Il
"laboratorio " scuola si apre
a nuovi modi di insegnare e imparare,
con al centro un approccio epistemologico,
particolarmente adatti ad affrontare
la questione ambientale.
Didattica costruttivista e didattica
per competenze, in stretta connessione,
possono formare attraverso l'uso delle
discipline per cambiare se stessi e
il mondo.
L'articolo è tratto dalla relazione
presentata nell'ambito del convegno
"Gitas, giovani informati su traffico,
ambiente e salute" tenutosi a Modena
il 14 maggio 2002.
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Una
nuova didattica
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LA DIDATTICA E I PROBLEMI DI RILEVANZA
SOCIALE
Quando
gli adulti e i giovani affrontano a
scuola problemi di rilevanza sociale
e di forte impatto emotivo come quello
della mobilità sostenibile, il
termine didattica risuona un po' obsoleto.
Si pensa, come appunto compare in questo
titolo, di aggiungere un aggettivo che
susciti curiosità e attenzione
per dire subito a chi ascolta o legge
di immaginare qualcosa di diverso dalle
attività rituali della scuola
del passato, considerata come il luogo
in cui avveniva la trasmissione del
sapere.
In effetti questa concezione è
davvero vecchia: grazie alla riflessione
epistemologica sulla conoscenza e sull'apprendimento
abbiamo cambiato i nostri paradigmi
di riferimento e stiamo cambiando le
nostre pratiche.
Da tempo ormai le scuole si stanno avviando
a diventare laboratori culturali e laboratori
di vita, ambienti in cui ci si interroga,
si discute, si riflette, si affrontano
problemi locali e globali, si va alla
ricerca delle informazioni, si opera
e si produce. E contemporaneamente questi
nuovi e
imprevedibili ambienti si aprono alle
collaborazioni con i soggetti del territorio
attraverso molteplici modalità
di cooperazione e fruiscono delle opportunità
che le tecnologie dell'informazione
e della comunicazione mettono a disposizione.
La formazione dei giovani si realizza
in aula, ma anche fuori dall'aula e
anche navigando in internet e quindi
anche a distanza.
Si praticano dunque nuove didattiche
che, assumendo i termini oggi in uso,
sono chiamate didattica costruttivista
e didattica per competenze.
Attuare una didattica costruttivista
vuol dire considerare gli allievi e
le allieve come soggetti responsabili
del proprio apprendimento, come co-protagonisti
partecipanti alle attività e
alle conversazioni che si svolgono in
un ambiente allargato, in una "comunità"
nella quale si negoziano insieme i significati
dell'esperienza, poiché ogni
soggetto, riconosciuto nelle differenze
che lo abitano, autonomamente costruisce
nel confronto con gli altri e con la
cultura i propri significati.
Vuol dire predisporre situazioni di
ascolto in cui possano emergere i saperi
esperienziali delle allieve e degli
allievi, le loro emozioni, i loro valori
che sono la base autentica su cui costruire
insieme nuove conoscenze e nuove competenze.
Vuol dire anche promuovere atteggiamenti
metacognitivi e autovalutativi, facendo
riflettere sui processi vissuti, su
di se in relazione ai contesti, sui
propri comportamenti, sulle proprie
competenze.
Vuol dire accettare
e stare nella complessità, nella
non linearità e nella reticolarità
immergendosi e operando anche nelle
reti e nelle tecnologie ipermediali,
affrontando problemi concreti senza
semplificare e ridurre e mantenendo
il desiderio di esplorare e congetturare.
L'AVVENTURA DELL'INSEGNARE E IMPARARE
ALLA LUCE DEGLI APPROCCI EPISTEMOLOGICI
Non
è facile per chi insegna impegnarsi
in un avventura come questa, nella prassi
quotidiana: occorre, infatti, molto
spesso, abbandonare una routine precedentemente
consolidata magari insoddisfacente ma
riconosciuta e condivisa dalla maggior
parte dei colleghi, dei genitori e a
volte degli stessi studenti.
Alla domanda "Che cosa insegno?"
di solito si risponde con il rimando
ai programmi e ai testi, i due poli
cui l'insegnante fa riferimento, con
l'intento di esaurire in ampiezza e
quantità le tematiche disciplinari
che essi contengono. Se ci si domanda
come e perché la risposta generalmente
è formulata a partire da una
sensibilità pedagogico-didattica,
più modellata sull'esperienza
e sull'intuizione che non sostenuta
da un costante e consapevole rimando
a modelli teorici.
Ma c'è un altro modo di affrontare
il nodo saperi-apprendimenti, ed è
quello di portare la riflessione a livello
epistemologico, là dove gli uni,
i saperi disciplinari, e gli altri,
gli apprendimenti, trovano una comune
radice nel processo di costruzione delle
conoscenze. Le discipline, infatti,
sono il frutto di processi di conoscenza
collettivi che hanno acquistato caratteri
di controllabilità e di rigore
grazie a regole condivise nelle comunità
scientifiche; gli apprendimenti sono
processi cognitivi individuali mediante
i quali il sapere sociale si trasmette
e si riproduce.
L'approccio epistemologico suggerisce
la possibilità di trovare coerenze
e convergenze tra i due tipi di sapere,
data la loro comune natura; ma esso
si impone anche per una ragione storica,
in quanto negli ultimi trent'anni si
è avviata e ormai consolidata
una vera e propria rivoluzione nei
modelli con cui si producono e assumono
le conoscenze.
Pur nella diversità di ottiche,
di strumenti e di linguaggi le nuove
epistemologie, il costruttivismo
di Maturana e Varela, l'epistemologia
operativa dei post-piagetiani, il filone
dell'ecosistemica che rimanda a Gregory
Bateson, e l'epistemologia della complessità
riportano in primo piano il ruolo del
Soggetto nel processo di
conoscenza, mettendo in crisi i caratteri
di oggettività e di certezza
che avevano fino ad allora
accompagnato il sapere scientifico.
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didattica
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CONOSCERE E USARE LE DISCIPLINE PER
COMPRENDERE
Humberto
Maturana, biologo ed epistemologo cileno,
autore con Francisco Varela della Tèoria
dell'autopoiesi, invita chi si
occupa conoscenze e di apprendimenti
ad accettare una domanda su noi stessi:
"Come conosciamo?".
Utilizzando l'esperienza quotidiana
noi possiamo rispondere, conosciamo
quando compiamo
un'azione adeguata in un ambito in base
ai criteri che noi stabiliamo, inoltre
come tutti gli esseri viventi conosciamo.
Queste azioni noi le compiamo nel linguaggio
e nel suo intreccio con le emozioni
che determinano il nostro modo di essere
e di pensare. Anche le discipline le
costruiamo con la nostra attività
linguistica perciò non rappresentano
oggettive, ma consensuali che dobbiamo
negoziarne tra i significati. Anche
le discipline sono campi di significato,
ma come far interagire questi significati
con quelli degli studenti così
lontani con le loro esperienze e le
loro culture dalle formalizzazioni disciplinari?
Il significato dell'esperienza di apprendere
che comporta sempre emozioni, pensieri
e azioni puo' essere costruito proprio
nelle interazioni che si realizzano
tra insegnanti, studenti, curricolo
e ambiente.
L'apprendimento
scolastico è un apprendimento
sociale quando si realizza nella cooperazione
e ciò rappresenta un grande vantaggio,
poiche è proprio in un contesto
sociale che si possono costruire significati
mettendo in relazione ( ed essendone
consapevoli) i propri modelli relativi
ad azioni, rappresentazioni e pensieri
con quelli degli altri e delle discipline.
Per usare al meglio le opportunità
offerte dai saperi disciplinari l'insegnante
dovrebbe poter usufruire di analisi
sulle discipline cui la materia si riferisce,
diventare competente in merito alle
modalità con cui indagare sulle
conoscenze degli allievi, diventare
competente sulle modalità con
cui fare interagire le conoscenze degli
allievi con le conoscenze formalizzate
delle discipline.
Ancora una volta può essere d'aiuto
un approccio epistemologico alle discipline
che, integrando le nuove concezioni
sulla conoscenza, connetta gli aspetti
storici del contesto, contenitore di
valori ed emozioni oltre che di paradigmi
con le domande e i bisogni da cui prende
origine la ricerca che produce i saperi
e i testi delle nostre culture.
USARE LE DISCIPLINE PER CAMBIARE SE
STESSI E IL MONDO
Connessa
alla didattica costruttivista è
la didattica per competenze, che si
ispira a una concezione di educazione
come acquisizione, attualizzazione e
uso dei saperi. Jacques Delors, nel
Rapporto all'Unesco del 1996, così
definisce i quattro pilastri base dell'e
ducazione: imparare a conoscere per
possedere una cultura generale "spendibile",
imparare a fare per acquisire competenze
e comportamenti funzionali alle situazioni,
imparare a vivere con gli altri nel
rispetto delle differenze e sviluppando
la capacità di collaborare, imparare
a essere con responsabilità,
autonomia di giudizio, conoscenza di
se stessi.
Ancora a livello internazionale, l 'Oms
nella Direttiva 292 del 3/12/99 sottolinea
l'importanza di introdurre nella scuola
un'attenzione mirata alla promozione
delle competenze psicosociali (life
skills), cioè delle abilità
che mettono la persona in grado di fronteggiare
in modo efficace le richieste e le sfide
della vita quotidiana, mantenendo un
livello di benessere psicologico elevato,
sviluppando attitudini positive e adattative
nell'interazione con gli altri, nel
rapporto con il proprio ambiente sociale
e con la propria cultura. Si tratta
di formare i giovani a gestire processi
decisionali e di problem solving e di
potenziare lo sviluppo del pensiero
critico e creativo, dell'empatia, dell'autoconsapevolezza,
della capacità di comunicare
è di mantenere relazioni interpersonali
gestendo le emozioni, lo stress e il
conflitto.
E infine, citando R. White, la motivazione
di competenza è una motivazione
intrinseca alla persona, poiché
si fonda sul comportamento esplorativo,
che è determinato dal bisogno
di padroneggiare l'ambiente, è
finalizzato alla padronanza effettiva
della situazione, produce un complesso
delle abilità operative e una
gratificazione intrinseca all'azione
che si manifesta come efficacia e funzionalità
globali dei soggetti.
Dalla motivazione di competenza si sviluppano
le esperienze più differenziate
e complesse, le conoscenze basilari,
le attitudini all'azione, le teorizzazioni,
le metaconoscenze e i sistemi di valori.
Stefania Zaccherini
Marangon
Formatrice,
membro del Comitato
scientifico dell'Oppi (Organizzazione
per la Preparazione Professionele degli
Insegnanti), Milano
Referenti
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L'articolo
si ispira ai risultati
di due ricerche svolte
dall'Oppi dal 1992 al
1999 su: il contributo
delle discipline ai processi
formativi e lLa qualità
del quotidiano nella scuola
dell'autonomia.
Alle
ricerche hanno collaborato
insegnanti e formatori
dei centri Associati,
dell'Oppi (Bari, Castellana
Grotte, Catania, Foggia,
Lecce, Lucca, Palermo,
Modena, Napoli, Piacenza,Trento)
ed esperti italiani e
stranieri.
Le pubblicazioni inerenti
alle tematiche delle ricerche
sono:
-
Stefania Zaccherini Marangoni
(a cura di), Pensare e
formare.Epistemiologia
a confronto, Oppidocumenti
Milano, 1995, anno XVII,
n.68.
-
Alesandra Stella Tartarelli
(a cura di), Un modello
di formazione, OPPIdocumenti,
Milano,1996, anno XVIII,
n.70,71,72.
-
Stefania Zaccherini Marangoni
( a cura di ), Il pensiero
dov'è. Atti del
Seminario con Humberto
Maturana, Oppidocumenti,
Milano, 1997, anno XIX,
nn.75,76.
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