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Guido Sacconi
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Guido Sacconi (Presidente della Commissione UE sul clima): “Gli Usa stanno cominciando a convincersi che ‘il dopo 2012’ dovrà essere tracciato in sede Onu”

Nonostante, siano passati pressoché inosservati dalle cronache dei giornali italiani, i negoziati sul clima, che si sono svolti a Vienna, hanno fornito spunti interessanti per il dopo Kyoto. L’esigenza di preparare una nuova intesa internazionale che sostituisca il protocollo trova tutti d’accordo, anche se alla vigilia del summit austriaco Stati Uniti e Nazioni Unite avevano due ‘medicine’ diverse e parallele, che col trascorrere dei giorni si sono, invece, lentamente avvicinate. Così la pensa anche Guido Sacconi, parlamentare europeo e presidente della commissione Ue sul clima: “La cosa più interessante che si profila è che la strada aperta dal G8 sembra essere confermata” – spiega – “Gli Usa, infatti, pur mantenendo remore e riserve, sono alle prese secondo me con uno slalom diplomatico, ma in realtà dalle dichiarazioni del sottosegretario americano per i negoziati sulle misure contro il riscaldamento globale, Paula Dobriansky, mi sembra di capire che stanno cominciando a convincersi che ‘il dopo 2012’ dovrà essere tracciato in sede Onu. Questa è la vera notizia che emerge da Vienna e che mi sembra molto incoraggiante perché alla vigilia era tutt’altro che scontata”.  La posizione del presidente Bush, infatti, è nota: spinto dall’opinione pubblica, dalle pressioni esterne e da quelle interne (addirittura da parte delle multinazionali Usa), ha dovuto alla fine ammettere che i cambiamenti climatici non sono un’invenzione e che a provocarli concorrono anche le attività umane con le emissioni inquinanti. La strategia americana puntava però fino ad oggi a favorire misure ‘dal basso’ piuttosto che imporre una politica comune, come nel caso del protocollo di Kyoto, e proponeva una conferenza internazionale che si terrà a Washington il 27 settembre, parallela a quella dell’Onu. “Nata come contraltare a quello delle Nazioni Unite – spiega ancora Sacconiquesta conferenza voluta da Bush sembra comunque orientarsi ora verso un riallineamento ad una sede comune del negoziato. E’ importante perché Bush sta per lasciare il testimone e l’accordo di Bali si chiuderà sicuramente nel 2009, quindi con un nuovo presidente Usa chiamato a firmare”. La prossima tappa fissata dalle Nazioni Unite è quindi per il 24 settembre a New York. Alla vigilia dell’apertura della 62esima sessione dell’Assemblea generale dell’Onu, al Palazzo di Vetro si terrà un dibattito tra capi di Stato e di governo sul cambiamento climatico. La riunione di alto livello, fortemente voluta dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, traccerà le linee guida per la Conferenza di Bali, prevista dal 3 al 14 dicembre. Ma c’è anche un terzo appuntamento sul clima in programma alla fine di settembre: è quella sorta di ‘terza via’ indicata dall’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, che un anno fa lanciò la Clinton climate initiative, che vuole unire amministrazioni cittadine, banche e imprese per ridurre le emissioni responsabili del riscaldamento globale. Il foro annuale promosso da Clinton tra leader della terra si terrà sempre a New York dal 26 al 28 settembre. Intanto l’Europa va avanti per la sua strada e la neocommissione presieduta dallo stesso Sacconi sta per entrare nel vivo della fase operativa: “In questi due mesi estivi – spiega l’europarlamentare – ci siamo documentati in modo approfondito per dare il nostro contributo all’appuntamento di dicembre a Bali. Intanto il 10 settembre abbiamo in programma la prima sessione tematica con vari esperti sui differenti impatti del riscaldamento globale in base alla sua entità”. A livello di metacomunicazione infine, anche Guido Sacconi ammette che da parte dei giornali italiani ci sia una certa ‘leggerezza’ (quando non è del tutto ignorato) nel riportare quanto è emerso da questo evento viennese, dove oltre mille esperti da tutto il mondo stanno discutendo di clima. “La scarsa attenzione credo sia facilmente spiegabile con l’approccio sensazionalistico che hanno la politica e il giornalismo italiani nei confronti delle questioni ambientali  – dice Sacconi - In questo caso a Vienna non ci sono né eventi né proclami clamorosi, ma tante persone che stanno lavorando in modo serio e concreto per preparare i negoziati di Bali, ed evidentemente queste non sono cose che fanno notizia”. (Fonte: greenreport di Diego Barsotti)

 

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