La resurrezione del
nucleare?
Riemerge da un
orizzonte nel quale sembrava sepolto il nucleare.
La lobby che lo sostiene torna all'attacco.
di Giorgio Nebbia
nebbia@quipo.it
Toh,
chi si rivede? Il nucleare? L'ultima furbata
di questo governo è dar d'intendere agli
italiani che la soluzione dei problemi economici,
energetici, produttivi del paese può
essere cercata nella costruzione di centrali
nucleari. Nel 1976, quando il governo di allora
propose la costruzione di decine di centrali
nucleari per far fronte all'aumento del prezzo
del petrolio, l'associazione Italia Nostra pubblicò
un manifesto in cui sosteneva che "l'energia
nucleare non è economica, né pulita,
né sicura". L'affermazione vale
ancora oggi, trent'anni dopo.
I "bassi" costi del nucleare, diffusi
dai potenti "avvocati" di questa fonte
energetica, non tengono conto dei molti costi
monetari associati all'intero ciclo del combustibile,
da quando l'uranio viene "arricchito"
per renderlo adatto alla fissione nei reattori,
ai costi associati al ritrattamento del "combustibile
irraggiato" che deve essere estratto periodicamente
dai reattori e che contiene plutonio e i prodotti
di fissione, ai costi associati alla sepoltura,
per centinaia e migliaia di anni, isolati dall'ambiente
naturale e dalle acque, delle grandi quantità
di materiali radioattivi, le inevitabili code
velenose della produzione dell'elettricità.
I costi dell'elettricità nucleare sono
stati fatti apparire più bassi del reale
anche perché, per decenni, c'è
stato un "mercato" per il plutonio
destinato alla costruzione di bombe nucleari,
ma ora i militari delle superpotenze di plutonio
ne hanno abbastanza, e il plutonio è
una scomoda scoria, anzi la più scomoda,
pericolosa e tossica delle scorie. Anzi altri
costi devono essere affrontati per tenere nascosto
e segregato il plutonio per evitare che cada
nella mani di paesi e di gruppi terroristici
interessati alla proliferazione della violenza
e delle armi nucleari.
Ma, a parte le catastrofi di Three Mile Island
(1979) e di Chernobyl (1986) e le decine di
altri incidenti nei reattori e negli impianti
di ritrattamento e separazione delle scorie,
con danni ambientali e costi umani, la principale
trappola del nucleare riguarda la sistemazione
del combustibile irraggiato e delle scorie.
Si tratta, come è noto, di plutonio e
atomi transuranici tutti radioattivi, dei frammenti
radioattivi che si formano nella fissione dei
nuclei di uranio e plutonio quando si libera
il calore che a sua volta genera l'elettricità,
dei nuclei radioattivi di attivazione che si
formano nei materiali da costruzione del reattore
durante gli anni di funzionamento e che devono
essere sistemati quando la centrale ha finito
la sua vita utile.
Decine di migliaia di tonnellate di materiale
radioattivo nella sola Italia, milioni di tonnellate
nel mondo, da isolare per secoli da qualsiasi
contatto con esseri viventi e con le acque.
E nessuno sa dove sistemarle. La più
avanzata proposta, una serie di caverne nella
Yucca Mountain nel Nevada, negli Stati uniti,
non è ancora approvata dalle autorità
ambientali americane come deposito "eterno"
di scorie radioattive.
Ai lettori e ai nostri governanti raccomando
la lettura del volume "Il futuro dell'energia
nucleare" (integralmente disponibile nel
sito Internet "http://web.mit.edu/nuclearpower/pdf")
redatto da un gruppo di studiosi e pubblicato
nel novembre 2003. Il documento indica che,
se è vero che la produzione di elettricità
da fonte nucleare non libera gas responsabili
dell'effetto serra e dei mutamenti climatici,
gli ostacoli per una sua resurrezione sono costituiti
dai costi dell'elettricità, dai pericoli
di proliferazione nucleare, dalla difficoltà
di sistemazione perpetua delle scorie. Quest'ultimo
è "il problema" per eccellenza.
Il fisico americano Alvin Weinberg, uno dei
sostenitori dell'energia nucleare, disse chiaramente,
nel 1972, che la scelta nucleare comportava
un "patto faustiano"; si sarebbe potuto
avere energia anche abbondante a condizione
che la società che fa questa scelta fosse
in grado di garantire istituzioni stabili, sicure,
capaci di fare la guardia con continuità,
fedeltà e sicurezza per millenni ai depositi
di scorie.
Se si pensa alla commedia della proposta del
deposito di scorie a Scanzano in Basilicata,
si vede che col nucleare un tale patto non è
proprio il caso di farlo.
di
Giorgio Nebbia
nebbia@quipo.it
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