Mais, colza e girasole:
la ricetta del carburante ecologico
Dalla natura una soluzione
alternativa al problema dell'inquinamento. Rinnovabile,
biodegradabile, ma ancora poco competitivo: benefici
e controindicazioni del Biodiesel.
L'allarme smog in Italia: valori record nel
2005
Da anni l'allarme smog affligge i centri urbani
del nostro paese e il 2005 è stato caratterizzato
da valori record di inquinamento: nelle principali
città italiane, infatti, le polveri sottili
(PM10) hanno ampiamente superato i limiti europei
fissati a 50 microgrammi/m3 d'aria per non più
di 35 giornate in un anno. Anche la situazione
sanitaria è tutt'altro che rosea: l'inquinamento
miete sempre più vittime e i casi di
malattie e allergie respiratorie provocate dal
particolato di benzina e gasolio sono in vertiginoso
aumento. L'OMS parla di oltre 8.000 morti l'anno
per malattie polmonari legate all'inquinamento
in Italia. Per arginare l'emergenza inquinamento
una vera e propria ondata di provvedimenti ecologici
ha investito i nostri centri urbani: zone a
traffico limitato, giornate a targhe alterne
e "domeniche a piedi" si sono succedute
nei passati mesi invernali. In ballo, d'altronde,
è anche la posizione italiana nella politica
ambientale internazionale: il 2005 è
l'anno dell'entrata in vigore del protocollo
di Kyoto e l'Italia dovrà affrontare
spese ingenti, a causa dei propri ritardi nell'attribuzione
delle quote, per rispettare gli impegni presi.
Mentre il Governo è alla ricerca di misure
di lotta all'inquinamento che spesso finiscono
per scontentare i cittadini abituati a spostarsi
in automobile, la natura offre una soluzione
alternativa: i biocarburanti.
La soluzione della natura: i biocarburanti
Bioetanolo, biometanolo e biodiesel rappresentano
veri e propri sostituti dei combustibili fossili
e potrebbero essere utilizzati nel settore dei
trasporti con notevole beneficio dell'ambiente.
Bioetanolo e biometanolo sono carburanti utilizzabili
al posto della benzina con poche e rapide modifiche
del sistema di accensione dell'auto: da anni
in Brasile il bioetanolo viene utilizzato con
successo per la mobilità urbana. Tra
i carburanti derivati dalle coltivazioni il
più promettente è il Biodiesel.
Si tratta di un prodotto naturale ottenuto dalla
spremitura di semi oleaginosi di colza, soia,
girasole e da una reazione (transesterificazione)
che prevede la generazione di glicerina quale
"sottoprodotto" nobile dall'elevato
valore aggiunto utilizzabile in più di
800 modi. Il Biodiesel è rinnovabile
perché si ottiene dalla coltivazione
di piante ad ampia diffusione, e, al contrario
dei carburanti tradizionali, è biodegradabile.
Si può usare puro o miscelato fino al
30% con il gasolio fossile ed ha un rendimento
energetico pari a quello dei carburanti e dei
combustibili minerali nelle prestazioni dei
veicoli e negli impianti di riscaldamento. Le
aziende petrolifere utilizzano il Biodiesel
anche sotto forma di additivo fino al 5%.
I
vantaggi del Biodiesel: 50% in meno di emissioni
nocive per l'ambiente e per la salute umana
La caratteristica più importante di questo
carburante naturale è il suo basso impatto
ambientale: in particolare non contribuisce
all'effetto serra perché la sua combustione
restituisce all'aria la quantità di CO2
che colza, soia e girasole hanno assorbito durante
la loro crescita. L'utilizzo del Biodiesel potrebbe
ridurre del 35% le emissioni di CO2, del 20%
quelle di idrocarburi incombusti e del 70% la
fumosità dei gas di scarico emessi da
motori diesel e impianti di riscaldamento. Anche
l'uomo trarrebbe diretto giovamento dall'impiego
di questo biocarburante: la sua origine vegetale
garantisce l'assenza di metalli pesanti, zolfo
ed idrocarburi policiclici aromatici, in particolare
benzene e toluene di cui è da anni appurata
la cancerogenicità. Secondo uno studio
dell'Health Safety Institute britannico l'impatto
sul particolato fine (PM10) viene abbattuto
complessivamente del 58% e la concentrazione
del soot, particella carboniosa del particolato
assorbibile dall'organismo umano durante la
respirazione, viene ridotta del 76%.
Razzie di olio di colza dai banchi dei supermercati:
il self service dei carburanti
In Italia, però, la produzione di Biodiesel
è modesta. I principali produttori mondiali
di olio di colza sono il Canada, l'India e il
Pakistan. Secondo Vittorio Bartorelli, direttore
di Itabia, le potenzialità del biocombustibile
potrebbero tranquillamente coprire il 10% del
consumo di carburanti per trasporto in Italia,
ma impedimenti di natura giuridica ostacolano
la diffusione dei combustibili ecologici. La
legislazione italiana prevede una defiscalizzazione
dei biocarburanti per solo 200.000 tonnellate
all'anno e ciò spinge i consumatori al
"fai da te" nei supermercati: numerosi
abitanti del Trentino sono riusciti a fabbricarsi
il Biodiesel in casa risparmiando. Il Biodiesel
è, inoltre, il prodotto finale di un
processo di lavorazione e raffinazione degli
oli vegetali. Per essere utilizzato nei motori
l'olio di colza deve essere trattato e l'Unione
Petrolifera dichiara che l'olio puro acquistato
nei supermercati può causare grippaggi
e rotture negli iniettori delle automobili e
danneggiare i polimeri delle guarnizioni e delle
tubazioni dell'impianto di alimentazione. Ma
molti consumatori non sono d'accordo
Italia: ancora lontana dagli obiettivi europei
Secondo la Coldiretti, l'Italia dovrebbe prevedere
per il 2010 un consumo di 800.000 tonnellate
annue di Biodiesel rispettando la Direttiva
30/2003 emanata dall'UE che prevede una sostituzione
progressiva dal 2% al 5,75% del totale consumo
di carburanti con biocarburanti.
"Siamo a 200.000 tonnellate l'anno che
sono utilizzate come additivo del gasolio fossile.
Il Biodiesel deve essere incentivato per essere
economicamente conveniente - sostiene Piero
De Simone, direttore generale dell'Unione Petrolifera
Italiana - Penso che il Biodiesel abbia possibilità
di sviluppo. Si potrebbe arrivare a un milione
di tonnellate, centrando l'obiettivo del 5%
auspicato dall'UE, diminuendo l'inquinamento
e sviluppando la filiera agricola in Italia.
Oggi, infatti, la maggior parte dei semi oleosi
arrivano dall'estero".
Il contributo degli oli vegetali ai carburanti
automobilistici è d'altronde di vecchia
data: nel 1893 il motore diesel cominciò
a funzionare proprio grazie all'olio di canapa
e cereali e durante la seconda guerra mondiale
l'olio di colza fu utilizzato per i motori nautici.
Iter lungo e pieno di ostacoli per i biocarburanti
in Italia
"La Finanziaria 2005 ha ridotto il contingente
di Biodiesel da 300.000 a 200.000 tonnellate
fermando al palo le aziende di questo settore
- denuncia il presidente di Assobiodiesel Claudio
Rocchetta - I sette impianti per la produzione
di Biodiesel presenti in Italia si sono visti
ridurre il mercato di un terzo improvvisamente
e senza motivo. L'industria nazionale che ha
effettuato investimenti in impianti ed attività
commerciali si trova in una situazione gravissima
dal punto di vista economico, occupazionale
e contrattuale: gli impianti sono fermi e col
passare del tempo perderanno efficienza e competitività
rispetto alle strutture industriali degli altri
paesi europei".
Un ulteriore limite alla produzione di Biodiesel
è dato dalla scarsità di territori
in Italia da destinare alla coltivazione della
colza. Parte dell'olio da trasformare potrebbe,
però, essere fornito dai paesi dell'Europa
centro-orientale che dispongono di superfici
scarsamente utilizzate. Anche le zone povere
o abbandonate del nostro territorio potrebbero
specializzarsi nella produzione di piante oleaginose,
stimolando così anche il circuito del
lavoro locale.
Energie alternative: un imperativo
E' evidente che lo sviluppo dei biocombustibili
non solo allevierebbe il problema dell'inquinamento
ambientale, ma darebbe respiro anche al settore
agricolo sia nei paesi sviluppati che in quelli
in via di sviluppo. Le fonti di energia che
sostengono il nostro pianeta da più di
mezzo secolo sono destinate ad esaurirsi in
20-30 anni e si fa sempre più forte la
necessità di investire in risorse energetiche
alternative, rinnovabili e "pulite".
L'Italia investe in ricerca meno dell'1% continuando
a sottovalutare i benefici economici e sociali
che deriverebbero da un appropriato sviluppo
del settore scientifico. L'entrata in vigore
del protocollo di Kyoto potrebbe, però,
scrollare il nostro paese dal suo "torpore
tecnologico": in mancanza di fonti energetiche
alternative ed ecologiche saranno infatti salati
i conti che il l'Italia dovrà pagare
per rispettare l'accordo.
Valentina Robbiati
Links:
www.biodiesel.org
www.biodieselnow.com
www.progettomeg.it/biodiesel.htm
www.biodiesel.com
www.dancingrabbit.org/biodiesel
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