La
Cooperazione decentrata nel settore idrico: verso
una gestione integrata della risorsa acqua.
L'acqua
è fonte di vita e quindi diritto inalienabile
di ogni individuo; l'acqua e la sua gestione pubblica
sono fattori di coesione sociale delle comunità
locali; l'acqua è risorsa di primaria importanza
all'interno di ogni sistema economico.
Il rapido incremento della popolazione di questi ultimi
quaranta anni ha fatto aumentare la domanda d'acqua
molto più velocemente della capacità
naturale che le risorse idriche hanno di rinnovarsi.
Come conseguenza in molti Paesi, spesso appartenenti
al gruppo dei Paesi in via di sviluppo (Psv), si sono
venute a creare delle situazioni di deficit idrico.
La scarsità di tale risorsa genera, all'interno
di un singolo Stato, contrasti tra le varie classi
sociali e tra i diversi settori economici e produttivi.
Quando invece la disputa avviene tra Stati co-rivieraschi,
cioè tra Stati i cui territori ricadono, totalmente
o parzialmente, all'interno di uno stesso bacino idrografico
(bacini transfrontalieri), possono generarsi conflitti
che si sommano ad altri preesistenti: è il
caso, ad esempio, dell'utilizzo delle risorse idriche
del bacino del fiume Giordano che vede in disputa
sostanzialmente cinque Stati (Israele, Giordania,
Libano, Siria e Palestina) all'interno di un ben più
ampio e tristemente noto conflitto arabo - israelo-palestinese.
La gestione condivisa delle risorse idriche può
dare un rilevante contributo alla prevenzione dei
conflitti.
La crescente attenzione verso l'ambiente ha portato,
nel corso dell'ultimo trentennio, alla formulazione
di principi ed all'adozione di regole di diritto internazionale
atte a mitigare gli effetti di deterioramento ambientale
provocato dallo sviluppo economico. Nel settore idrico,
grande importanza hanno rivestito i principi enunciati
nella Conferenza Internazionale di Dublino sull'Acqua
e l'Ambiente del 1992 e successivamente fatti propri
ed ampliati nel vertice di Rio de Janeiro (Conferenza
delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo - UNCED).
L'acqua deve essere considerata un bene finito, vulnerabile,
il cui uso nei processi produttivi deve avere un preciso
valore economico e la cui gestione deve essere basata
su un approccio partecipativo che comprenda i cittadini,
i rappresentanti di categorie, i tecnici e gli amministratori.
Tra le questioni attualmente irrisolte c'è
quella relativa all'assenza di regole di diritto sulle
acque fluviali per usi diversi da quelli navigabili
nei bacini transfrontalieri; tale problema non può
considerarsi secondario se si considera che esistono
circa 220 bacini condivisi da due o più Stati
e che circa il 35 - 40% della popolazione mondiale
vive all'interno di essi.
Il principio consuetudinario che si rifà al
sic utere tuo it alienum non laedas, secondo il quale
ogni Stato può liberamente sfruttare le acque
dei fiumi internazionali senza provocare, però,
danno agli altri paesi rivieraschi, sembra essere
l'unica base di partenza per la soluzione del problema.
La Comunità Internazionale, attraverso il mezzo
della Cooperazione decentrata, deve svolgere, in questo
delicato settore, un duplice ruolo:
" contribuire, indirettamente, all'individuazione
di regole di diritto e alla formulazione di politiche
di gestione integrata delle risorse idriche che considerino
l'acqua come un bene comune stimolando un effettiva
collaborazione soprattutto tra gli Stati che si trovano
a condividere tale risorsa;
" contribuire, direttamente, finanziando interventi
nei singoli Stati e fornendo indicazioni su un utilizzo
più razionale dell'acqua tra i diversi settori.
Sono molti gli Stati che, per cause climatiche e/o
sotto sviluppo delle infrastrutture, vivono in condizione
di stress idrico; tra le aree maggiormente interessate
ci sono il Medio Oriente e il Nord Africa, quindi
realtà non molto distanti dalla nostra.
Sembra ovvio che quando si tratta di individuare i
possibili interventi per alleviare i problemi dovuti
alla scarsità delle risorse idriche si possa
intervenire aumentandone l'offerta o diminuendone
la domanda. Ma c'è altro che si può
fare.
Interventi per aumentare l'offerta:
- costruzione di grandi opere
che utilizzano risorse disponibili in loco (dighe)
- impianti di desalinizzazione
- acquisto di acqua da
Paesi con eccedenze
Interventi per diminuire la domanda:
- programmi di informazione
per l'utilizzo dell'acqua
- nuove tecnologie
- assegnazione di un prezzo
per l'uso
Interventi
misti:
- riduzione degli sprechi
- realizzazione di impianti
di riciclo
Negli
anni Ottanta e Novanta le azioni di Cooperazione si
sono concentrate quasi esclusivamente nella costruzione
di grandi infrastrutture che, come nel caso delle
grandi dighe, richiedono grandi investimenti, lunghi
tempi di realizzazione e provocano sul territorio
impatti socio - ambientali spesso non sostenibili.
Gli interventi misti, i più semplici ed immediati,
sono quelli su cui si sono rivolte le azioni negli
ultimi anni; il rinnovo e la manutenzione delle reti
di distribuzione e la costruzione di impianti di riciclo
hanno permesso in molti casi una diminuzione della
domanda di acqua permettendo il suo utilizzo per usi
diversi.
Tuttavia questi da soli non sembrano essere sufficienti
ma è necessario affiancare ad essi azioni atte
a diminuire la domanda d'acqua; queste permetterebbero
di rispettare quei principi su cui si è raggiunto
il consenso internazionale.
Tali azioni sono quelle che più di tutte richiedono
uno sforzo progettuale propositivo maggiore.
Si tratta di realizzare progetti che siano economicamente
efficienti e, nel contempo, socialmente appropriati;
è necessario coinvolgere le comunità
locali con programmi di educazione sull'utilizzazione
delle risorse idriche e successivamente renderle partecipi
alle operazioni di costruzione e gestione degli impianti
idrici.
L'introduzione di nuove tecnologie dovrebbe svolgersi
nel rispetto del territorio evitando trasferimenti
diretti di tecnologia ma proponendo ricerche applicate
al singolo caso in modo da evitare un ulteriore spreco
di risorse.
Infine, l'attribuzione di un prezzo realistico dell'acqua,
crescente al livello dei consumi, permetterebbe di
bilanciare la scarsa disponibilità d'acqua
in un regime di domanda crescente, riducendone gli
sprechi e permettendone contemporaneamente l'allocazione
in quelle attività a più alto valore
di uso; un analisi del genere, ad esempio nel caso
dei Pvs che si affacciano nel Mediterraneo, ci porterebbe
ad intervenire in favore delle produzioni ortofrutticole
che rappresentano la forza maggiore a disposizione
di tali Paesi nella complessa scacchiera degli scambi
internazionali.
Sul tema acqua Green Cross Italia ed, in generale,
il network Green Cross International, sono attivi
da anni come promotori di iniziative e progetti che
mirano a coinvolgere il maggior numero di soggetti
istituzionali e privati ed a sostenerli nelle attività
di Cooperazione.
Esempi, di tale impegno, sono il progetto Water for
Peace a cui si è stato dato ampio spazio nel
primo numero di questa newsletter; affrontando le
problematiche di sei bacini fluviali transfrontalieri
(Danubio, Giordano, La Plata, Okavango, Volga e Volta),
con esso ci si prefigge di stimolare ed attuare la
collaborazione tra gli Stati co-rivieraschi per una
gestione integrata della risorsa in comune.
Per coinvolgere direttamente le Autorità regionali
e gli Enti locali italiani nelle azioni di Cooperazione
decentrata, Green Cross ha promosso il Forum internazionale
"Water for Life and Peace".
Informazioni dettagliate sul Forum sono fornite nella
sezione "iniziative" di questo numero.
La
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