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Lo schema di una
centrale ad acqua fluente. Con questa
tipologia di impianti si può
ottenere potenza di pochi chilowatt
a parecchie decine di megawatt.
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Idroelettrico è
bello
se piccolo.
Una
delle rinnovabili che gode meno delle luci della
ribalta è il piccolo idroelettrico che,
al contrario, ha grandi potenzialità.
La si potrebbe definire la cenerentola delle
rinnovabili, spesso addirittura dimenticata
quando si parla di alternative agli idrocarburi,
il piccolo idroelettrico è invece una
fonte alternativa che potrebbe trovare applicazioni
in molte realtà favorendo la generazione
distribuita.
Il piccolo idroelettrico probabilmente soffre,
a livello di comunicazione, di un'assimilazione
al grande idroelettrico che da più parti
è posto sotto accusa per i danni che
provoca sia agli ecosistemi circostanti sia
alle popolazioni che spesso sono costrette all'
esodo forzato a causa dell'allagamento del loro
territorio conseguente alla costruzione delle
grandi dighe.
Se in questo quadro aggiungiamo il fatto che
il piccolo idroelettrico ha un basso contenuto,
in termini assoluti, di valore industriale possiamo
capire come questa fonte rinnovabile, con così
poco appeal comunicativo, sia di fatto poco
conosciuta.
La
situazione europea
Attualmente nell'Unione Europea l'idroelettrico,
sia grande sia piccolo, è responsabile
della produzione di energia elettrica per una
percentuale del 13 % e consente una riduzione
nelle emissioni di Co2 per circa 67 milioni
di tonnellate all'anno. Ma, mentre i grandi
impianti idroelettrici convenzionali soffrono
degli svantaggi che abbiamo citato, un piccolo
impianto idroelettrico può, se progettato
ad arte, inserirsi in maniera armonica nell'ecosistema
della zona interessata.
L'idroelettrico minore è, nonostante
la sua scarsa appariscenza, una delle rinnovabili
più diffuse in termini di produzione
elettrica. Nel mondo la potenza installata è
di circa 47.000 MW con un potenziale di sviluppo
stimato intorno ai 180.000 MW, mentre in Europa
la potenza installata è di circa 9.500
MW e l'obiettivo della Comunità Europea
è quello di toccare i 14.000 MW nel 2010.
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Un piccolo impianto
idroelettrico. Se ben realizzati
questi impianti hanno un basso impatto
paesaggistico.
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La
maggior parte dei piccoli impianti idroelettrici
sono della tipologia ad acqua fluente, ossia
la turbina produce energia quando nel letto
del fiume è disponibile una sufficiente
quantità d'acqua. Nel momento in cui
il fiume è in fase di magra e la portata
scende sotto una determinata soglia la produzione
cessa. Gli impianti ad acqua fluente, che tra
i piccoli idroelettrici sono quelli a minor
impatto ambientale, potrebbero essere utilizzati
o in parallelo ad altre fonti rinnovabili, oppure
per generare idrogeno, cosa che consentirebbe
l'accumulo d'energia, quando la filiera di questo
combustibile inizierà ad affacciarsi
sul mercato.
Facendo
un piccolo salto sulla scala degli impianti
è possibile sfruttare i piccoli impianti
idroelettrici con continuità su cicli
di lavoro annuali del tutto simili agli impianti
tradizionali idroelettrici e non. È possibile,
infatti, utilizzare bacini d'accumulo naturali,
come i laghi, o artificiali, come piccoli invasi,
per garantire all'impianto una buona autonomia
anche in condizioni di scarsità d'afflusso
idrico.
La
distribuzione
Altra opzione possibile è quella di collegare
questi piccoli impianti alla rete di distribuzione
elettrica. In questa maniera si potrebbe supplire
ai cali o alle interruzioni stagionali con l'approvvigionamento
dalla rete per la utenze servite nella zona.
Questo sistema paga lo svantaggio di dover vendere
l'energia elettrica all'azienda distributrice
al prezzo da lei imposto con il sistema del
buy-back che può essere troppo basso
per questo tipo di impianti. Negli ultimi anni
nella maggior parte degli stati membri della
UE il prezzo dell'energia è stato fissato
dai governi nazionali che, in virtù dei
benefici ambientali delle fonti rinnovabili,
hanno aumentato il buy-back per sostenere le
fonti d'energia rinnovabile.
La riprova della validità di questo tipo
d'intervento la si ritrova nell'esperienza di
Germania, Spagna e Portogallo che, fissando
per legge il buy-back a livelli ragionevoli,
hanno incrementato parecchio l'utilizzo delle
rinnovabili ed anche del piccolo idroelettrico.
All'interno del processo di liberalizzazione
i piccoli produttori potrebbero trovarsi svantaggiati
se abbandonati a loro stessi, ma con un intervento
dei governi nella fase di star up questi impianti
potrebbero svilupparsi fino a raggiungere una
buona maturità sia tecnologica, sia di
mercato.
Altro volano di sviluppo di questa tecnologia
dovrebbe essere il meccanismo dei certificati
verdi, assegnati alle rinnovabili, che dovrebbe
rendere appetibile l'energia prodotta con questi
impianti sul mercato.
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Una canalizzazione
di captazione dell'acqua fluente
per un piccolo idroelettrico in
Francia.
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L'allaccio
alla rete elettrica dei piccoli impianti idroelettrici
potrebbe portare dei benefici anche alla grande
distribuzione perché spesso questi impianti
possono essere utilizzati per il pompaggio a
monte oltre che per la produzione. Il loro utilizzo
per "accumulare" energia durante i
periodi giornalieri di scarso utilizzo dell'elettricità,
come di notte, potrebbe rappresentare un efficace
sistema per razionalizzare la distribuzione
elettrica ottimizzando i picchi orari e razionalizzando
la produzione energetica dei grandi impianti.
Dal
punti di vista della definizione di piccolo
idroelettrico c'è ancora confusione.
Il limite di distinzione tra il grande ed il
piccolo idroelettrico, infatti, non è
ancora, a livello europeo, una certezza. Non
è stata armonizzata a livello di Unione
Europea la definizione precisa di questi impianti
e ciò rappresenta un grave handicap alla
loro diffusione. Alcuni stati membri come il
Portogallo, la Spagna, l'Irlanda, la Grecia
e il Belgio fissano la linea di confine tra
i due idroelettrici a 10 MW mentre in Italia
il limite è fissato a 3 MW, a 8 MW in
Francia e a 5MW in Gran Bretagna.
Le
tecnologie
A livello tecnologico si può dire che
negli ultimi anni il piccolo idroelettrico sia
in ripresa ed oggi si pone sul mercato con tecnologie
d'avanguardia che permettono risparmi notevoli
sia sul fronte della costruzione degli impianti,
sia su quello della gestione e manutenzione.
Il gap tecnologico che si era venuto a creare
dall'inizio degli anni sessanta in Europa, con
il progressivo abbandono e la chiusura di piccoli
impianti, idroelettrici a causa delle mutate
condizioni dello scenario energetico che hanno
privilegiato i grandi impianti è stato
colmato grazie all'attenzione di questi ultimi
anni del mercato verso il compartimento delle
rinnovabili.
Nuovi materiali come i compositi, sistemi di
gestione computerizzati, migliore efficienza
energetica ed una maggiore flessibilità
nella costruzione degli impianti permettono
di avere grandi benefici economici sia sul fronte
della produzione, sia su quello della gestione
degli impianti. Al punto che anche il ripristino
di vecchi impianti fermi da decenni, attraverso
la ristrutturazione ed il repowering, può
diventare una soluzione conveniente anche sul
medio periodo.
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Manutenzione di
un piccolo idroelettrico.
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Oltre
a rappresentare un buon business nell'ambito
della produzione energetica il piccolo idroelettrico
è anche un buon mercato per i produttori
di equipaggiamenti.
Tralasciando il ruolo di leadership mondiale
che deriva all'Europa dall'avere i diritti di
primogenitura sugli impianti idroelettrici,
la prima turbina ad acqua fu inventata in Francia
nel 1827. Si può tranquillamente affermare
che la morfologia del territorio europeo e la
necessità di fonti energetiche non dipendenti
da combustibili fossili abbia portato ai giorni
nostri i paesi dell'Unione Europea al ruolo
di leader nel settore della generazione idroelettrica,
permettendo l'esportazione delle tecnologie
collegate in tutto il mondo. Sotto questo profilo
emerge come le tecnologie legate al settore,
in Europa, siano d'avanguardia sia per quanto
riguarda la competitività sia per quanto
riguarda la ricerca.
Se
lo scenario in Europa è buono sul fronte
delle tecnologie non altrettanto si può
dire su quello relativo al mercato.
Il principale ostacolo alla diffusione del piccolo
idroelettrico è rappresentato dall'abbassamento
dei costi dell'energia che possono renderlo
non competitivo all'interno di un mercato assolutamente
libero. Anche l'incremento degli ostacoli posti
da un presunto impatto ambientale di questo
tipo di impianti sta diventando un impedimento
che potrebbe rappresentare un serio problema.
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Un bacino d'alimentazione
di un piccolo impianto idroelettrico
in Svizzera.
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Si
tratta in realtà di problematiche che
sono comuni a parecchie forme di energie rinnovabili,
si pensi al dibattito sull'impatto ambientale
dell'eolico, e che fanno leva sulla tutela dell'ambiente
utilizzata in maniera strumentale. Sempre più
spesso, infatti, nei conti economici relativi
a forme d'energia "scomode", come
le rinnovabili o il nucleare, troviamo imputati
i costi ambientali che sono calcolati in maniera
molto diversa negli impianti tradizionali.
In
questo quadro l'industria Europea legata all'idroelettrico
rischia di perdere, se non saranno applicati
dei correttivi per sviluppare questo mercato,
la posizione di leadership che detiene.
Mentre a livello mondiale si affermano i modelli
legati alle rinnovabili e alla piccola scala
degli impianti, l'Europa che pure avrebbe, come
abbiamo visto, delle grandi potenzialità
sembra dibattersi in un'empasse che potrebbe
esserle fatale e relegarla rapidamente ad un
ruolo da comprimario.
Gli esempi per sbloccare questa situazione ci
sono e si trovano proprio all'interno del vecchio
continente. Spagna e Germania, infatti, dosando
oculatamente incentivi e libero mercato, sono
riuscite non solo a mantenere ma anche a sviluppare
il settore delle rinnovabili in generale e quello
del piccolo idroelettrico in particolare permettendo
ai propri produttori di tecnologie di rimanere
sul mercato in maniera attiva e propositiva
e non in una situazione d'attesa come succede
in altre nazioni dell'Unione Europea.
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Un grande invaso.
Questo tipo di idroelettrico è
sempre più contestato per
l'impatto sul territorio.
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Sul
piano ambientale il piccolo idroelettrico è
fonte di controversie che hanno poche ragioni
di essere. Parecchi gruppi ambientalisti si
oppongono a questa tecnologia adducendo buona
parte delle ragioni che derivano dall'opposizione
alle grandi dighe, oppure a casi specifici dove
il piccolo idroelettrico è stato applicato
con poca attenzione verso l'ambiente circostante.
Molto spesso si tratta di un'opposizione costruita
su obiezioni di principio come quella che avversa
in qualsiasi maniera lo sfruttamento industriale
dei fiumi, qualsiasi esso sia, anche in casi,
come quello del piccolo idroelettrico, dove
i benefici ambientali sono sicuramente maggiori
degli svantaggi.
A parte la rinnovabilità della produzione
d'energia e la mancata emissione di Co2, ci
sono esempi di come l'introduzione di piccoli
impianti idroelettrici abbia favorito la crescita
della biodiversità dell'ambiente fluviale
e abbassato i rischi di alluvioni dovuti allo
straripamento.
Si tratta, in quest'ottica, di valutare complessivamente
l'impatto dell'opera all'interno del contesto
rappresentato dal bacino idrogeologico sul quale
si va ad insistere, ragionando non solo sulla
produzione d'energia ma anche sull'ambiente
circostante per non commettere errori che sarebbero
sicuramente amplificati oltre la dimensione
locale di questi impianti.
Sergio
Ferraris
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