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 » CAMBIAMENTI CLIMATICI /////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////
 
 TUTTO HA UN PREZZO SOCIALE E AMBIENTALE: GIUSTO PAGARLO?
 
                          Mentre l’ex vicepresidente Usa Al Gore chiede  l’immediato superamento del Protocollo di Kyoto e di riscriverne entro  due anni uno con impegni molto più forti ed obbligatori, la proposta  indonesiana punta ad includere le emissioni provenienti dalla  deforestazione tra i gas serra, per farne elemento del commercio dei  permessi e delle quote. Attualmente il Protocollo di Kyoto permette alle  nazioni sviluppate di dare finanziamenti ai paesi poveri per ridurre le loro  emissioni derivanti dalla produzione di refrigeranti, per la cattura  di gas serra derivanti da rifiuti agricoli o urbani, ma non per  evitare la deforestazione. Inserire la deforestazione nelle politiche  climatiche significherebbe dare un prezzo alle emissioni di CO2 emesse dalle  aree forestali, permettendo così ai grandi inquinatori di acquistare “permessi”  per produrre gas serra. Quindi, invece di piantare nuovi alberi in terreni  desertici o degradati, come accade già oggi, gli inquinatori ricchi  acquisterebbero semplicemente aree da non deforestare dagli inquinatori poveri,  nuovi inquinatori planetari. L’Indonesia chiede di includere la  deforestazione nei nuovi accordi ed impegni entro il 2009 per la lotta  al global warming che l’Onu dovrà prendere a dicembre a Bali. Una  novità che sa quasi di ricatto, anche se Rachmat Witoelar, ministro  dell’ambiente indonesiano, la spiega diversamente alla Reuters: «La  riduzione delle emissioni, provenienti dalla deforestazione, devono essere  studiate perché i Paesi in via di sviluppo come l’Indonesia possano  beneficiarne. L’Indonesia beneficerà del commercio delle emissioni di carbonio.  Intorno all’85% delle emissioni proviene dai cambiamenti effettuati  sull’ambiente, tra questi troviamo la deforestazione». La posizione  indonesiana “foreste tropicali contro finanziamenti e permessi di emissione”  sembra avere l’appoggio convinto  dei  Paesi con le maggiori aree di foresta pluviale e tropicale del mondo: Papua  Nuova Guinea, Congo, Brasile ed altri paesi tropicali che sono protagonisti  della deforestazione legale ed illegale per la produzione di legno pregiato,  olio di palma, prodotti agricoli e biocarburanti. L’Indonesia è  molto interessata, perché secondo la Banca Mondiale la pratica degli  incendi delle foreste per far spazio alle palme da olio la sta portando a far  parte del top 3 dei più grandi emettitori di CO2, con 2.563 miliardi  di tonnellate di emissioni annue. Si profila quindi un nuovo modo di  “contabilizzare” le risorse naturali, se è vero che non più di un paio  di settimane fa, il presidente dell’Ecuador Correa ha annunciato la  proposta di vendere il petrolio “crudo represado”, cioè petrolio che  rimanga compresso nel sottosuolo, per impedire che nel parco Yasuní,  si apra una nuova ferita di 200.000 ettari, che si stava negoziando con  l´impresa statale brasiliana Petrobras. In pratica si mette in vendita il  “titolo” rappresentato dalla presenza di greggio, anziché la possibilità di  estrarre materia prima per l’industria della  raffinazione: il patrimonio anziché i benefit da esso derivati. Una  proposta innovativa per proteggere l´ambiente e le popolazioni indigene facendo  comunque perno sui giacimenti petroliferi che esistono in quell’area, così come  oggi propone l’Indonesia (seppur allo stato embrionale e non priva di  contraddizioni e perplessità sulla reale valenza ecologica della proposta) per  le sue foreste minacciate da piantagioni intensive finalizzate ai consumi  occidentali. Il governo ecuadoriano ha già annunciato che emetterà dei buoni  per vendere il greggio senza estrarlo, con la speranza che a comprarli siano  persone, gruppi, ong, organizzazioni a livello nazionale e internazionale, e di  cooperazione governativa. Una sorta di azionariato popolare verso un capitale  naturale. Del resto il pianeta come bene comune e di tutti oggi può essere  salvato anche (o soltanto) monetizzandolo, così come embrionalmente fa il  protocollo di Kyoto. Forse saranno molti quelli che storceranno la bocca, ma intanto, almeno nel caso  ecuadoriano e forse in prospettiva in quello indonesiano il bilancio ambientale  e quello sociale potrebbero risultare in attivo. (Fonte: greenreport) L'UNIONE EUROPEA PRESENTA LIBRO VERDE SU EMERGENZA AMBIENTALE
 
 Non solo misure per ridurre il mutamento climatico  dei prossimi anni, ma anche azioni concrete e immediate per adattarsi ai  cambiamenti già in atto. Il libro verde presentato dal commissario dell'Unione Europea  per l'ambiente, Stavros Dimas, propone la ricerca di soluzioni a breve  termine per i problemi ambientali che l'Europa già si trova a dover  fronteggiare.
 Innalzamento delle temperature, inondazioni e piogge torrenziali al Nord,  siccità e caldo afoso al Sud, ecosistemi a rischio, nuove malattie: sono solo  alcuni dei problemi descritti nel testo. "Adeguarsi o scomparire: è  questo il destino di alcuni settori in Europa - ha affermato Dimas - l'agricoltura,  il turismo, l'energia subiranno danni devastanti ed è necessario agire adesso  per ridurre i costi economici, sociali e umani che si avranno in futuro".
 Il documento suggerisce alcune soluzioni concrete: ridurre lo spreco di  acqua, costruire argini e barriere contro il rischio inondazioni, trovare nuove  tecniche per salvaguardare i raccolti, proteggere le fasce di popolazione più  colpite dal nuovo clima, adottare misure per salvare la biodiversità. Sono  queste alcune delle soluzioni suggerite dal documento, possibili solo  attraverso il coinvolgimento dei cittadini e delle amministrazioni a livello  locale, regionale e nazionale.
 Il compito di coordinare una politica unitaria spetta, invece, all'Unione  Europea che deve trattare il problema del cambiamento climatico in un'ottica  globale, collaborando anche con i paesi extra-Ue. Ridurre le emissioni di CO2  resta, comunque, l'obiettivo principale per tutti i paesi della Ue.
 Durante la conferenza stampa, il commissario ha ricordato più volte che serve  un approccio globale al problema: "Tutti i settori sono in qualche  maniera legati a quello ambientale e la politica di nessun paese può escludere  i bisogni della politica ambientale". Alla fine dell'incontro Dimas ha  anche ricordato che i cittadini europei devono preoccuparsi delle generazioni  future e di coloro che vivono in altre parti del mondo e subiranno effetti  ancora più devastanti: "Il cambiamento climatico è un problema  ambientale, economico, sociale, di sicurezza, ma anche e soprattutto morale".  I contenuti del libro verde sono stati discussi il 3 luglio a Bruxelles in un  primo dibattito pubblico, chiamato appunto "Adattarsi al cambiamento  climatico in Europa".  
(Fonte: AGI)
 
 
 APAT: WORKSHOP "CAMBIAMENTI CLIMATICI E SALUTE"
 Più morti per ondate di calore ed inondazioni, nuove malattie portate da  vettori, acqua e cibo, prolungate allergie da pollini nel presente e nel futuro  dell’Italia. Per ogni grado di aumento della temperatura si calcola una media  del 3% di aumento della mortalità; l’inquinamento da ozono- causa importante di  patologie respiratorie- cresce con il caldo; si rafforza la possibilità di  espansione di malattie come la febbre del Nilo occidentale e Leishmaniosi;  aumentano le malattie legate all’acqua. La popolazione è sempre più esposta a  inondazioni e frane, con il conseguente carico di inabilità e morti. Queste le  principali conclusioni del primo rapporto su Cambiamento Climatico e  Salute in Italia, coordinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità  (OMS)- Programma Speciale Salute e Ambiente della Regione Europea e  dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e i servizi tecnici (APAT),  presentato a Roma, presso Palazzo Rospigliosi, il 25 giugno, nel corso del  secondo workshop preparatorio della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti  Climatici 2007. Un’analisi finalizzata alla comprensione dei rischi esistenti e  potenziali per l’ambiente e la salute umana in Italia, negli scenari  di esposizione dovuti ai cambiamenti climatici. Il rapporto contiene anche  un’identificazione delle misure di adattamento e prevenzione che i nuovi  scenari richiedono.Riportiamo le dichiarazioni  dei principali relatori:
 
 Pecoraro: “La Conferenza Nazionale  2007 segna l’inizio del piano nazionale di adattamento climatico”
 “I dati esistenti impongono azioni  di governo per prevenire le conseguenze dei cambiamenti climatici”- ha  affermato il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Pecoraro  Scanio durante il suo intervento-  “Il passo successivo dopo la  visione di tali dati, sarebbe rivedere il piano sanitario nazionale o quello  sul dissesto idrogeologico”.
 “Il tema dell’adattamento è centrale, ma finora sottovalutato. Lavorare  sulle strategie di adattamento significa invece prevenire le vittime delle  conseguenze climatiche. I piani generali del governo devono tener conto dei  diversi ambiti che risentono del cambiamento,  applicando il principio di  prevenzione. Tutti  i lavori preparatori della conferenza nazionale di  settembre - continua - servono ad avviare la predisposizione del piano  nazionale di adattamento climatico.  Con il Ministero della salute  proponiamo un tavolo “ambiente e salute” che si occupi delle diverse forme in  cui si declinano gli aspetti ambientali che hanno impatto sulla salute dei  cittadini. Inoltre - aggiunge - dopo quella italiana, proporrò una  conferenza europea sui cambiamenti climatici, trasformando la conferenza  nazionale in un appuntamento fisso di ogni 3-4 anni.” “Sulla sfida delle energie rinnovabili- conclude- lancio un appello a tutte le forze  politiche affinché si realizzi un accordo bipartisan”.
 
 Viglione: “il trend delle morti è  in aumento, serve una strategia integrata Apat-Oms-Iss”
 “Il rapporto Apat - Oms oggi  acquista un valore ancora più importante- spiega Giancarlo Viglione Commissario Straordinario dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i  Servizi Tecnici - in quanto  parte integrante del percorso che porterà  alla Conferenza nazionale sui Cambiamenti Climatici che, dopo 14 anni di  silenzio, si presenta in modo completamente diverso.  Il mutamento  climatico, infatti, è ormai un dato oggettivo e, di conseguenza, è cambiato  anche il modo di analizzare il problema: non ci si interroga più sull’esistenza  o meno dei cambiamenti climatici, ma sul cosa fare per limitarne i danni.”
 “Sotto il profilo della salute – continua - si osserva un aumento del trend delle morti  del 3% circa  per ogni grado di temperatura in più. Un incremento significativo che mette in  luce la necessità immediata di un lavoro integrato.  APAT, OMS  ed  ISS devono mettere insieme le loro professionalità per studiare il nesso  esistente tra cambiamenti climatici e salute.”
 
 Gramaccioni: “Il numero verde per  affrontare il caldo è il primo esempio di azione di precisione”
 Liana Gramaccioni, responsabile della segreteria tecnica del  Ministero della Salute,  nel suo intervento ha ricordato la significativa  ondata di calore che si è verificata nel 2003, inducendo il Ministero  della Salute ad intervenire in maniera decisiva. Per questo, è stato stipulato  un progetto triennale con l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), per  mettere a  punto “azioni di precisione”. Un esempio è  l’istituzione del numero verde 1500, presente a partire da quest’anno  sul sito del Ministero della Salute, dove “medici e personale competente  forniscono ai cittadini informazioni e suggerimenti per affrontare il caldo”.  E’ solo una parte del progetto globale d’intervento, che prevede anche piani  locali per arrivare all’attuazione di un’ampia strategia di azione.  Attualmente, sono in corso sinergie con la Protezione Civile, l’APAT e la  stessa OMS, per ottenere “risultati a breve termine”. “Il Ministero – ha  concluso la responsabile della segreteria tecnica - deve avere un ruolo più  incisivo rispetto al passato, perché tutti i temi ambientali sono tra loro  collegati, e non ci si può limitare ad occuparsi di cambiamenti climatici,  bisogna dare risposte su tutto ciò che riguarda ambiente e Salute da gestire ‘in  maniera integrata’”.
 
 Luciana Sinisi: “temperature  notturne in aumento”
 “In questo rapporto - ha  dichiarato Luciana Sinisi esperto Ambiente e Salute dell’APAT - è  stata condotta un'analisi dei dati disponibili relativi a impatti e rischi  potenziali per la salute in Italia, come conseguenza dei cambiamenti climatici  globali. In Italia negli ultimi 20 anni è aumentato il numero delle  notti tropicali con temperature minime superiori a 20°C. Inoltre, l’APAT  ha osservato un aumento del 14% del numero di giornate estive con  temperatura massima superiore ai 25 gradi. Occorre, però, distinguere le  azioni istituzionali che agiscono sulle cause dei cambiamenti climatici e  presuppongono anche un impegno internazionale, da quelle che mirano a ridurre i  danni e gli impatti dei fenomeni già in atto, ovvero le strategie di  adattamento che devono tener conto anche dei nuovi scenari di rischio. Per  raggiungere tali obiettivi è indispensabile l'integrazione di tutti i soggetti  coinvolti e delle loro azioni. Lo scopo della Conferenza Nazionale è proprio  quello di stabilire quali siano le strategie di adattamento migliori. I workshop preparatori invece - spiega l’esperto dell’APAT - mirano a  raccogliere le migliori conoscenze attualmente disponibili di supporto alla  predisposizione di strategie, piani e azioni  di adattamento al clima che  cambia. Si deve lavorare tenendo ben presente che gli effetti indotti dal  cambiamento climatico riguardano sopravvivenza, benessere e salute. Il  rapporto, oggi presentato, sancisce l’effettiva esistenza del problema nel  nostro Paese e ci si aspetta, di conseguenza, un’opportunità di lancio verso la  ricerca di soluzioni per le quali i tecnici già intravedono una strada  possibile da percorrere”.
 
 Gianfranco Bologna: “Un’ Italia  meno vulnerabile al cambio di clima”
 “La grande sfida lanciata dalla conferenza sui cambiamenti climatici – ha detto Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – consiste  nel dare all’Italia una gestione del territorio in grado di abbattere i livelli  di vulnerabilità, che nel nostro Paese si sono intensificati in maniera  preoccupante”. “Nel corso della conferenza, ha aggiunto  l’esponente del WWF, sarà data la giusta importanza sia al problema  dell’adattamento al cambio di clima che a quello della mitigazione dei suoi  effetti, la cui importanza si avverte sia in ambito europeo che nazionale”.
 
 Fabrizio Fabbri: “Bisogna affrontare il problema dei profughi ambientali”
 “Il tema dell’energia deve essere  una priorità della politica” - dichiara Fabrizio Fabbri, Capo della  segreteria tecnica del Ministro dell'Ambiente- secondo cui l’amministrazione  pubblica ha “il dovere di impedire un contrasto tra le regole del mercato e  gli obiettivi di Kyoto”. In quest’ottica, un problema “che deve  assolutamente essere affrontato, è quello dei profughi ambientali, degli effetti sociali derivanti dallo spostamento di  milioni di persone che, secondo le stime, si riverseranno sull’occidente a  causa delle insostenibili condizioni ambientali dei loro territori”.
 
 Della Seta: “Sull’ambiente, Italia indietro rispetto all’Europa”
 “Finora l’Italia non ha reagito adeguatamente ai cambiamenti climatici”,  e questo “rappresenta un’anomalia rispetto all’Europa”- spiega Roberto  Della Seta, Presidente nazionale di Legambiente- “Nonostante negli  ultimi anni nel nostro Paese si registri un aumento delle emissioni inquinanti,  non c’è stata una crescita proporzionale, come dimostra il dato del Pil  (Prodotto interno lordo)”. Pertanto, “nonostante una crescita  economica inferiore rispetto alla media europea, le emissioni crescono in maniera  preoccupante”, ha ribadito il presidente di Legambiente, per quanto “questo  governo abbia dimostrato una forte sensibilità per le problematiche connesse ai  cambiamenti climatici”. L’Italia comunque, “si sta muovendo più  lentamente” rispetto ai partner europei: la Norvegia, ad esempio, ha  deciso che “entro il 2050 eliminerà tutto il consumo di energia legato  all’utilizzo di combustibili fossili”, diventando quindi “un paese  Carbon-neutral”. La Germania, invece, ha assunto “una  strategia condivisa da tutte le forze politiche nazionali, secondo cui  entro il 2020 saranno ridotte del 40% le emissioni inquinanti e  dell’11% i consumi energetici, mentre è previsto un aumento del 27% dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili”. In Spagna, infine,  in un solo anno “i pannelli fotovoltaici hanno prodotto quattro volte il  totale di energia mai prodotto in Italia con questa tecnologia”.
 
 Bertollini: “A Roma le ondate di calore provocano due morti in più al  giorno”
 “In Italia le emissioni di gas serra sono aumentate del 12,1% nel periodo 1990-2005”. Nell’ultimo secolo c’è stato poi un incremento  della temperatura dello 0,7%, ed è in crescita del 14% anche il  numero delle giornate calde. Inoltre, le previsioni stimano, che “entro la  fine del secolo le temperature aumenteranno ulteriormente di 3,5-4 °C”.  Lo ha detto Roberto Bertollini, direttore del “Programma speciale  salute e ambiente” dell’OMS Europa, aprendo il suo intervento al workshop  dedicato al rapporto tra “cambiamenti climatici e salute” che si è svolto a Roma,  nella sede di palazzo Rospigliosi. “Le ondate di calore, con l’aumento della  temperatura di un solo grado- ha proseguito- provocano in una città come  Roma fino a 2 morti in più al giorno, esattamente quel 3% di incremento di  mortalità registrato per ogni grado in più. Valga per tutti l’esempio  dell’estate del 2003, dove si è assistito ad un incremento della mortalità che  ha colpito soprattutto le fasce di età comprese fra i 65 e gli 85 anni, con una  maggiore incidenza sulla popolazione femminile. Una mortalità dovuta  soprattutto a malattie circolatorie e a patologie delle vie respiratorie. I  cambiamenti climatici hanno aggravato poi i problemi per gli asmatici e gli  allergici, in particolare quelli relativi al polline, e sono state individuate  nuove aree endemiche, soprattutto nel Nord Italia. Gli interventi  proposti oggi- ha concluso Bertollini- riguardano essenzialmente la  riduzione del traffico, degli incidenti e soprattutto quella dell’inquinamento  atmosferico; inoltre servono investimenti in infrastrutture, in particolare in  piste ciclabili, l’incremento di politiche mirate, iniziative legate  all’informazione per i cittadini e la creazione di una banca dati, elementi con  i quali si possono combattere i rischi per la salute nel nostro Paese.”  (Fonte: sito internet della conferenza nazionale sui cambiamenti climatici  2007)
 
 
 
 » RINNOVABILI  ////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////// 
 
 A TERNI ENERGIA DAL SOLE PER 450 FAMIGLIE
Ha una  potenza di 875 chilowatt, in grado di produrre elettricità sufficiente a  soddisfare il fabbisogno medio annuo di 450 famiglie, sfruttando  l'energia del sole, l'impianto fotovoltaico realizzato dalla società Terni  energia nella zona industriale di Maratta, alla periferia della città  umbra. Il secondo d'Italia per quantità di energia prodotta è stato  sottolineato stamani nel corso della presentazione della struttura. L'impianto,  costato quattro milioni e mezzo di euro, è formato da 208 stringhe che  coprono una superficie di 16 mila metri quadrati occupata da apposite  pensiline in acciaio zincato a caldo. Sono stati utilizzati 4.160 moduli  fotovoltaici ed i lavori, iniziati lo scorso 5 maggio, si sono conclusi il 30  giugno. Questo impianto - è stato sottolineato - contribuirà a produrre energia  pulita e rinnovabile per una durata stimata di esercizio di almeno 30 anni. Farà  diminuire l'emissione di anidride carbonica in atmosfera per circa 800  tonnellate annue. ''Il nostro è un caso di successo che ha  catalizzato l'attenzione di operatori economici e finanziari del comparto  elettrico, che hanno proposto alleanze e partnership'' ha spiegato  l'amministratore delegato di Terni energia Paolo Ricci. Alla conferenza  stampa ha partecipato anche Stefano Neri, presidente del gruppo Terni  ricerca del quale fa parte la società energetica. (Fonte: ANSA).
 
 BIOCARBURANTE DA TABACCO, SEME 40% PIU' CALORICO
 
 Fumare è,  scientificamente provato, fa male, ma dai semi di tabacco si può  ricavare un olio che ha un potere calorifico superiore del 40% rispetto  ai semi di piante, che tradizionalmente sono usate a scopo energetico come il  girasole, la colza e la soia. A sostenerlo è Corrado Fogher, professore  di genetica agraria alla sede piacentina dell'Università Cattolica e direttore  scientifico della Plantechno, un'azienda in provincia di Cremona, che sta  sperimentando per prima le applicazioni della ricerca. ''L'olio di tabacco  brucia e produce energia - ha spiegato Fogher - con un potere calorifico  superiore agli altri vegetali. Tanto per dare qualche numero, per ogni  chilogrammo si possono tirare fuori qualcosa come 9.670 chilo calorie,  mentre con le altre piante si arrivava a 8mila circa. Tra l'altro la  combustione non è inquinante e, anzi, l'olio bruciato del tabacco ha molto meno  zolfo rispetto agli altri. Mischiando i diversi tipi di pianta di tabacco -  sostiene Fogher - si riescono a ottenere delle varietà che sono in grado di  produrre, per ogni ettaro coltivato, qualcosa come 60 quintali di semi  stessi. Il girasole, per esempio, produce una tonnellata di olio per ogni  ettaro coltivato mentre il tabacco ne produce il doppio e ha una resa energetica  più alta. Ogni azienda agricola potrebbe, quindi, non solo autoalimentarsi e  essere autonoma dal punto di vista energetico ma, addirittura - prosegue il  professor Fogher - rivendere energia all'Enel. Parte del loro terreno, cioè,  potrebbe essere usato per coltivare tabacco, estrarne i semi, ricavarne olio,  bruciarlo e quindi produrre energia”. Attualmente in Italia la quota  di energia elettrica ottenuta da biomasse e rifiuti è pari al 12%  dell'energia prodotta da fonti rinnovabili, ovvero il 2% dei consumi  italiani di elettricità. L'ultima finanziaria, inoltre, sembra propendere  fortemente per lo sviluppo delle bioenergie sia per rientrare nei parametri del  Protocollo di Kyoto che per motivi economici. L'Italia si trova adesso al sesto  posto in Europa, con il 16,43% di energia elettrica  prodotta da fonte rinnovabile, preceduta dall'Austria (oltre il 60%),  seguita da Svezia, Finlandia, Portogallo e Danimarca. I  certificati Verdi, introdotti in Italia in sostituzione dei vecchi  incentivi CIP6 e in recepimento di una direttiva comunitaria, offrono incentivi  economici alle aziende che sfruttano le biomasse (45 euro ogni ettaro per  anno) e la scoperta del professor Fogher potrebbe aiutarle a raggiungere  l'autonomia energetica. Infatti Fogher e la sua équipe hanno ipotizzato la  trasformazione dell'olio di tabacco in biodiesel, ovvero in carburante  per auto. ''In realtà bisognerebbe mischiarlo con olio di palma per ottenere  la miscela giusta. In questo senso stiamo  lavorando per creare delle piante geneticamente modificate che producano olio  di tabacco con una composizione acidica adatta alla trasformazione in biodiesel''.(Fonte:  ANSA)
 
 
 BOLZANO FA SCUOLA SULLE RINNOVABILI
 
 La provincia autonoma di Bolzano fa scuola sulle rinnovabili. Il Direttore del Dipartimento della  Programmazione Spaziale, l'Ambiente e l'Energia, Walter Hubner, nel corso  di un incontro organizzato dall'Assemblea delle Regioni d'Europa, ha spiegato  che cosa si sta realizzando in pratica nella sua regione. Le energie  rinnovabili sono entrate nella vita di tutti i giorni e costituiscono il 45%  del consumo energetico globale. Entro il 2020 si arriverà quasi al 100% di rinnovabili. Così il 27-28 per cento di tutti i pannelli solari  italiani sono installati nella provincia di Bolzano. Sul fronte riscaldamento  ci si è orientati sull'uso della biomassa che abbonda sul territorio: i  trucioli di legno. E a trucioli funziona tutto il sistema di  teleriscaldamento di Brunico, ha spiegato all'Ansa il Presidente Hubner. Ma il  fiore all'occhiello di Bolzano si chiama progetto CasaClima. Partendo  dalla constatazione che il settore domestico assorbe il 48,2% di tutto  il consumo energetico, per tagliare i consumi, si è deciso di agire anche  sull'edilizia. Il progetto è nato nel 2002, ma è gia un successo e viene  studiato da altre regioni italiane per essere copiato. Contatti sono già in  corso con la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, il Molise.  L'idea vincente è stata quella di confezionare un pacchetto composto, composto  di vari elementi. I consumatori sono stati messi in primo piano. Per avere un  impatto diretto sulla gente si è deciso di parlare e spiegare loro in termini  chiari, in un periodo in cui le bollette pesano sui bilanci familiari, cosa si  può fare per ridurre consumi e costi. E' nata così l'idea della certificazione  per i nuovi immobili o per quelli ristrutturati che ne attesta l'efficienza  energetica. La classifica va da quelli meno efficienti, categoria G, ai  campioni di risparmio energetico, categoria A. La media del consumo  energetico nella provincia di Bolzano è attualmente di 210 kWh per m2 l'anno, alta se si considera che una casa di categoria C consuma 70  kWh per m2, una di categoria B 50 kWh per m2 ed una di categoria A  30 kWh per m2. Dal 2005 Bolzano ha introdotto l'obbligo per le case  di avere una certificazione che non scenda al di sotto della categoria C.  Per venire incontro ai cittadini, ma anche ad artigiani e professionisti  impegnati nel settore edile e per confrontarsi con questa nuova sfida, la  Provincia di Bolzano ha provveduto a dare gratuitamente corsi di formazione ad  hoc, una base di 20 ore ed uno di specializzazione di 40 ore. La lista di  questi ''Esperti-CasaClima'' è a disposizione dei consumatori. Un'ulteriore  sollecitazione viene data con un premio annuale assegnato, per diverse  categorie, alla casa migliore, cioè a quella che consuma meno. Tra le categorie  c'è anche la CasaClimapiu', per edifici abitativi con una tecnica di  costruzione ecologica e che utilizzano fonti energetiche rinnovabili. Per  quanto riguarda gli incentivi la provincia di Bolzano ha pensato ad uno  strumento facile ed economico. Ai proprietari delle abitazioni che intendono  aumentare lo strato di isolamento della propria casa ha dato la possibilità di  aggiungere lo spessore necessario dall'esterno, anche se si va a ridurre la  distanza regolamentare dei tre metri da altre proprietà. (Fonte: ANSA)
 
                                                                                                                          A cura di Fabio  Bruno Leggi le "news" dei numeri passati:
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