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|  |   | Scorie radioattive |   |  |  |  LE 
SCORIE DOVE LE METTIAMO? Che cosa sono, quante sono, come vengono prodotte le scorie radioattive in 
Italia.
 
 di Giorgio Nebbia
 Una giovane lettrice mi ha scritto chiedendo che cosa sono e da dove vengono le 
"scorie nucleari" che, secondo un decreto del governo, dovrebbero trovare 
sepoltura perpetua a Scanzano, in Basilicata.
 Il 
decreto si riferisce ai "rifiuti radioattivi" chiamati di "seconda 
categoria", la cui radioattività diminuisce a livelli accettabili 
dopo un centinaio di secoli (avete letto bene, "di secoli", cioè 
dopo 10 o 15 mila anni), e di "terza categoria" che devono essere tenuti 
lontani dalle acque e da ogni forma di vita per oltre mille secoli (da 100 a 200 
mila anni). I 
rifiuti da isolare per tempi tanto lunghi derivano dalle attività dell'industria 
nucleare, come preparazione di cariche per centrali e reattori nucleari o trattamento 
del "combustibile" nucleare; tali rifiuti contengono uranio, plutonio, 
torio e altri nuclei radioattivi e tossici. I principali depositi di tali rifiuti 
si trovano a Trisaia in Basilicata (1.700 chilogrammi di uranio, torio e plutonio, 
oltre ai prodotti di fissione); a Saluggia in provincia di Vercelli (dove si trovano 
circa 80.000 kg di uranio e plutonio); nel centro nucleare della Casaccia, vicino 
Roma; nello stabilimento di Bosco Marengo (in provincia di Alessandria), nel centro 
di ricerche di Ispra, sul Lago Maggiore; nel reattore militare Cisam di Marina 
di Pisa. Inoltre l'Italia deve ritirare dal reattore francese Superphenix, chiuso 
dopo alcuni anni e alla cui costruzione abbiamo sfortunatamente partecipato, altre 
62 tonnellate di uranio e plutonio. Fra 
i rifiuti radioattivi da smaltire vi sono poi i materiali impiegati nei quattro 
reattori delle centrali elettronucleari costruite in Italia dal 1960 in avanti: 
Trino Vercellese, in provincia di Vercelli; Garigliano, in provincia di Caserta; 
Latina, nel Lazio e Caorso, in provincia di Piacenza. Durante 
il funzionamento di tali centrali, ormai ferme da anni, l'uranio che è 
stato caricato all'inizio si è trasformato in plutonio e sia l'uranio sia 
il plutonio hanno liberato energia con formazione di numerosi prodotti di fissione 
radioattivi. Si tratta di alcune migliaia di tonnellate che, per esempio a Caorso, 
sono state tenute a "raffreddare" in una piscina; altri rifiuti sono 
stati inviati in Inghilterra per separare uranio e prodotti di fissione che l'Italia 
dovrà ritirare e mettere in adatti depositi. Infine, a mano a mano che 
le centrali, i reattori e gli impianti di trattamento di sostanze radioattive 
saranno smantellati, si dovrà trovare una sistemazione per altre migliaia 
di metri cubi di materiali da costruzione divenuti anch'essi radioattivi per fenomeni 
di "attivazione". La 
giovane lettrice e chiunque sia interessato a sapere che cosa dovrebbe aspettarsi 
la Basilicata, se il piano governativo andrà avanti, troverà informazioni 
nel sito Internet <www.e-gazette.it/approfondimenti> che contiene il testo 
di numerose relazioni tecniche e di atti parlamentari sui rifiuti nucleari.. Le 
quantità esatte da sistemare sono indicate diversamente dalle varie fonti, 
talvolta come effettiva quantità di nuclei radioattivi, talvolta come volume 
delle scorie e dei loro contenitori. Nel complesso occorre trovare una sistemazione 
definitiva, isolata per millenni, per 75.000 metri cubi di rifiuti di seconda 
categoria e per circa 8.600 metri cubi di rifiuti di terza categoria, i più 
pericolosi, la cui radioattività è equivalente a quella di oltre 
10.000 grammi di radio. In 
uno dei documenti (nel sito Internet <www.saluggia.eneai.t/seminari/Rapporti/>) 
risulta che in Italia ci sono 200.000 chili di uranio arricchito e 1700 chili 
di plutonio. Si tratta di materiali miscelati con altri, di difficile separazione, 
ma che potrebbero rappresentare una tentazione per chi volesse realizzare armi 
di distruzione di massa, per atti terroristici, ricatti, eccetera. La 
Sardegna, la Valle d'Aosta, la Murgia, la costa ionica hanno detto "no" 
ai depositi non perché le popolazioni non vogliono i rifiuti nel proprio 
cortile, ma sono contentissimi se vanno in casa altrui; hanno detto no perché 
nessuno dei giacimenti indicati possedeva le condizioni di sicurezza richieste 
per le scorie radioattive. Del resto in ecologia non esiste una "casa mia" 
e una "casa altrui"; i grandi problemi ambientali, come, lo smaltimento 
delle scorie radioattive in depositi adatti e sicuri, possono essere risolti soltanto 
in spirito di collaborazione e solidarietà, non solo nazionale, ma internazionale. 
Mi ha perciò ferito e offeso leggere che i cittadini di Caorso (spero solo 
"alcuni" abitanti di Caorso) hanno lodato a gran voce il decreto governativo 
che "condanna" un paesino del Sud come Scanzano a ospitare il cimitero 
delle scorie della loro centrale. Quando abbiamo riconosciuto che la costruzione 
della centrale nucleare di Caorso era un errore --- e tale si è dimostrato 
sul piano economico e ambientale --- siamo stati uniti nella protesta, ed eravamo 
popolo dell'Emilia, della Lombardia e del Piemonte e popolo della Puglia e della 
Sicilia e della Basilicata, perché sapevamo che gli errori sono pagati 
dall'intera comunità nazionale, in termine di soldi, di sicurezza e di 
salute. Mi auguro 
che i concittdini emiliani e lombardi riconoscano che solo col contributo di tutti, 
italiani ed europei, si può alleggerire il peso che grava su Caorso, come 
quello che grava su Saluggia o Trisaia o Marina di Pisa o Ispra. Forse la vera 
soluzione sta nel ricupero dell'orgoglio, come comunità internazionale, 
di essere nazioni "unite" e in pace per affrontare ed evitare i pericoli 
di una eredità da lasciare a chi abiterà il nostro pianeta nei millenni 
futuri. Giorgio Nebbia
 
 
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