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Giornata dell'Acqua. Sono oltre un miliardo le persone che vivono un'emergenza idrica reale
Acqua, una risorsa limitata

Acqua in riserva

Giornata dell'Acqua. Sono oltre un miliardo le persone che vivono un'emergenza idrica reale.

 

Aprire il rubinetto ed accedere all'acqua potabile per noi è ormai un gesto scontato, entrato nella normalità della nostra vita quotidiana.
Un gesto semplice che ha una lunga storia ed ancora non è una realtà per tutti.
Storicamente la disponibilità d'acqua ha rappresentato una chiave di volta per lo sviluppo di intere civiltà. I grandi fiumi del pianeta, infatti, sono stati la culla di culture che hanno segnato in maniera indelebile la storia umana.
Questo sodalizio tra esseri umani e acqua sembra, oggi come oggi, mostrare grandi incrinature, che potrebbero portare una grande parte della popolazione della Terra sull'orlo di una crisi senza precedenti.
Il "water divide", ossia la frattura netta tra gli strati di popolazione che godono di una grande quantità d'acqua e quelli per i quali, la quantità e la qualità, della preziosa sostanza sono largamente insufficienti, si va allargando.
Un miliardo e 500 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile ed oltre 2, 5 miliardi non ne hanno abbastanza per soddisfare le proprie esigenze igieniche.
Carenze che non rappresentano solo un disagio, ma negano la vita a milioni di persone.
La mancanza d'acqua a livello mondiale, costa oltre 5 milioni di vite all'anno, delle quali 5000 al giorno sono bambini, tutte concentrate nel terzo mondo.

La giornata dell'acqua

Ed è sui problemi dell'approvvigionamento e della qualità dell'acqua, che si concentra l'attenzione delle Nazioni Unite, che ogni anno il 22 marzo, celebrano la Giornata dell'Acqua.
Giornata dell'acqua il cui scopo è quello di sensibilizzare i cittadini del nord del mondo ad adoperarsi per non sprecare la preziosa risorsa e a fare in modo che i propri governi adottino delle politiche di salvaguardia e sviluppo delle risorse idriche nei paesi del sud del mondo.

La convenzione

In questo scenario si inserisce l'appello internazionale per la Creazione di una Convenzione Quadro Internazionale sull'Acqua lanciato ieri da dalla Professoressa
Rita-Levi Montalcini e da Guido Pollice, Vice Presidente di Green Cross International.
"Noi speriamo", spiega Rita Levi-Montalcini, "che un'Assemblea Mondiale dei Saggi per l'Acqua sia organizzata in occasione del 3° Forum Mondiale sull'Acqua, nel marzo 2003, e che a questa sia affidata il mandato di elaborare le grandi linee della futura convenzione quadro".
"Senza una convenzione internazionale e globale sull'acqua, che stabilisca regole chiare e coerenti per orientare e amplificare gli sforzi intrapresi, le cose non potranno migliorare" aggiunge Guido Pollice "la mancanza di acqua potabile continuerà a fare vittime e i conflitti attuali rischiano di degenerare in guerre".
La convenzione quadro diventa, infatti, uno strumento indispensabile per orientare in senso politico- sociale e non economicistico le scelte dei governi delle nazioni industrializzate in materia di risorse idriche.

Isole felici?

La gestione razionale delle risorse idriche non riguarda solo il sud del mondo.
Segnali preoccupanti arrivano anche dalle nazioni industrializzate, dove spesso l'abbondanza relativa dell'acqua diventa spreco nell'immediato, mettendo in pericolo le riserve per il futuro.
L'Italia sotto quest'aspetto è la pecora nera dello scenario.
Se a Berlino la percentuale di dispersione dell'acqua potabile è del 5% nel sud del nostro paese si raggiungono picchi del 50% e la situazione peggiora nel tempo.
Nel 1975 la perdita complessiva dei nostri acquedotti era del 21 per cento, su scala nazionale, mentre oggi la dispersione è arrivata al 40 per cento, contro una media europea del 13%.
Nel sud del nostro paese il 78 per cento della popolazione ha una disponibilità insufficiente di acqua e non per mancanza di risorse idriche ma per la pessima gestione della rete distributiva.

Razionalizzazione mancata

Se aggiungiamo il fatto che spesso l'acqua potabile è utilizzata, male, per usi agricoli ed industriali, abbiamo un quadro complessivo della situazione nel nostro paese non esaltante.
C'è da preoccuparsi, inoltre, se si pensa che il 97 % dell'acqua potabile nel nostro paese proviene dalle falde acquifere sotteranee, a grave rischio d'inquinamento chimico come hanno dimostrato i casi di cronaca della storia recente di Alba e Rovigo.

Comportamenti

Alcuni comportamenti per evitare sprechi d'acqua sono alla portata di tutti nella vita quotidiana, ed è fondamentale impararli e farli imparare alle nuove generazioni.Cose come realizzare impianti idrici a due tubi per usi civili, l'uno per convogliare l'acqua potabile di qualità migliore, l'altro per alimentare il resto del fabbisogno domestico; usare gli sciacquoni a leva invece che a pulsante; fare la doccia, invece del bagno, sapendo che una doccia di due minuti richiede 25 litri d'acqua contro i 90 di un bagno; lavare frutta e verdura in bacinella invece che sotto acqua corrente; azionare lavatrici e lavastoviglie solo a pieno carico; chiudere il rubinetto quando ci si lava i denti o ci si rade.
Non si tratta di questioni da poco se pensiamo che persino il Canada, soprannominato il paese dei grandi laghi, è alle prese con un'emergenza idrica senza precedenti e sta limitando l'utilizzo dell'acqua per utilizzi privati.
Per un paese dal consumo di oltre 350 litri giornalieri d'acqua pro capite, la riduzione obbligata dei consumi idrici è un fatto psicologicamente significativo.
Ed è il cambiamento climatico, indotto dall'effetto serra, il principale imputato della penuria d'acqua canadese. La concentrazione delle piogge in pochi mesi dell'anno, fa sì che la stagione secca si allunghi, mettendo in crisi il sistema attuale di distribuzione dell'acqua che ha due sole scelte: dimezzare i consumi o raddoppiare i bacini idrici. La prima è una scelta immediata ma dolorosa dal punto di vista sociale poiché mette in crisi degli stili di vita consolidati, mentre la seconda è una soluzione di lungo termine e onerosa dal punto di vista finanziario.
Si tratta per il Canada e probabilmente non solo per questa nazione, di uno dei primi sintomi della globalizzazione dei problemi ambientali, che se non risolti in un quadro di sviluppo sostenibile, avranno effetti sull'intero pianeta e non solo sulle nazioni del terzo mondo.





 

 

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