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DOE/NREL
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Italia:
cresce il ritardo su rinnovabili
Il nostro paese
è il fanalino di coda delle rinnovabili.
Macchine indietro tutta sulle fonti rinnovabili,
ferme a quota 4,6%. In tema di energia l'Italia
e' la cenerentola d' Europa e senza una chiara
inversione di tendenza nelle politiche del settore,
sarà impossibile raggiungere gli obiettivi
stabiliti dall'Unione Europea per il 2010. Questo
l'allarme lanciato da Legambiente nel convegno
"Idee e proposte per rilanciare le fonti
rinnovabili in Italia". Di idea contraria
il Governo secondo il quale l'Italia ha fissato
la sua politica energetica e ha scelto. ''In
Italia il ritardo c'e' stato - ha detto il Ministro
dell' Ambiente, Altero Matteoli - ma dovuto
più al senso di responsabilità
nei confronti del nostro paesaggio, penso per
esempio all'eolico. Ma ora le scelte sono state
fatte, la macchina è partita". Stiamo
ampiamente sfruttando l'idroelettrico - ha sottolineato
il Ministro - abbiamo deciso la produzione di
energia da fonti rinnovabili, per l'eolico e
il fotovoltaico la decisione è stata
presa, stiamo procedendo sulla strada della
cogenerazione, la valutazione di impatto ambientale
ha detto si a 31 centrali".
"Inoltre c'è la legge Marzano e
tutta una serie di provvedimenti, dal decreto
sblocca-centrali a quello contro il black-out
- ha detto il sottosegretario alle Attività
Produttive, Giovanni dell'Elce - per cui dire
che in tre anni non si è fatto niente
mi pare strano".
"Eppure - ha affermato il presidente di
Legambiente, Roberto Della Seta, - per passare
dall'attuale 6,6% al 12% per quanto riguarda
i consumi complessivi di energia, e dal 19,4%
al 25% per quanto riguarda la produzione elettrica
nel 2010, con gli attuali trend di crescita,
non basteranno né il mercato né
i provvedimenti messi in campo dal governo attraverso
il recepimento della Direttiva Europea 2001/77
sulla promozione dell'energia elettrica da fonti
rinnovabili".
In Italia, considerando la produzione energetica
complessiva, le rinnovabili tra il 1990 e il
2002 sono passate dal 7,7% all'8,7%. Ma in realtà
la quota di rinnovabili vere e proprie (escludendo
il grande idroelettrico e i rifiuti) è
ferma al 4,6%. Si tratta di un ritardo evidente
proprio per quelle fonti rinnovabili innovative,
come il solare e l'eolico, per le quali le prospettive
di crescita sono più consistenti e il
cui ruolo è più importante per
ridurre la dipendenza dal petrolio e le emissioni
climalteranti come stabilito dal Protocollo
di Kyoto che entrerà in vigore dal 16
febbraio 2005.
Per quanto riguarda la situazione per singola
fonte, l'eolico ha superato quota 1.000 MW (15.000
quelli prodotti in Germania) ma con un tasso
di crescita negli ultimi anni di soli 100MW
l'anno, sul fronte del fotovoltaico non superano
i 26 MW e, per la tecnologia più semplice,
quella del solare termico per il riscaldamento
dell'acqua, si raggiunge solo gli 8 metri quadri
ogni mille abitanti. È necessario puntare
al raddoppio del contributo delle fonti rinnovabili
all'interno di una prospettiva di riduzione
dei consumi termici e elettrici del 20%.
Quindi sono da approvare i provvedimenti previsti
dal decreto sulla promozione delle fonti rinnovabili
rivedere il sistema degli incentivi per realizzare
almeno l'obiettivo minimo del 2% da fonti rinnovabili
attraverso il meccanismo dei Certificati Verdi
e togliere la parte non biodegradabile dei rifiuti
tra le fonti rinnovabili ammesse a beneficiare
degli incentivi.
Sergio Ferraris
La
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