Il futuro dell'energia:
flessiblita' per la sostenibilita'
Il
mondo dell'energia e quello della ricerca sono due settori
che si sono parlati, in passato, in maniera singolare e
spesso univoca. Nei decenni precedenti allo shock petrolifero
del 1973, infatti, il grosso della ricerca energetica si
poneva come obiettivo per il lungo periodo quello della
sostituzione di buona parte dei consumi d'energia con l'energia
nucleare.
L'ottimismo legato al mondo dell'atomo è durato pochi
anni, fino al disastro di Chernobyl del 1986, che ha posto
fine ad una filiera energetica i cui nodi erano già
venuti al pettine negli anni precedenti. Il problema della
localizzazione delle centrali, quello della dislocazione
delle scorie e la proliferazione nucleare per fini bellici,
che rappresenta un problema tuttora, erano e sono ancora
oggi tre aspetti delproblema irrisolti.
Oggi, le lobby filonucleariste vorrebbero tutto ciò
risolto per decreto, al fine di riportare il nostro Paese
nel solco della presunta "modernità". La
modernità energetica, oggi, si misura dal grado d'innovazione
e nella capacità di adeguarsi in maniera flessibile
a scenari che cambiano con grande rapidità.
L'incremento dell'utilizzo delle fonti fossili, sicuramente
più pulite del passato ma sempre sporche sul fronte
della CO2, la nostalgia verso il nucleare e la
scelta sostanziale del modello centralizzato di produzione
non rappresentano innovazione ma arretramento.
I modelli scientifici, ma anche quelli economici, possono
essere un esempio. I sistemi collaborativi, distribuiti,
decentralizzati e integrati in rete stanno diventando sempre
più efficienti e competitivi in molti settori dell'attività
umana ma stentano ad affermarsi in campo energetico.
Ciò si deve al fatto che, sul campo dell'energia
le culture sono troppo settoriali e che solo da poco tempo
in questo campo vige l'interdisciplinarietà. I panorami
energetici sono, infatti, poco permeati da tematiche come
la sostenibilità e la tutela ambientale che stentano
a trovare una reale cittadinanza al loro interno. Le leve
principali per lo sviluppo di tematiche come l'efficienza
energetica e le fonti alternative, sono e rimangono essenzialmente
quelle economiche di corto periodo. Ciò è
dovuto, da un lato all'isolamento del mondo dell'energia
dalle altre grandi tematiche che sono all'ordine del giorno
in questi anni, dall'altro alla volontà di trattare
le problematiche energetiche utilizzando strumenti e visioni
che non vanno oltre periodi temporali di pochi anni.
Si tratta di scelte miopi che non hanno grande respiro e
già mostrano i propri limiti. Il prezzo dell'energia,
infatti, è in salita in tutto il mondo e mentre sembra
incredibile un prezzo del barile di petrolio a 55 dollari
da un osservatorio, sicuramente non ambientalista, come
quello di Goldman Sachs arriva la notizia che in breve tempo
si potrebbero toccare i 105 dollari a barile.
Nel frattempo anche il prezzo della CO2 ha un
trend in salita. Ciò dimostra che una parte del mondo
dell'economia è consapevole del fatto che i costi
ambientali dovranno, volenti o nolenti, essere compresi
all'intero dei processi produttivi.
La questione che si pone non è, quindi, se arriveremo
a questi costi, ma quanto vorremmo pagarli in relazione
a quando verranno considerati. Noi ambientalisti, coscienti
del fatto che non si tratterà solo di costi economici
ma anche ambientali e soprattutto sociali, spingiamo perché
questa contabilità inizi da oggi, per non ritrovarci
con un aumento esponenziale domani. Ciò vale soprattutto
per il nostro Paese.
Elio
Pacilio
Vice Presidente Esecutivo
Green Cross Italia