seguito, innescò nelle popolazioni di elefanti rimaste nell’isola, un processo di speciazione ben noto a tutti gli studiosi di faune e flore insulari che produsse, in tempi relativamente rapidi, una specie nota come Elephas falconeri, un elefante i cui maschi adulti non superavano un metro di altezza alla spalla. Questo piccolo elefante faceva parte di un ecosistema insulare piuttosto fragile, che entrò in crisi quando l’abbassamento del livello del mare dovuto ai cambiamenti climatici successivi ripristinarono un collegamento con la penisola, permettendo l’ingresso di nuove specie. Alla fine dell’ultima glaciazione molti dei grandi mammiferi che, tra alterne vicende, avevano superato indenni i cambiamenti climatico-ambientali precedenti, si estinguono. I motivi di tali estinzioni, che avvengono in Europa, in Asia e nelle Americhe, sono ancora un tema controverso in ambito scientifico, soprattutto per quel che riguarda il ruolo ricoperto dalla specie emergente: Homo sapiens. E’ un dato di fatto comunque che alla prima diffusione della specie umana di cui anche noi facciamo parte abbia fatto seguito una netta riduzione della biodiversità. La flora e la fauna che oggi caratterizzano il nostro paese sono quindi il risultato di trasformazioni ecologiche, geografiche e ambientali strettamente legate al clima. Il territorio italiano, per conformazione geografica e posizione nel Mediterraneo ha rappresentato nel corso del Pleistocene, un crocevia di migrazioni, adattamenti ed evoluzione di grande interesse scientifico. Specie e sottospecie della flora e della fauna italiane sono il risultato prezioso di questa storia naturale.

Raffaele Sardella, Paleontologo – Dipartimento di Scienze della Terra “La Sapienza” Università di Roma



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