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Carlo Rubbia |
 | Acqua
dai rifiuti Il Premio Nobel per la Fisica Carlo
Rubbia spiega come ottenere acqua potabile dalla termovalorizzazione dei rifiuti:
si tratta di una ricetta possibile? La
quadratura del cerchio, per risolvere almeno in maniera parziale, due delle grandi
emergenze ambientali del nostro paese, potrebbe chiamarsi termovalorizzazione.
Da questo termine, abbastanza inconsueto, si potrebbero risolvere in un colpo
solo, secondo Carlo Rubbia, la crisi idrica che attanaglia il mezzogiorno d'Italia
ed il problema dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Si tratterebbe
di utilizzare l'energia prodotta dall'incenerimento dei rifiuti per fornire acqua
potabile alle città, attraverso il processo di desalinizzazione. Secondo
Rubbia il bilancio energetico dell'operazione sarebbe quasi uguale a zero.
Il calcolo è presto fatto: ogni italiano produce in media 1,5 chilogrammi
di rifiuti al giorno che basterebbero per produrre circa 250 litri di acqua potabile
attraverso il processo di desalinizzazione delle acque marine. In pratica
si tratterebbe di un ciclo chiuso, poiché ogni cittadino produrrebbe attraverso
i propri rifiuti la quantità d'acqua necessaria ai propri consumi.
Questo processo, visto sotto il profilo del bilancio energetico, sembra effettivamente
aver trovato la risoluzione a due problemi ambientali molto gravosi, anche se
le cose, probabilmente non sono così lineari come le disegna Rubbia.
Incenerimento e desalinizzazione sono, infatti, due processi da tempo nel
mirino degli ambientalisti. Il primo è considerato ad alto rischio ambientale,
in quanto la combustione di sostanze chimiche, quali il PCB e le plastiche in
genere, può generare la formazione di sostanze altamente tossiche come
le diossine. L'incenerimento dei rifiuti, inoltre, porterebbe ad un aumento delle
emissioni di gas serra, proprio quando a livello internazionale si è ad
un passo dall'attivazione del protocollo di Kyoto. La desalinizzazione
dal canto suo è un processo talmente energivoro e costoso da non essere
mai stato preso in considerazione se non in casi di estrema criticità delle
risorse idriche, come nel caso dei paesi del medio oriente. Questo processo, inoltre,
produce sali minerali di varia natura, il principale dei quali è il cloruro
di sodio, ed anche in grande quantità, sali che, alla fine del processo,
vanno necessariamente smaltiti in discariche. In conclusione se il bilancio
energetico quadra, potrebbe non fare altrettanto quello ambientale, almeno allo
stato attuale delle tecnologie di processo per quanto riguarda l'ambiente. Sergio
Ferraris
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