Nanotecnologie per il fotovoltaico
Charles Lieber, che guida un team di ricercatori di Harvard, ha pubblicato sulla rivista scientifica ‘Nature’ i dati su un prototipo di nanocavo (nanowire) fotovoltaico, realizzato con vari strati concentrici di ossidi di silicio, che vantano proprietà ottiche ed elettriche. Assorbendo sulla sua superficie esterna i fotoni, questo nanocavo riesce ad eccitare gli elettroni che transitano poi nel secondo strato e finiscono così per creare una contenuta corrente nella sezione centrale, costituita da silicio cristallino. E’ una nano-cella tubolare che cattura una quantità significativa di luce nella sua lunghezza, muove elettroni, senza intrappolarli in strati troppo spessi, e usa l’anima di silicio cristallino per canalizzare i flussi di corrente. Un bel salto in avanti, considerando che la cella a nanocavo è fatta solo di silicio, abbondante in natura, e non ha bisogno di metalli rari come il gallio o l’indio. Il prototipo di Harvard offre una resa energetica decisamente bassa (il 3,4% della luce è convertita in elettricità), contro il 20% delle celle fotovoltaiche in silicio policristallino. Si tratta comunque di una strada di grande interesse perché questa tecnologia richiede materiali a basso costo (niente cristalli di silicio iperpuro, ad esempio) e da un processo chimico di crescita basato su gas. Questa cella fotovoltaica, a basso costo in nanocavi, è intanto proposta da Lieber e il suo team come futuro miniaturizzato generatore di energia per nanosensori o nanocomputer. Ma l’ottimismo fa sperare che da questo inizio arriverà un risultato maggiore del 3,4% ottenuto oggi.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)
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