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 » CAMBIAMENTI CLIMATICI /////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////
 
 LIVE EARTH, IL MONDO UNITO DALLA MUSICA IN 2 MILIARDI PER LA MARATONA DI AL GORE
 
                          NUMERI così non si erano mai visti. Più di un  milione di biglietti venduti, 118 artisti, 8 mega-concerti e due miliardi di  spettatori in tutto il mondo. Il Live Earth, la maratona in musica voluta  da Al Gore per sensibilizzare l'opinione pubblica sui disastri ambientali, è  stato un trionfo. Dall'Australia a New York passando per Tokyo, Shanghai,  Amburgo, Londra, Johannesburg, Rio de Janeiro e Washington, è risuonato in  tutto il mondo l'appello a salvare il pianeta al grido di SOS, Save Our Selves,  "salviamo noi stessi". Questo il leit motiv della kermesse a  cui hanno partecipato, nelle varie città, Madonna, Smashing Pumpkins, Shakira,  John Meyer e i Genesis, Spinal Tap e Red Hot Chili Peppers: 150 artisti su nove  palcoscenici in sette continenti. Un'iniziativa che, però, ha attirato su di sé  anche molte critiche: sotto accusa i comportamenti poco eco-virtuosi delle star  che hanno partecipato all'evento. Per Gore la musica ha il potere di cambiare  il mondo: “Quando ero giovane, Blowin' in the Wind di  Bob Dylan ebbe un impatto incredibile nell'America dei diritti civili. Oggi la  musica di Live Earth può fare lo stesso”. Premio Oscar per il documentario “AnInconvenient Truth”, Gore è apparso continente per continente, per  avvertire della sfida posta al pianeta dal Global Warming: “E' la più  grande, la più grave, ma la possiamo risolvere se ci mettiamo tutti  assieme”. I cantanti della kermesse erano stati tacciati di ipocrisia, nei giorni scorsi,  per i loro sprechi energetici (la sola Madonna ha emesso 485 tonnellate di  ossido di carbonio in quattro mesi per il suo tour dell'anno scorso) e gli  organizzatori hanno cercato di fare di tutto per ridurre al minimo l'impatto  ambientale delle manifestazioni. I concerti sono stati, fin dove possibile,  tutti “carbon neutral”, cioè senza emissioni di CO2, mentre contractor e  fornitori di servizi sono stati scelti non in base ai costi ma alle credenziali  “verdi”. Bicchieri e contenitori di cibo erano riciclabili. Al Giants  Stadium alle porte di New York 800 volontari non hanno avuto altra funzione,  che di andare in giro a spegnere luci inavvertitamente lasciate accese.
 Per la prima volta anche la Cina c'era. Un evento collaterale al tempio Toji, a  Kyoto, in Giappone, ha ricordato al mondo l'urgenza di rinnovare il Protocollo  che gli Stati Uniti non hanno sottoscritto. Ma, almeno in Europa, gli show non  hanno registrato il tutto esaurito: spalti vuoti a Londra e a Amburgo e,  complice la pioggia, Shakira ha cantato a stadio mezzo vuoto. Però si è suonato  anche in Antartide, con la band finora sconosciuta Nunatak: due  ingegneri, un biologo marino, un meteorologo e una guida polare hanno cantato  davanti a 27 colleghi, sullo sfondo di un iceberg e a meno 18 gradi.  A Sydney 45 mila persone hanno affollato l'Aussie Stadium per il  concerto aperto dai Blue King Brown. Subito dopo, l'attrice e cantante Toni  Collette e, a seguire Missy Higgins, The John Butler Trio, Jack Johnson, Eskimo  Joe, Paul Kelly, Wolfmother e gli attesi Crowded House, riuniti per l'evento.  Nella Makuhari Messe, alle porte di Tokyo, 10 mila giovani hanno seguito  il concerto aperto dai nipponici Rize. Circa un'ora dopo, sotto la pioggia, è  iniziato la kermesse all'Arena di Amburgo, con la pluripremiata Shakira.  E a Copacabana, la spiaggia di Rio de Janeiro, si sono radunati in 500  mila. Allo stadio Wembley di Londra, davanti a circa 80 mila persone,  hanno sfilato, fra gli altri, Roger Taylor dei Queen, i Metallica, i Genesis  fino alla chiusura con Madonna. E a Shanghai Evonne Hsu, cantante e  attrice di Taiwan, ha inaugurato la kermesse. Peccato per le pessime condizioni  climatiche, che hanno messo in fuga gran parte del pubblico. Proprio a Shangai  si è ascoltata l'unica canzone italiana del Live Earth: Sarah Brightman,  performer inglese molto popolare in Estremo Oriente, ha eseguito “Con te  partirò” di Andrea Bocelli.
 Ma le polemiche non si arrestano. Il quotidiano britannico “The Guardian” si chiede quanto costerà al Pineta un evento trasmesso da 120 emittenti radio,  televisive e via internet. Colto in fallo anche Al Gore che, sempre secondo “The  Guardian”, ha macinato consumi record di gas in una delle sue abitazioni:  nel 2006, per la villa di Nashville (10 mila metri quadrati) ha speso una media  di 500 dollari al mese, 20 volte la spesa di un americano medio. A Tokyo,  comunque, hanno dato il buon esempio: finito il concerto, è iniziata la  raccolta differenziata dei rifiuti lasciati dagli spettatori.
 (Fonte : la Repubblica.it 7 luglio 2007)
 L’INDUSTRIA EUROPEA DAVANTI AI CAMBIAMENTI CLIMATICI ED ALLA GLOBALIZZAZIONE
 
 Nel suo esame di mezzo percorso  della politica industriale presentato oggi, la Commissione europea mette in  risalto le sfide dei cambiamenti climatici e della globalizzazione.
 «Abbiamo già una politica industriale, che si sostiene sulla competitività e  l´innovazione – ha detto il vice presidente Günter Verheugen,  responsabile della politica per le imprese e l’industria, - questo ha  contribuito ad accrescere la fiducia ed a fare dell’Europa un luogo più  attraente per gli investimenti e creare occupazione. Ma l´industria dovrà,  d’ora in poi, mettere l´accento sulla riduzione delle emissioni di carbonio ed  il miglioramento della capacità energetica. La grande sfida, che l´industria  europea deve raccogliere, è di assicurare che l’Europa offra i prodotti più  innovativi, i più puliti e i più sicuri al mondo». Secondo la Commissione i  prodotti innovativi rappresentano il 73 % delle esportazioni dell’Unione  Europea (Ue) e la politica industriale comunitaria è un valore aggiunto, che  completa le misure prese dagli stati membri. Il cambiamento climatico e la  globalizzazione premono però alle porte della ricca Europa, esercitando una  pressione concorrenziale ed obbligandola ad adattarsi alle nuove condizioni. Le  industrie ambientali europee sono in testa per quanto riguarda le tecnologie  che ormai rappresentano il 2,2 % del Pil (Prodotto interno lordo)  dell’Ue e occupano 3,4 milioni di persone. Nonostante ciò, appesantimenti  burocratici e un mercato interno ed internazionale ancora debole non ne  consentono il pieno sviluppo.  Le industrie ad alta intensità energetica  sono esposte alla concorrenza internazionale e potrebbero vedere la loro  competitività ridotta, per questo la Commissione si sforzerà di utilizzare  diversi strumenti, compresa la politica estera in materia di energia, la  politica commerciale ed il dialogo industriale, per incoraggiare politiche  sostenibili nel campo dell’energia e dei cambiamenti climatici, particolarmente  nei rapporti con nazioni emergenti come l’India e la Cina, con gli altri Paesi  in via di sviluppo e con gli Usa e la Russia. La globalizzazione è ormai  inarrestabile: «Tra il 2002 e il 2006 – spiega la  Commissione - il commercio mondiale delle merci è aumentato del 17 % all’anno, contro una progressione annuale del 3 % nel corso dei cinque  anni precedenti». Le iniziative dell’Ue punteranno a salvaguardare  l’accesso alle materie prime ed a migliorare quello ai mercati esteri, per facilitare  un’evoluzione strutturale che tenga conto dell’interdipendenza planetaria  dell’industria e dei servizi. (Fonte: greenreport)
 APAT: WORKSHOP "CAMBIAMENTI CLIMATICI E AMBIENTE MARINO-COSTIERO: SCENARI PER UN PROGRAMMA DI ADATTAMENTO"
 
 Il 27 e 28 giugno si è  svolto a Palermo, presso il Castello Utveggio, il workshop su “Cambiamenti  climatici e ambiente marino-costiero” organizzato dall’APAT e dall’Agenzia  Regionale per la Protezione Ambientale della Sicilia. L’ambiente marino e  costiero è un sistema articolato e complesso, in cui convivono valenze  ambientali e grandi pressioni di natura socio economica ed antropica ed il cui  equilibrio è già ora fortemente compromesso dalle azioni dell’uomo e del mare;  la sua natura di transizione e di interfaccia tra ambiente marino ed ambiente è  di fondamentale importanza per la biodiversità, ma anche gli attribuisce una  grande criticità e fragilità in particolare nella prospettiva degli scenari di  cambiamento climatico a fine secolo. Come effetto dei Cambiamenti Climatici  nelle aree costiere si prevede infatti un sensibile aumento della vulnerabilità  (già oggi estremamente elevata). Si presuppone infatti, in queste aree, una  concomitanza tra effetti direttamente correlati ai Cambiamenti climatici  (eventi estremi e variazioni del livello del mare), fattori naturali  (tettonica) ed effetti antropici (subsidenza indotta da attività umane,  interventi idraulici e di difesa costiera)
 Riportiamo gli interventi  dei principali relatori:
 
 Gaetano Benedetto: il lavoro della Sardegna, un  esempio per tutti
 In  questa conferenza - ha commentato Gaetano Benedetto, Vice Capo di  Gabinetto del Ministero dell'Ambiente, a conclusione del workshop - ho  apprezzato il livello tecnico nell'impostazione complessiva del lavoro.
 L'esperienza nella gestione dei bacini fluviali dimostra la grande fatica delle  Istituzioni nell'affrontare i costi della messa in sicurezza del territorio.  Cifre elevate, destinate ad essere tali anche per quanto riguarda le fasce  costiere. “Occorre - ha aggiunto - impedire quelle attività che in  tali aree aumentano l'incidenza del rischio ed alleggerire l'impatto antropico,  diminuendo l'occupazione costiera e aumentando i livelli di naturalità”.  Il Vice Capo di Gabinetto ha, anche, auspicato la fine della frammentazione delle  competenze tra enti, la condivisione degli strumenti, l'ampia partecipazione  nell'impegno in difesa delle fasce costiere italiane. “Il primo banco di  prova - ha spiegato - sono i piani paesaggistici, che tutelano le coste,  non prescindendo dall'analisi sui cambiamenti climatici. Il lavoro sinora  svolto dalla Regione Sardegna è un esempio positivo per tutti”.
 
 Caracciolo:  Programmazione sul clima basata su previsioni future
 “Le  strategie adottate finora non sono state sufficienti per affrontare il problema  dei cambiamenti climatici”, secondo Roberto Caracciolo, direttore  del Dipartimento stato dell’ambiente e metrologia ambientale dell’APAT, il  quale ha parlato di un “procedimento già in atto”, nel corso della  presentazione del Workshop “Cambiamenti climatici e rischio costiero” che si è  svolto a Palermo. Caracciolo ha posto l’accento sull’utilità delle “strategie  di mitigazione, che non servono a bloccare gli effetti del cambio di clima ma a  mitigarne gli effetti”: la definizione di tali strategie, ha aggiunto, “è  l’obiettivo della Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici di settembre”.  E’ quindi necessario “cercare soluzioni che facciano convivere la società  con l’ambiente futuro, che si presenterà modificato, cercando di limitare gli  effetti negativi”. Parte rilevante della strategia è “la riduzione dei  gas serra tramite le energie alternative, ma finora le politiche adottate non  sono andate nella giusta direzione”, tanto è vero che “i valori  registrati in Italia sono del 19% maggiori rispetto a quelli imposti dal  protocollo di Kyoto”. La sfida della conferenza nazionale è quindi quella  di “immaginare una programmazione territoriale basata su dati proiettati nel  futuro, e non come d’abitudine su dati rilevati nel presente”, quindi i  tecnici “dovranno abituarsi a questa nuova modalità di lavoro basata  sulle previsioni”, con l’obiettivo anzitutto di “redigere un catalogo  delle iniziative da inserire nella Finanziaria del 2008”.
 
 Parlavecchio:  Per la Sicilia serve un salto di qualità
 “Palermo  non può andare in crisi per una giornata di caldo”. E’ l’opinione di Mario  Parlavecchio, componente della Commissione ambiente alla regione siciliana,  secondo il quale “i cambiamenti climatici portano danni enormi, e per  questo occorre fare un salto di qualità, adottando un’adeguata politica  regionale”. Parlavecchio ha precisato che nella regione Sicilia “esiste  questa volontà politica”, e lo si è dimostrato ad esempio “puntando sui  termovalorizzatori e sulle fonti di energia alternativa, oltre che  facendo un grande lavoro anche riguardo al rischio idrogeologico”. In ogni  caso, ha concluso l’esponente dell’Assemblea regionale, è “impensabile che ogni volta in cui in Italia si verifica un calo della distribuzione di  energia elettrica”, a subirne le conseguenze “sia solo la Sicilia”,  quindi sarà sicuramente chiesta “una commissione d’inchiesta per appurare  quanto successo”.
 
 Marino:  Il caldo è un campanello d’allarme
 “Nella  nostra isola l’argomento mare è una risorsa imprenditoriale”, ha detto Sergio  Marino, direttore dell’Arpa Sicilia, aggiungendo che “l’emergenza caldo  di questi giorni, con tanto di blackout e incendi, è un campanello d’allarme”  visto che si è giunti a una situazione che richiede un “livello d’attenzione  elevato”, ed è prevedibile che i “tempi per rientrare nella stabilità  non saranno brevi, quindi sia i cittadini che le istituzioni devono fare  qualcosa”, per quanto in loro potere, favorendo il ritorno alla normalità.  Infatti, negli ultimi giorni a Palermo si è visto cosa può accadere “quando  c’è un’emergenza in una grande città”, e si è capito che, perché il sistema  “non vada in tilt”, si ha bisogno di molta attenzione “nella  programmazione e
 progettazione”.
 
 Ferrara:  Un quinto delle spiagge italiane scomparirà
 In  Italia “sono 1.500 i chilometri di costa veramente a rischio, degli 8.000  totali, dove le spiagge spariranno completamente, sono  rappresentati da coste basse”. Lo ha detto Vincenzo Ferrara,  Coordinatore della Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, precisando  che sono maggiormente in pericolo di erosione “4.000 chilometri di  coste basse,  per l’innalzamento del livello del mare”. Ferrara  ha aggiunto che ,oltre, ai problemi causati dal livello delle maree, “i  fiumi portano meno sedimenti e ci sono da considerare anche i  movimenti geologici”. Per questo, la conferenza nazionale dovrà “stabilire  le misure di riduzione della vulnerabilità e le azioni di adattamento che vanno  intraprese”.
 (Fonte: sito internet della Conferenza Nazionali  sui Cambiamenti Climatici 2007)
 
 
 » RINNOVABILI  ////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////// 
 
 UN CONTROLLO SATELLITARE DEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
in nuovo sistema rende più efficiente la produzione di energia prodotta da moduli fotovoltaici, tramite un controllo che viene dallo spazio grazie ad un progetto di collaborazione tra l’Esa e l’azienda Flyby. La diffusione su larga scala della tecnologia del solare fotovoltaico, della quale oggi assistiamo ad un costante incremento su scala mondiale, può essere ulteriormente garantita e incentivata grazie all’utilizzo di sistemi di controllo dei “campi solari”, per assicurare la massima efficienza di produzione di energia e abbreviare il periodo di ammortamento (recupero dell’investimento) dell’impianto stesso. Per fare ciò è essenziale poter monitorare in maniera costante due parametri fondamentali: la radiazione solare incidente sui moduli e la loro temperatura di lavoro. Questo è stato l’obiettivo del progetto di collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e la Flyby, azienda italiana specializzata in servizi di telerilevamento satellitare in tempo reale e in sistemi per il monitoraggio ambientale, le quali hanno creato un innovativo sistema integrato web-satellitare per il telecontrollo di impianti fotovoltaici basato sull’acquisizione di dati satellitari: il SolarSAT PV-Controller. Questo sistema altamente sofisticato permette il controllo e l’utilizzo contemporaneo di una serie diversificata e numerosa di funzioni, tra le quali: il telecontrollo remoto degli impianti fotovoltaici; l’utilizzo sia di dati satellitari, sia di dati forniti da sensori di irradianza solare e meteo acquisiti in loco. E ancora, l’opportunità di appoggiarsi ad unico portale web per il telecontrollo di diverse tipologie di impianto, un’intera famiglia di data loggers destinata a formulare soluzioni specifiche per ogni impianto, un kit di telecontrollo satellitare, la diagnostica del funzionamento e dell’efficienza dell’impianto, la gestione di eventuali allarmi di malfunzionamento dell’impianto via e-mail o sms. Inoltre integrando i moduli PV-Controller e PV-Planner (SolarSAT PV-Planner, sviluppato in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea e l’Ecole de Mines di Parigi, è il sistema integrato web-satellitare per l’analisi della radiazione solare, la progettazione e la preventivazione di impianti fotovoltaici), il sistema SolarSAT permette di seguire il cliente finale durante l’intero ciclo di vita dell’impianto. Il sistema PV-Controller consente il monitoraggio in tempo reale della radiazione solare da satellite e l’acquisizione di informazioni relative all’impianto mediante un data logger (unità portatili ed autonome per l’acquisizione di segnali e dati), denominato EasyLog, dotato di memoria e di modem GPRS, che invia al sito web i dati di produzione oraria dell’impianto acquisiti da un contatore di energia ad impulsi (standard S0), fornendo in questo modo lo stato di funzionamento dell’impianto, corredato dei dati acquisiti dagli inverter dell’impianto e trasmettendo via web la diagnostica completa dell’impianto. In questo modo, e grazie all’applicazione di un modello opto-elettronico – basato sulla fusione dei modelli del National Renewable Energy Laboratory (NREL) negli Stati Uniti e del Joint Research Center (JRC), centro di ricerca internazionale della Commissione Europea – ai parametri descrittivi dell’impianto, il dispositivo è in grado di valutare la produzione oraria attesa dall’impianto confrontandola con quella misurata dal contatore, implementata da dati quali: l’irradianza solare, la temperatura dei moduli, la direzione e l’intensità del vento, ecc. Sul sito web in cui vengono raccolti in conseguenza tutti i dati viene fornito il grado di efficienza dell’impianto in termini di produzione energetica e di redditività economica. Un aspetto molto importante di questo progetto è dato dal fatto che l’installatore o il manutentore che afferisce al singolo impianto, accedendo al portale web (personalizzabile per ogni azienda), dispone in ogni momento della diagnostica dell’impianto e di un servizio di gestione degli allarmi, che avvisa di eventuali inefficienze di produzione e delle relative perdite economiche. In questo modo le aziende e gli enti di installazione di impianti fotovoltaici e erogazione di servizi di manutenzione possono rispondere in modo tempestivo e sempre più efficiente alle esigenze dei clienti, evitando inutili sprechi e perdite economiche soprattutto per impianti di grande dimensioni, altrimenti difficilmente controllabili. (Fonte: echosisteminstitute)
 
 NASCE L' ELETTROTEGOLA FOTOVOLTAICA
 
 E’ stata presentata in questi giorni Elettrotegola, un nuovo  sistema fotovoltaico integrato che trasforma l’energia solare in energia elettrica, ottenendo un’elevata efficienza energetica. Prodotta dalla Brianza Plastica SpA, leader europeo per la produzione di sistemi termoisolanti per l’edilizia, il sistema è stato sviluppato e realizzato al fine di ottenere il migliore risultato architettonico per le coperture delle abitazioni residenziali, sia nuove che già esistenti. In Sicilia, di recente, a Tremestieri Etneo in provincia di Catania, è stato realizzato un nuovo impianto Elettrotegola della potenza nominale di  2.100 Wp. L' insieme dei pannelli fotovoltaici è costituito da 35 moduli collegati ad un inverter, oltre ai componenti del kit studiati appositamente per facilitare e velocizzare l’allacciamento alla rete elettrica pubblica. Alberto Crippa, Consigliere Delegato di Brianza Plastica spiega che il sistema Elettrotegola, realizzato in provincia di Catania, è un esempio reale di come l’azienda stia perseguendo una politica mirata a risolvere le problematiche legate alla ricerca di fonti alternative e rinnovabili, per la produzione di energia a impatto zero. Ossia, il futuro nel moderno settore dell’edilizia domestica. Elettrotegola infatti, si integra perfettamente con qualsiasi tipologia di tegola europea sostituendosi alle stesse tegole, senza sovrapporsi, come invece avviene per gli impianti fotovoltaici di tipo tradizionale (retrofit). Le celle solari che compongono Elettrotegola consentono, infatti, la trasformazione diretta dell’energia proveniente dal sole in energia elettrica e sviluppano prestazioni tali da produrre energia fino al 100% del fabbisogno domestico. I kit Elettrotegola, da 1,5 kW a 6 kW, sono composti da moduli assemblati con celle di ultima generazione in silicio policristallino laminate e da componenti per la parte meccanica, che permettono l’integrazione architettonica in copertura. La parte elettrica, che completa il pacchetto, consente inoltre l’allacciamento alla rete. I sistemi Elettrotregola sono in grado di garantire impermeabilizzazione e resistenza agli agenti atmosferici per una durata di oltre 25 anni e beneficiano delle migliori tariffe incentivanti fino a 0,49 euro per kWh prodotto in base al DM del 19 Febbraio 2007 oltre a far aumentare considerevolmente il valore economico dell’immobile. (Fonte: ANSA)
 
 
 GB ENTRA NEL MERCATO DEL SOLARE TERMICO
 
 Il  mercato europeo dell'energia solare termica è cresciuto in modo molto dinamico  nel 2006, con un aumento medio percentuale di capacità installata del 47%,  ma il panorama degli attori è rimasto pressoché invariato. Sono sempre la Germania,  l'Austria, la Grecia, seguite da Francia, Italia, Spagna, Cipro,  i paesi dove si investe di più nell' energia del sole. La sola novità sulla  scena europea è costituita dalla Gran Bretagna, che ha contribuito con  almeno il 2% al mercato globale. Nel Regno Unito si è registrata  una crescita spettacolare del 93%, passando dal 2005 al 2006 da una capacità di 19.600 kWth ad una di 37.800 kWth. Per il 2007 le proiezioni prevedono un ulteriore balzo in avanti a 49.000 kWth. Uno  sguardo alla ripartizione del mercato europeo dell'industria solare termica  mostra che nel 2006 ben metà, il 50%, è rappresentato dalle installazioni  tedesche. L'Austria ne occupa il 10%, la Grecia l'8%, la Francia il 7%, l'Italia e la Spagna il 6%. Cipro,  Gran Bretagna e Svizzera rappresentano ognuna il 2% del mercato  globale europeo, mentre tutti gli altri restanti paesi costituiscono il  restante 7%. (Fonte: ANSA)
 
                                                                                                                          A cura di Fabio  Bruno Leggi le "news" dei numeri passati:
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