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World energy council
L’ottimismo è il sale del Wec!

Al XX congresso del Wec (World energy council), che si è svolto a Roma, è stato presentato lo studio ‘Deciding the future: energy police scenario to 2050’, in cui partendo dal dato di fatto che la domanda di energia raddoppierà prima di quella data, per effetto di una crescita demografica che farà arrivare gli utilizzatori da sei a nove miliardi, prova a definire uno scenario con cui affrontare questa vera e propria emergenza. Anche nel documento del Wec non si pone in discussione la probabilità che il petrolio rimarrà la principale fonte fossile di riferimento, magari attingendo a quella cosiddetta non convenzionale, ma da sola non potrà far fronte a questa domanda vertiginosa. Soprattutto se rimarranno fermi gli obiettivi di ridurre da 2 a 1 miliardo entro il 2035 il numero delle persone che non dispongono di almeno 500 kW annui di energia elettrica e di dimezzarlo ancora al 2050. I tre perni irrinunciabili su cui dovrebbe ruotare la necessaria governance globale per poter far fronte a queste esigenze, sono riconducibili all’accessibilità e quindi una quantità ragionevole per tutti i cittadini del pianeta, la disponibilità, nel senso di forniture ragionevoli e sicure, e l’accettabilità, sia di natura sociale che ambientale. Il Wec delinea allora la possibilità che sulla base di questi punti nodali si delineino quattro possibilità, a seconda delle possibili integrazioni tra impegni di natura governativi da una parte e una forte cooperazione e integrazione economica dall’altra, che vengono raffigurate utilizzando altrettante icone derivate dal mondo animale: leopardo, elefante, leone e giraffa. Non c’è dubbio che quello che appare più desiderabile tra i quattro sia quello del leone, in cui si riesce a coniugare elevati impegni da parte di tutte le componenti interne ed esterne della società, con maggiori garanzie sia in termini di equità sociale che di tutela ambientale. E in cui vi è uno scenario di un mondo in cui le fonti fossili ci sono a sufficienza, distribuite in maniera equa senza sperequazioni di natura economica finanziaria e sociale e in cui l’ambiente (a fronte di maggiori oneri) viene maggiormente tutelato.
In questo scenario però, la maggiore disponibilità energetica avrebbe l’effetto di frenare le politiche di risparmio. Poco male, in questo mondo dei sogni in cui il concetto di limite, pare non essere nemmeno preso in minima considerazione. Del resto la probabilità che le fonti fossili vadano ad esaurirsi non è data secondo il direttore dell’ufficio studi di Wec, che ha curato la stesura di questo rapporto, Robert Schock.
E la ricetta energetica che fornisce, che tiene naturalmente dentro al mix anche una dose di efficienza energetica per evitare gli sprechi, non prende in considerazione il fatto che proprio il risparmio e la riduzione della domanda energetica possano essere un enorme giacimento cui attingere per far fronte in primo luogo alla necessità di ridurre le quantità di anidride carbonica immesse in atmosfera e quindi contenere il riscaldamento del pianeta che procede a ritmi ormai non più lineari. Politiche di risparmio come dichiara, sono le uniche a ritenersi sostenibili. “Il mondo ha sufficienti risorse energetiche, già esistenti e potenziali, per soddisfare con facilità e in forme ambientalmente sostenibili l’atteso raddoppio della domanda prima del 2050” ha sostenuto Robert Schock. Ritenendo comunque possibile al contempo “rallentare l’aumento delle emissioni entro il 2020, stabilizzarle entro il 2035 e iniziare a ridurle in termini reali entro il 2050” se ci sarà “una cooperazione senza precedenti tra governi e industrie, con tempistica e obiettivi realistici”. Tutto possibile quindi, secondo il Wec: soddisfare la domanda, ridurre le emissioni di CO2, rendere equa la distribuzione di risorse, senza cambiare di una virgola gli attuali stili di vita del mondo occidentale, anzi portando agli stessi standard anche i Paesi in via di sviluppo. “Dal Wec verranno fuori anche degli imbrogli, come quello dell’idrogeno, la cui produzione chiede più energia di quanta non ne renda disponibile” ha detto in un’intervista Alberto Di Fazio, astrofisico, specialista nell’evoluzione dei sistemi complessi, membro della Commissione nazionale del Cnr e del Igbp, programma di ricerche interdisciplinari sui cambiamenti globali. Secondo cui è ‘sostenibile’ solo quella società che consuma risorse e produce rifiuti in una quantità che la biosfera, può tollerare. E se anche non volessimo parlare di imbrogli da parte del Wec, magari di illusioni si potrebbe trattare. (Fonte: greenreport)


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