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CO2
Il futuro del trasporto nell’era della
riduzione di CO2

Nel corso di una tavola rotonda del 20° Congresso Mondiale dell’Energia, leader di aziende ed esperti hanno discusso sulle vie per migliorare il trasporto abbassando contemporaneamente le emissioni di carbonio. “Uno dei più importanti ostacoli alla riduzione delle emissioni di CO2 è connesso al trasporto”, ha detto Umberto Quadrino, CEO della società italiana Edison. Gli esperti hanno parlato della situazione specifica del loro Paese e del loro continente, ma c’è stato consenso sul bisogno di usare di più i biocarburanti - ovvero carburanti prodotti da materia organica come mais o zucchero di canna - e di trovare modi per rendere il trasporto più efficiente. “La metà del petrolio del mondo viene usata per il trasporto, e proprio il trasporto è la causa di un quarto delle emissioni di CO2; per questo è di vitale importanza migliorare l’efficienza delle macchine - ha detto Masatami Takimoto, vice presidente esecutivo di Toyota Motor Corp - dobbiamo ridurre le dimensioni delle automobili”. Secondo Takimoto, in futuro bisognerà puntare maggiormente sull’elettricità e sull’idrogeno per il trasporto – oltre al petrolio e ai biocarburanti – ma l’uso di auto più efficienti e di carburanti diversi non sono ancora misure sufficienti. Devono essere migliorate anche le infrastrutture e bisogna agire per ridurre il flusso del traffico. Se in Germania la congestione del traffico fosse fermata, le emissioni di CO2 diminuirebbero di 30 milioni di tonnellate l’anno, secondo Gunter Zimmermeyer, senior vice presidente di Robert Bosch, azienda tedesca che produce parti d’auto. Inoltre, se la percentuale di macchine a gasolio in Germania aumentasse di un punto percentuale, potrebbero essere eliminati due milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, e altre 200mila tonnellate se l’età media delle auto in Germania si abbassasse da otto a sette anni. “L’Europa e il mondo sviluppato si stanno impegnando per produrre veicoli più puliti, mentre in Africa il problema è l’accessibilità e la convenienza”, ha detto Mary Kimotho M’Mukindia, vice presidente di Wec Kenya. “Il problema dell’età media delle auto in Europa porta giusto in Africa, dove le macchine hanno in media 18 anni, perché le vecchie auto finiscono qui. Il vero problema per noi è come rendere più pulito il diesel”. Un’altra sfida dei paesi in via di sviluppo, ha aggiunto M’Mukindia, è trasferire le industrie fuori dal centro urbano in maniera tale che le persone possano spostarsi fuori dalle città per evitare il carico sul trasporto urbano e sulle infrastrutture urbane. La vice presidente di Wec Kenya ha citato la Tunisia come un buon esempio di delocalizzazione delle industrie dai centri urbani. José Sergio Gabrielli de Azevedo, presidente della compagnia brasiliana Petrobras, ha parlato del successo nell’uso di etanolo come carburante. In Brasile il 40 per cento dei bisogni del trasporto è soddisfatto usando etanolo e per il resto benzina. A San Paolo, lo stato brasiliano più popolato, più della metà del carburante usato per il trasporto è etanolo ed è vietato usare auto a benzina pura. Ha aggiunto che lo zucchero di canna è la migliore materia prima per produrre etanolo, che emette cinque volte meno CO2 della benzina. “Siamo arrivati a questo punto con l’etanolo grazie a una decisione presa negli anni ‘70 - ha detto - pensiamo di poter diffondere il nostro esempio in altri Paesi perché se si usa un mix benzina a un cinque per cento di etanolo non c’è bisogno di fare modifiche nel motore del veicolo. Se si arriva a un massimo del 15 per cento di etanolo, saranno necessarie solo poche modifiche”. Durante la tavola rotonda, molti hanno parlato della prospettiva di aumentare l’uso di auto elettriche, ma è stato notato che le emissioni dipendono da come viene prodotta l’elettricità usata. In Francia, per esempio, dove l’80 per cento dell’elettricità è prodotta con il nucleare, le auto elettriche emetteranno meno CO2 rispetto a paesi dove c’è una forte dipendenza dal petrolio o dal carbone. (Fonte: sito del convegno Wec)


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